Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

Industria e classe operaia cratiche c·he debbono, secondo il Touraine, caratterizzare il cammino verso l'automatismo, sono destinate ad essere assimilate alle relazioni di lavoro già esistenti. E in definitiva queste riforme assumeranno proprio il carattere di una nuova « concentrazione di competenze nelle mani dei tecnici ». Il capo intermedio « vicino alla base » non ha per questo perduto la mansione sua propria che consiste nell'accrescere il rendimento del lavoro operaio. Il suo compito diviene soltanto più complesso. L'integrazione di un certo numero di operai, rappresentata dallo stacanovismo, la « bo1te à suggestion >>delle Officine Renault, di cui parla il Touraine, la parte di iniziativa lasciata agli operai sotto una forma o l'altra, sono senza alcun dubbio fenomeni importanti. Ma essi rientrano perfettamente nella logica tecnocratica del « brain trust>> direzionale. Turaine sottolinea giustamente l'analogia esistente nel « governo degli uomini » nelle fabbriche americane ed in quelle sovietiche. Questa analogia, peraltro, lungi dal provare una evoluzione automatica, indipendente dal sistema sociale implica soltanto un parallelismo di modi di produzione (tecnica e rapporti di produzione) all'Est ed all'Ovest. Questi modi di produzione tendono in effetti, ciascuno per conto suo, verso la socializzazione e nello stesso tempo verso la centralizzazione e quest'ultima, come abbiamo notato, richiama la prima e nello stesso tempo la nega « organizzandola e integrandola ». Citando lo stacanovismo ed il sindacalismo sovietico il Touraine introduce nella sua dimostrazione un elemento che prova la fragilità del suo s"istema. Lo stacanovismo ed il sindacato interamente integrato alla fabbrica non sono affatto legati all'avvento dell'automatismo. Il movimento stacanovista è cominciato in URSS, e in alcune democrazie popolari, nei pozzi petroliferi, settore industriale che bisogna piuttosto collocare nella fase A. Il sindacato è integrato in tutte le aziende dell'Est, quale che sia il loro grado di meccanizzazione e ciò si verifica anche in tutti i paesi meno evoluti del mondo « orientale ». Tale fenomeno, beninteso, n"on può essere distaccato dall'evoluzione generale dell'industria e del macchinismo, ma ciò nel senso in cui una corrispondenza sempre piu notevole si stabilisce tra fabbrica e società, a misura che quest'ultima si centralizza e si pianifica e, come la fabbrica, costituisce un potere ché fonde politica ed economia. In altre parole, l'integrazione del sindacato, l'apparizione dello stacanovismo nei paesi dell'Est, non I possono spiegarsi che con la centralizzazione molto avanzata. E ciò, una volta di piu, ci mostra come per comprendere la fabbrica ed il lavoro operaio dobbiamo studiare non solo la tecnica, ma .la società ed il suo modo d'esistere. In realtà se il lavoro si è storicamente imposto ciò è dovuto al fatto che il mondo del lavoro ha combattuto per il proprio riconoscimento. Il lavoro è « riconosciuto », ciò corrisponde ad una esigenza economico-tecnica, ma questa esigenza si oggettiva solo se è portata avanti dalla lotta degli operai. Ma non vi è nuUa di automatico in questa dialettica totale, Può esiBi.bli0teca Gino Bian o

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