Praxis ed empirismo 799 « infischiato allegramente >> del valore estetico dell'arte e di ogni indagine teorica in generale. Contesto a Cases la legittimità di un'interpretazione tanto rudimentale. In un mio studio su Gramsci piu recente 1 potrà essere verificato su un testo ampliato con quanta preoccupazione di non deprimere mai il momento teorico in Gramsci io abbia messo in luce l'organicità indissolubile dei rapporti fra finalità organizzativa e riflessione teorica. « Evidentemente _sussistono e devono sussistere stretti rapporti tra l'una e l'altra», dice Cases (p. 39). Ma in quale modo? fino a qual punto stretti? Perché non li spiega? Probabilmente non li può spiegar.e, dato che egli lamenta un Gramsci non sufficientemente materialista dialettico; che ne vede i limiti nelle « riserve e incertezze di fronte alla teoria del rispecchiamento >>; che non riesce a intendere che la « concezione del mondo n è intesa da Gramsci come organicità e non come totalità. Le riserve di Gramsci sul materialismo dialettico non sono equivocabili, pur stando ai pochi suoi passi a riguardo. E tu~to il conte~to del suo atteggia- . mento le fortifica. Leggere Gramsci in funzione del risp•ecchiamento è giocarsi l'eredità nel senso ideologico e politico preferito. La questione d,ell'eredità mostra qui la sua faccia più ambigua: e ripropone il problema delle garanzie di una scientificità anche per la storiografia marxista. Ma vediamo le contestazioni al mio scritto su Lukacs. . Cases me ne rimprovera l'impostazione (fino a che punto l'opera di Luckacs scalza, per sua forza interna, lo stalinismo, e ci serve per il nostro futuro culturale?) che avrebbe dovuto essere, secondo lui: fino a che punto il pensiero di Lukacs è piu vero di altri, ecc.? Collega a questa l'accusa di mancanza di serietà per non aver io fatto, « come ha ammonito Lukacs stesso», una « critica immanente n, cioè che parta provvisoriamente dalle premesse stesse dell'avversario per spingerle fino in fondo e giungere cosf a provare l'erroneità di esse e delle conseguenze che ne derivano (p. 23). Ma io coscientemente rifiuto il principio della critica immanente perché non accetto neppure provvisoriamente la natura delle premesse filosofiche di Luckacs e di Cases. Nella critica di tali premesse stava la sostanza del mio articolo. Coerentemente la mia impostazione si rifiutava a porsi su una domanda del tipo: fino a che punto un pensiero è piu o meno vero di altri? Questa stessa domanda era per n1e oggetto di discussione. Per tali motivi di fondo consapevolmente mi sono posta, per osservare l'opera di Lukacs, all'esterno del suo campo di ragionamento. ·La linea piu profonda di rottura, che separa il mio atteggiamento da quello di Cases, torna a precisarsi qui: sta appunto nel fatto che egli accetta, e che io critico, il criterio stesso della « verità >> al quale si appella la concezione del 1 Cfr. A proposito di estetica in Gramsci., nel volume su Gramsci di immirnente pubblicazione presso .l'Ed. Feltrinelli. BibliotecaGino Bianco
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