Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

Industria e classe operaia ·775 la macchina genera la macchina. In realtà la tecnica industriale in regime capitalistico è concepita in funzione del profitto, del prodotto, del mercato, e non in funzione d~l pr_oduttore. Sottoposto alla legge della concorrenza ìl capitalista è sempre un po' preso alla sprovvista, ma per quel che concerne la produttività egli la concepisce come investimento in forze produttive inerti (impianti e macchinari) e non in forze produttive viventi (salari, formazione professionale operaia ecc.); sulle prime infatti egli ha l'impressione di poter fare i suoi calcoli, sulle seconde no. Ma a misura che aumentano gli investimenti in macchinario il saggio di profitto tende a decrescere 1 • E ciò spiega in parte perché l'operaio, alienato, mutilato dal modo di produzione, non vuole, e spesso non può, realizzare tutto il potenziale esistente nelle macchine. A questa caduta del saggio di profitto il capitalista non può opporre altro che soluzioni dipendenti dalla sua mentalità: razionalizza la pro- .duzione, « riempie i pori della giornata di lavoro )), contesta all'operaio ogni secondo, pianifica, ins0mma, la produzione in modo burocratico e ciò accresce la violenza delle contraddizioni descritte e rende piu pesante la dominazione della macchina sull'uomo. Cosf la stessa base del rapporto fra lavoro operaio, qualificazione e macchinismo è determinata proprio dal quadro economico sociale piu generale. Alain Touraine scrive peraltro - nelle note - che « la rivalorizzazione del lavoro, durante la stessa fa~e B può trasformare le condizioni tecnico-professionali >> (p. 116). In altri termini, l'evoluzione della tecnica non ha nulla di fatale, esiste una variabilità del macchinismo in funzione della valorizzazione del lavoro che - e ciò si ricava dal contesto - non può non essere sociale. Ma in tal caso è possibile considerare la tecnica come un dato privilegiato per spiegare la qualificazione operaia? In un àltro dei suoi scritti il Touraine afferma che uno studio dei problemi della qualificazione dovrebbe tener conto della potenzialità operaia 2 • Il che suggerisce che gli aspetti della qualificazione, pur spiegandosi nel quadro dei rapporti sociali, cosf come i fatti tecnici richiedono d' es~ere analizzati in modo diverso da questi ultimi. La serie dei fatti tecnici è in realtà l'espressione oggettivata di un rapporto mutevole che ad ogni istante può essere connotato mediante questa oggettivazione. Invece i « fatti professionali >> attualizzano un rapporto che esige continuamente d'essere analizzato nei suoi propri termini e non può essere connotato che in questo modo. Porre il problema della qualificazione come dipendente dalla tecnica è come spiegare un rapporto mediante una delle com1 La moltiplicazione delle macchine « obbligherà ·l'impresa ad un. aumento di capitale fisso e porrà in maniera acuta il problema degli ammortamenti » . (G. L: PLATET, L'industfie automobile française depuis la guerre, Paris 1934, p. 36, citato dal" Touraine, p. 27). 2 · ALAIN TouRAINE, La, qualification du travail, histoire d'une notion. Sta in « Journal de psychologie-» gennaio-marzo 1955, p. 109. Bi.blioteca Grno Bianco

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