Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

Praxis ed empi,rismo 791 6) Ho le piu ampie riserve da fare sugli apprezzamenti del Cases sulla personalità di Lukacs: che per lo meno io certo non mi1 sognerei di proporre ai posteri come exeniplum humanae vi'tae. Senza nulla voler togliere alla .drammaticità della situazione in cui egli venne a trovarsi, e senza nep·pure pretendere da lui quella vera qualità eroica, che, per esempio, condusse un Rajk fino ad affrontare senza cedere il patibolo, non vi è almeno la legittimità del dubbio che un piu esemplare comportamento sarebbe stato nel suo caso il silenzio? Altri hanno pure saputo tacere, quando parlare non era concesso senza rischio! E qui vi sarebbero tante altre cose da dire sulla funzione che «obbiettivamente» Lukacs ha pure avuto nell'opera di consolidamento dello stalinismo, e sulla strumentalità, in tale lavoro, delle categorie di « essenza » e di « fenomeno >>: ma mi sembra che non sia oggi il momento di parlar troppo male di Lukacs, subito dopo che i burocrati ungheresi ne hanno condannato l'opera intera. 7) Circa la qualifica di «reazionario>> che Cas-es d'accordo con .... Horkheimer, Adorno, Lukacs, Stalin, Zhdanov e tanti altri, non lesina ai neopositivisti e ai pragmatisti, c'è da osservare che se molti neopositivisti e pragmatisti sono stati indubbiamente dei fieri reazionari e instancabili apologeti del capitalismo, non si potrebbe d'altra parte tacciare di « irrazionalismo fascista >>un Moritz Schlick, ucciso dai1 nazisti proprio a causa del suo razionalistico insegnamento; e, nemmeno, considerare un Dewey, oggi avversato dai ~conservatori americani, come uno scherano ideologico della reazione. Ma anche lasciando da parte queste valutazioni, mi sembra indubbio che dalla chiarificazione del significato delle parole e dalla precisazione dei metodi di indagine scientifica, nessun socialista potrebbe ritenere che non derivi vantaggio alla sua causa. Il programma da difendere è quello dell'invenzione di tecniche razionali efficaci ad attuare il tentativo di razionalizzare praticamente la realtà: non quello, « vecchio-hegeliano », di « scoprire>> la presup-- posta ed ontologica razionalità della realtà. Anche qui il ricorso ad Engels ed alla sua distinzione fra « metodo >>e « sistema >> (per quanto semplicisticamente elaborata) dovrebbe consigliare un po' piu di prudenza di quanta il Cases non ne abbia dimostrata nel suo excursus in campo filosofico. 8) Tra le righe della « satira >> fa talvolta capolino l'idea diffusa che dietro ogni revisionismo «soggettivistico>> si celi un compromesso di stile socialdemocratico. Ora, a parte la qualifica di « soggettivismo >>che non ritengo affatto pertinente al ~io caso, considero as_solutamente scorretta l'insinuazione di socialdemocrazia ogniqualvolta si abbandoni una dogmatica, ferrea forse ma sterile ed antistoricistica, per una metodologia, certo piu fragile, in quanto aperta: ma aperta appunto ad un concreto suo irrobustimento che solo la verifica democratica e il consenso attivo possono dare. D'altra parte, voglio rassicµrare il Cases: per quel che personalmente mi riguarda, sono tanto poco propenso a posizioni che lascino adito ad essere considerate socialdemocratiBiblioteca Gino Bianco

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