Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

792 Emilio Agazzi che da ritenere fermamente che la « via democratica al socialismo » non possa venir intesa come « via parlamentare>> e « deliberatamente pacifica>> ad ogni costo; e non escluda, ma anzi in talune circostanze storiche (che potrebbero anche essere quelle italiane) implichi l'azione rivoluzionaria .. Sotto questo rispetto stalinismo e socialdemocrazia sono molto piu vicini di quanto comunemente non si creda: per lo meno, lo stalinismo non ha piu avuto una funzione rivoluzionaria, almeno in Europa e nella stessa Unione Sovietica. Ed è discutibile se, in quanto stalinismo, l'abbia avuta neppure in Asia. 9) Mi resta soltanto da accennare ad un rimprovero che il Cases muove ai <( neomàrxisti )), di parlare cioè se1npre di metodologia e di non decidersi mai a mostrare i frutti della sua applicazione. Per quanto riguarda me (ma non altri) tale rimprovero potrebbe sembrar contenere una parte di verità. Posso soltanto dire al Cases che sto lavorando da tempo a fare qualche cosa del tipo che egli desidererebbe vedere. Ma d'altra parte debbo ribadire che non mi vergogno affatto del mio mestiere di filosofo, o di metodologo se si preferisce, e quindi non posso non insistere sul fatto che lo stesso discorso sulla metodologia ha una sua funzione insostituibile: non fosse altro che· quella di chiarire le idee della gente, di modificare tante prevenzioni correnti nei suoi riguardi (come quelle di cui il Cases offre copiosi e tipici esempi nel suo scritto satirico-filosofico), di eliminare equivoci e malintesi nella impostazione dei problemi. 10) La « palinodia >>aggiunta dal Cases al termine dei suo scritto non cambia nulla. Penso che anche in t~tto il disèorso precedente il Cases ci facesse credito della buona volontà di lottare, con tutto quanto abbiamo scritto, dalla stessa p,arte della barricata (anche se talvolta insinuava che nella nostra posizione vi era il pericolo di cadere inavvertitamente nelle reti del capitalismo monopolistico). Ma il fatto di essere dalla stessa parte, di lottare per il proletariato e contro il capitalismo (categorie storiche obbiettive, certamente: ma nel senso in cui si può criticamente parlare di obbiettività, che ritengo diverso da quello hegel-luk~cs-casesiano) non giova di per sé a stabilire una possibilità di dialogo fra chi cerca di essere per quanto può scientifico, e chi proclama la sua volontà di essere un satirico e tuttavia della satira si serve per supplire alla ·mancanza di argomentazione. Terminerò quindi rinviando al Cases l'invito hegeliano che si è compiaciuto di ripetermi: « si continui a studiare>>. Si metta il Cases a studiare sul serio neopositivisti e metodologi contemporanei; si intende, si metta a studiarli, non in quanto « satirico )), ma in quanto « filosofo )), se avrà ancor voglia di compiere questo « generoso sacrificio>>. Come per mia parte penso eh~ potrò riprendere questa discussione dopo aver studiato piu a fondo le opere di Lukacs, cosf egli potrà allora seriamente intervenire in merito a praxis ed empirismo, e non piu soltanto con un discorso che, paradossalmente, per sembrare serio deve rivestire la forma di satira. EMILIO AGAZZI Biblioteca Gino Bianco ·

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