Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

Riforme di struttura 685 perché troppo coriacea era la rilt1ttan:za a concepire le riforme di struttura altrimenti che in funzione strumentale rispetto al fine del rafforzamento politico del partito e della conquista del potere politico dall'esterno. Anche alla luce di questa esperienza storica dovrebbe ormai risultare chiaro che le riforme di struttura hanno efficacia politica - già in sede programmatica - in funzione delle effettive soluzioni che esse possono dare ai problemi dello sviluppo economico e del progresso sociale in una società dove le contraddizioni create dallo sviluppo del capitalismo si articolano in una serie di nodi e non possono ridursi- a una semplice contrapposizione frontale di due classi. In quelle soluzioni sono contenute delle conquiste di potere e delle possibilità nuove di trasformazione in senso socialista. La politica delle riforme di struttura riconduce cos1 la lotta per il potere e per la trasformazione socialista all'interno delle strutture di classe della società capitalistica. Essa si profila perciò come un'alternativa storica alla prospettiva staliniana della competizione tra i due blocc4i, che sempre piu si presenta come una gara di conquiste tecniche e di produttività, nella quale i due contendenti sembrano sempre pi{1convergere verso il medesimo traguardo e orientarsi in base agli stessi giudizi di valore. Il rischio gravissimo ~ è che in questa gara il socialismo tenda a imitare il competitore 1 • Ciò - può essere storicamente giustificato quando il problema piu urgente sia quello - come lo è stato per la Russia - di colmare il vuoto di un'accumulazione capitalistica assolutamente insufficiente. Ma se si pensa che « le vie dei lavoratori per arrivare al potere e al socialismo sono diverse non soltanto in riferimento ai vari paesi, ma anche per quanto si riferisce alle varie · epoche », -- come afferma, con una espressione assai ricca d'implicazioni, il Programma della Lega dei comunisti della Jugoslavia 1 , - allora bisogna riconoscere che l'epoca del passaggio dal capitalismo al socialismo nei _paesi dell'Europa occidentale è del tutto diversa dall'epoca in cui quel passaggio è avvenuto in Russia e in Cina e potrà avvenire negli Stati Uniti d'America. 1 Come scrive R. Gu1nucc1 (« Mondo Operaio», 1958, N. 6-7, p. 28), « le differenze fra i due sistemi rimangono rilevantissime. Tuttavia, in questo modo, il sistema socialista tende a sviluppare non tanto un volto proprio, quanto a perseguire un vantaggio, in stato di concorrenza con l'avversario. E, nella gara, il sistema socialista viene a stabilire come criterio di 1nisura non il grado di civiltà raggiunto, ma il grado di efficacia quantitativa, accettando, cioè, un parametro tipico del mondo capitalistico e universalmente usato nel confronto fra impresa e impresa:: industria e industria >>. 1 Cfr. trad. it. ed. Feltrinelli, Milano 1958, p. 42. Il corsivo n~l testo è mio. Biblioteca Gino Bianco

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