Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

Praxis ed empirismo 795 la si possa scientificamente nutrire, il solo essersi proposto uno sforzo di questo .genere, ha infatti profondamente irritato Cases. Ecco l'occasione per la satira. Siccome però il suo atteggiamento è difensivo, conservatore, il suo ésprit satirico è deboluccio, per forza sua, a scattare in audacia, in aggressività vera, ecco allora gli stilemi, le metafore, i calembours, le boutades: servono a dare un aspetto offensivo a un atteggiamento di pensiero alieno per struttura dalla critica a fondo. È abilità esteriore, (tanto esteriore che l'aspetto offensivo è spesso tale solo in crudo senso letterale). E crea un contrasto barocco con la natura prudente del ragionamento. La supposta satira neo-illuministica di Cases non ha l'i1npronta generosa della satira educativa perché audacemente progressiva. Mancando di questo, che è il suo tutto, e rimanendo solo l'ammiccamento e la smorfia, la satira è mancata a Cases. Invischiate in un divertimento letterario __questioni tutt'altro che frivole, essa ha messo in circolazione · soltanto un campione in piu (sebbene paradossale: un caso-limite) di quella dubbia mentalità umanistica della quale avevo appena abbozzato una critica nel mio scritto. Alludevo appunto alla pericolosità di atteggiamenti di tal genere - una pericolosità che dunque esiste, Cas,es lo ha dimostrato con tutto se stesso - allorché sostenevo che in Italia hanno soprattutto sèguito quelle estetiche che consentono ai letterati il prestigio di fare della letteratura filosofia, e della filosofia letteratura, e che questo è un limite del nostro tipo di mentalità umanistica. Spingendo questa mentalità fino all'eccesso, lo sr:ritto di Cases rientra benissimo nella sua difesa dei limiti provinciali italiani, e la giustifica pienamente. Anche se, truccando un po' troppo vistosamente le carte (quanto gli interessa, in definitiva, il jeu des cartes brillante!), Cases ha posto in grottesco le esigenze altrui di tener conto di certi apporti scientifici contemporanei; le ha ridotte a un tic, bizzarro e superficiale quanto è una moda, (addirittura sotto la rubrica « Moda » se ne è permesso la caricatura), una differenza decisiva fra i « ridicolizzati >> e il « ridicolizzatore ». viene fuori chiaramente dal « poscritto o palinodia», come egli lo ha chiamato, che corona, per terminarlo, il suo pamphlet. Dato che esistono (Cases se ne è accorto dopo aver scritto le prime ottanta pagine) delle persone ancora peggio degli Armanda Guiducci, degli Emilio Agazzi, che esistono degli Albertini, rispetto al quale i primi appaiono addirittura degli esseri pensanti, émbrassons nous nemici cari, l'ora della morte della ragione è suonata, non rimane altro che· dolcemente lasciarsi morire nel neocapitalismo. Non accettando di ragionare mai sul serio l'atteggiamento altrui, Cases non poteva concludere che nell'allegro finalino funebre con il quale ha fatto finire, del tutto coerentemente, il suo pamphlet. Soltanto, questa « allegria di naufragio » investe legittimamente il solo Cases. « Siamo tutti vittime di una stessa incantagione. L'errore ci è costato s·_bliotecaGino Bianco '

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