Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

Ungheria e zdanovismo all'élite dei suoi intellettuali. Portatrice di unità nazionale: il Mészaros sottolinea fortemente questo suo ruolo. Però, per tutte le ragioni dette, la rivendicazione nazionalistica che ha nutrito e ha dato .un'imprònta alla resistenza degli intellettuali democratici in Unghe- . ria contro il conformismo ufficiale, non è precipuamente ungherese che nella misura in cui in Ungheria è stato spinto molto avanti un processo di presa di coscienza, addirittura fino all'esplosione. Per il resto, è un tratto generalizzabile - URSS eccettuata - dell'~sperienza dello zdanovismo, è il suo contraccolpo. Vediamo ora, sui dati ungheresi che il Mészaros ci fornisce, quali sono state le altre conseguenze di un sistema culturale fortemente « zdanov 1zzato » a partire dal 1949 fino aln1eno al 1953. In Ungheria, esso ha fruttato l'astens~one operaia da ogni partecipazione culturale, nelle scuole di partito come nei seminari di fabbrica - logica contropartita dell'impossibilità di una partecipazione politica attiva e quindi critica; l'ascesa al potere culturale di mediocrissimi cantori çli trattrici e della p·atria sovietica; la resistenza passiva, una generale « andata al cassetto >) da parte degli intellettuali onesti (un Lukacs e un Déry si trovarono subito esposti agli attacchi diretti dei dirigenti culturali e furono impegnati a una resistenza attiva perché, appartenendo alla generazione più anziana, la loro formazione critica risaliva agli anni posteriori al '17). In Ungheria lo zdanovismo ha dunque operato come uno strumento di dispersione e di corruzione dell'intellighentia comunista; di assenteismo operaio. Nello stesso tempo ha servito tutte le manovre della burocrazia al vertice per la difesa della propria sicurezza. La documentazione del Mészaros nuoce, una volta per tutte, all'idea troppo semplicistica, occ~dentalizzante, che lo zdanovismo abbia potuto rappresentare, peF quanto rigida e obbligata, una « dimensione )) dell'esperienza culturale. Lo zdanovismo va ormai compreso, come un tipo particolare di organizzazione della cultura - il più grezzo ed elementare possibile, vorrei aggiungere. Il termine che generalmente e vagamente viene ancora usato per definirlo, « partitico », è insufficiente a caratterizzarlo. In Ungheria il termine « partitico >) è stato corretto con la precisazione: settarismo di partito. In realtà, il tratto saliente di questo tipo d'organizzazione del1a cultura non è stato soltanto quello di essere determinato, diretto e controllato dal partito, ma di essere praticamente affidato e sottoposto alla lentissima e cieca macchina della burocrazia statale (nella misura in cui lo Stato era rappresentato da un gruppo di burocrati del partito); al suo ritmo, e quel che è peggio, alle sue decisioni. L'intervento diretto dei dirigenti_ culturali era facile, e avveniva infatti in Ungheria, nei casi per loro natura piu esposti, piu pubblici, in cui si trattasse di prese di posizione nella letteratura o nell'arte. Ma la ricerca tecnica e scientifica, in ogni suo settore, in ogni sua proposta decisiva, era totalmente deinandata alla burocrazia, subordinata alla sua sfera d'azione - con risultati disastrosi. Avvelenava infatti il sistema non tanto l'onerosa lentezza, quanto l'assoluta non qualificazione a compiti culturali di una burocrazia nelle cui mani si diramava però il potere politico del gruppo dirigente di vertice. Lo zdanovismo, mentre ha espresso culturalmente in Ungheria il potere di una burocrazia di partito, è tornato esclusivamente a conferma politica di quest'ultima; ne ha garantito la sopravvivenza ai posti chiave di comando della vita pubblica. Si comprende cosf la natura coatti va d_ella richiesta « culturale >> zdanovista, la sua ·arroganza di « ufficialità >>. Si comprende anche l'ineliminabile retorica insita . BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==