Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

Armanda Guiducci caro. Ormai è troppo tardi per difenderci ... >>(La « stessa incantagione )) alla quale allude è, si badi, addirittura quella marxista). Non a caso egli deve finire il suo scritto qui, al punto dove altri, senza ironie apocalittiche e senza versi del Belli per epitaffio, hanno voluto prendere invece le mosse proprio per non disperare, per continuare. È l'ora della distruzione della ragione? È l'ora della distruzione delle ragioni di Cases. Dice Huxley che « il trovare delle cattive ragioni a ciò che si crede per effetto d'altre cattive ragioni, questa è la filosofia>>. Di Cases, possiam,o aggiungere noi, giacché si è in tema di « mondo nuovo ». Per dare un'idea dei termini estremi ai quali Cases ha condotto la Polemica nei miei riguardi, osserverò che, da un· lato, egli rivendica per se stesso il titolo di lukacsiano (titolo che, del resto, nessuno mai gli ha con- .... testato!) e, dall'altro, assimila me a Zdanov e ai peggiori degli zdanovisti. Egli .... parla addirittura di una linea Plechanov-Zdanov-Révai-Guiducci. Il mio zdanovismo consisterebbe nel « pasticciar filosofia con politica >>,nel « ricattare >>Lukacs su ragioni politiche, in una mia terribile simpatia nei confronti della sociologia piu volgare. Lasciamo stare le rivendicazioni di carattere personale, cose che Cases conosce benissimo avendo egli vissuto negli stessi anni e in un ambiente molto vicino in quella medesima Milano (e n·on Matera!, come egli insinua) dove ho vissuto io; sebbene non reputi per niente secondario il fatto che nel 1950 mentre Cases stava ben zitto, (anni brutti, quelli!) a me capitava, sempre a cagione di ·quel mio difetto di realismo che Cases mi rimprovera, di prendere V posizione contro Zdanov. Ma a certe cose chi arriva prima, chi dopo; e Cases allora non aveva ancora sbattuto la faccia sulla RDT e non aveva ancora accusato, Lukacs fortunatamente aiutando, il colpo ungherese. Piu grave che q ueila che è una condizione indeclinabile, addirittura centrale, dell'atteggiamento culturale marxista - il cercare di non farsi mai sfuggire le implicazioni storico-sociali e quindi anche politiche di ogni fatto culturale - diventi per Cases, ormai legato alla « compagnia della verità >>,un cattivo scherzetto zdanovista, un « pasticciamento >>. Vengon fuori qui le contraddizioni dei materialisti dialettici. Certi di tenere le tavole della verità, essi possono permettersi di sepa!are teoria da prassi, anziché ricercarne i nessi; « concezione del mondo >>da politica, verità teorica da organizzazione culturale. Insistere sulla connessione, soprattutto se la conclusione torna sgradita, diventa « ricattare il pensiero con la politica>> (p. 22). Chissà perché allora (alla pag. 32) Cases afferma che « l'energia con cui , Lukacs insiste sullo slogan leniniano secondo il quale per noi, a differenza che per Marx, sta in primo piano il ma~erialismo dialettico anziché quello storico, e il vigore con cui egli si applica a difendere e a sviluppare la teoria del BibliotecaGino Bianco ..

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==