Praxis ed empirtsmo 3) Ma lasciando da parte queste minori e trascurabili questioni, vengo ora a quello che dovrebbe essere il nucleo di tutto il discorso di Cases: la questione della « oggettività » e della connessa necessità di una « visione del mondo». Per· quanto riguarda l'oggettività, dirò che non mi sembra affatto necessario, per esser buon marxista, di « aver fede nell'esistenza oggettiva della materia>>: lo stesso Engels non pensava certo, a suo tempo, che si trattasse di fede, né di un presupposto; ma riteneva (a mio parere a torto) di averla ben dimostrata! Per spiegare il mio punto di vista al riguardo, ripeterò che la stessa impostazione engelsiana (fonte prima di ogni altro tipo di materialismo dialettico) del « problema fondamentale del pensiero » risponde ad una problematica metafisica (ossia, in verificabile per principio), non consentita non già soltanto dai risultati delle « moderne » ricerche metodologiche, ma proprio dalla stessa caratterizzazione marxistica della scien- ·za e del sapere: essenzialmente pratico e operativo, come dovrebbe esser chiaro a chi tenga presenti le Glosse. Dire che per me il marxismo è « una dottrina che si pone soltanto interrogativi a cui non è capace di rispondere», dimostra soltanto scarsa comprensione: quegli interrogativi di cui Cases parla, il marxismo non se li pone effettivamente, proprio perché non vi può rispondere, , e nessuno vi può rispondere: infatti non si tratta di domande, ma, per citare un vero «neopositivista», che comunque questa volta serve anche per noi marxisti, soltanto di « filze di parole con un punto interrogativo in fondo >>. ~ (Incidentalmente: non credo certo che occorra leggere solrunto le Glosse; ma altrettanto certame_nte, che bisogna leggere anche le Glosse. Cases mi accusa di aver girato intorno ad esse, evitando di imbattermi nella famosissima frase: « Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ect. » A me sembra invece che proprio questa proposizione della Prefazione allo scritto marxiano Per la critica dell'economia polt:ii·ca stia invece a provare l'improponibilità, secondo Marx, della problematica relativa al « mondo in sé », alla << realtà oggettiva della materia », nel senso « metafisico » della parola. Cases nel suo « ecc. >>dimentica che il resto di quella frase dice esattamente: « n:ia è l'essere sociale degli uomini che determina la loro coscienza >>;ove mi sembra chiaro come il sole che non si tratta affatto di precedenza della «materia» sul pensièro, ma delle condizioni socialmente oggettive sulla soggettività umana. Sotto questo riguardo mi sembra che Gramsci abbia visto meglio che Lukacs. Ma no: Cases a Gramsci rimprovera di aver « eccessivamente accentuato » la tatige Seite! Non c'è che da rinviarlo proprio alle Glosse, ed esattamente alla prima, seconda, ottava e undicesima « glossa »). 4) Occorre intendersi chiaramente intorno alla questione della « concezione del mondo ». Mi sembra indubbio che tanto le ricerche metodologiche moderne, quanto il materialismo storico, possano giungere a liquidare ogni prestabilita concezione del mondo come un complesso di nonsensi scien'tifici. Resta però ancora da esaminare il loro significato ideologico, la funzione sto50 Biblioteca Gino Bianço
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