Arn1anda Guiducci sventure per la cultura socialista mondiale, troverà che nel libro di Mészaros fa difetto questa coscienza piu larga (forse, però, molto occidentale); altrettanto ansiosamente vi ricercherà i lineamenti nuovi, o per lo meno l'incipiente maturità, della concezione di una democrazia socialista. Rie~ce tuttavia difficile, pur rispettando le innegabili caratteristiche nazionali dell'esperienza ungherese dell'ultimo decennio, sottrarsi alla considerazione che, per alcune situazioni che non le furono né le rimangono esclusive, questa parli anche, per cosi dire, al di là di se stessa. Lo zdanovismo dell'opposizione europea, ad onta dei suoi Kanapa, è stato un fenomeno di relativa modestia. Per un Aragon che gridasse, c'era sempre in Francia un :Éluard che cantava; il confronto cioè era aperto, ci fu sempre una plural:tà delle voci. Soprattutto, lo zdanovismo si limitò ad essere un cartello agitato da un partito, caratterizzò una politica culturale, i suoi limiti furono i limiti della potenza di quel partito, non poté mai imporsi come la manifestazione diretta, senza altre alternative, di un gruppo politico salito al totale ·governo della vita culturale di una nazione. All'indomani del XX Congresso, e in Italia prima che altrove, questo zdanovismo, già diluito da una larga tattica di alleanze, si è come liquefatto da noi. Oggi all'interno del P.C.I. si rtchiede uffi- .., cialmente del rispetto per Zdanov, ma su posizioni nostalgiche di orgoglio. In definitiva, si può dire che nessun intellettuale europeo dell'opposizione abbìa mai vissuto lo zdanovismo nell'angoscia di cui parla Mészaros, l'angoscia quotidiana di poter sentire bussare all'alba alla porta di casa. Nei paesi nei quali la politica culturale del partito comunista ha rappresentato invece tout court la cultura, l'unica voluta, per le sue pretese egemoniche lo . zdanovismo è venuto a scontrarsi fortemente con i ·problemi culturali autoctoni, scatenandosi (come è successo in Ungheria) fino alle ultime conseguenze. Elemento inscindibile dalla configurazione pan-russa, del sistema politico staliniano ruotante intorno allo Stato-guida; concorrendo anZ\ attivamente a questo, esso ha sollevato e reso acuto un conflitto, in termini di cultura, fra « sovietico >> e « nazionale » il quale (è conseguente) non ha avuto ragione di porsi in URSS; si è esasperato proprio là do~e la pressione del sistema a guida esterna è stata politicam·ente piu pesante. La situazione tedesco-orientale e quella ungherese sembrano presentare, per questo motivo, tratti di infelice somiglianza. Quella iugoslava, all'opposto, è affatto diversa. Qui lo zdanovismo è stato C(?nsiderato, e pare anche prima del 1948, un chiaro strumento della sovietizzazione, ed è stato rifiutato in blocco con il rifiuto politico dello Stato-guida. La resistenza iugoslavi al Cominform ha finito con l'erodere ogni precedente tentativo di conforn1ismo realista socialista. Ha luogo cosf, nei paesi piu compressi del blocco sovietico (per quel che ne sappiamo, oltre che nella RDT e nell'Ungheria sotto Rakosi, anche nella Polonia pre-gomulkiana) quell'accentuarsi rivendicativo, sotto l'aspetto culturale, dei tratti nazionali, q~el dibattere e controbattere intorno alle questioni della « reale » eredità culturale nazionale, che sono rimasti se non sconosciuti alla superficiale esperienza dello zdanovismo di partito nell'oppos:zione europea, soltanto abbozzati allo stadio teorico, e dentro le esigenze di una « nuova storio... grafia». Sono questi tratti che hanno contribuito a dare - a prima vista - un cosi sorprendente carattere risorgimentale alla rìvoluzione ungherese, e BibliotecaGino Bianco ·
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