Industria e classe operaia 779 verso l'avvenire, di poter sorpassare « il dato », perché è la sola a non essere legata al dato. Il Touraine mostra purtropppo molto poco il carattere ambivalente dei rapporti tra opèrai e macchine. Il medesimo operaio si interesserà al funzionamento della sua macchina, cercherà di comprenderla, penserà a modificarla, e in altri momenti avrà voglia di prendere un martello e di fracassarla. La domenica, forse, si dedicherà a smontare la propria motocicletta, per necessità certo, ma anche e forse di piu per interesse alla meccanica. L'operaio può comprendere la tecnica, ma nelle condizioni attuali, spesso, non vuole comprenderla. Touraine cita i lavori della sociologia industriale americana che ha avuto il merito di mostrare l'importanza dell'organizzazione «informale» dei ·reparti. Mobile e inafferrabile, essa è la risposta dell'operaio alla pianificazione dall'alto, si oppone all'organizzazione formale, influenza la produzione e la pace sociale dell'azienda. Ora, non c'è dubbio che ii Dipartimento per le Relazioni Umane, gli appelli della Direzione per una partecipazione operaia al~a gestione, i Comitati di Impresa, le istituzioni sociali dell'azienda, siano sorte per afferrare l' « informale >> e per spingere gli operai ad aderire agli obiettivi dell'azienda e, in altri termini, per ottenere la pace sociale ed una piu alta produttività integrando le qualità operaie d'organizzazione e d'invenzione tecnica. ~ Certo la valorizzazione del - lavoro, la integrazione della creatività operaia deve avvenire sulla base della organizzazione esistente. Appare tuttavia impossibile ottenerla senza un arricchimento dell'operaio che corrisponda alla ricchezza della macchina; senza, al tempo stesso, stabilire un rapporto armonico, chiave della produttività, fra gli operai da una parte e l'organizzazione del lavoro e il complesso meccanico dall'altra. Ma è certo altresf che tale armonia non può essere ottenuta al di fuori della decisione degli operai, i soli ad essere nello stesso tempo oggetto e soggetto dell 'organizzazione del lavoro, i soli a poter confrontare in ogni momento la forza produttiva vivà, la loro forza, e la forza produttiva inerte, le macchine. Solo in questo modo la nozione di valorizzazione del lavoro e quella di variazione del macchinismo, in funzione di tale valorizzazione, possono assumere il loro vero significato. Tutto ci riconduce all'esigenza e alla necessità d'una socializzazione della società di fabbrica, ed è chiaro che essa implica l'abolizione della frattura fra decisione ed esecuzione, fra produttori e prodotto, data la possibilità deloperaio di superare la propria condizione d'oggetto, di forza di lavoro. E piu in generale se l'uomo fosse arricchito di tutto ciò che egli stesso ha messo nelle cose, queste potrebbero di nuovo integrarsi all'uomo e permettergli d'oggettivarsi ed espandersi. Bi_bliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==