Passato e Presente - anno I - n. 6 - nov.-dic. 1958

774 Benna Sternberg-Sarel v1s1one del macchinismo che sia in relazione con la società. Senza dubbio esiste una logica interna nello sviluppo delle tecniche industriali e un'analisi sociologico-tecnica dovr~bbe sforzarsi di distinguere fra questa logica e l'influenza della società nell'evoluzione del macchinismo 1 • Ma in ogni caso è impossibile aderire, come sembra fare il Touraine, ad una concezione quasi biologica del macchinismo industriale, un processo quasi automatico per cui 1 Senza dubbio esiste un tipo dominante di tecnica in ogni stadio dell'evoluzione industriale; ma, come segnala il Touraine; quando si studia la tecriica industriale nei suoi aspetti specifici si riscontrano differenze notevoli a seconda delle branche di produzione. Alle Renault si trova sia iì tornio di legno che il tornio automatico. « La combinata Massey-Harris non impedisce la raccolta dei fiori con le mani ... Nei trasporti ... il cavallo, il mulo ed il cammello oc_cupano ancora un posto considerevole >) (PIERRENAVILLE, Essai sur la qualification du travail, Librairie Rivière, Paris 1956, p. 133). Da una parte i nuovi procedimenti non hanno ancora fatto sparire gli antichi, e d'altra parte spesso gli operai si adattano ai nuovi metodi. Come forma elementare dell'introduzione dell'automatismo si può citare il martellamento di un foglio metallico sostituito dal 1nartellamento meccanico: il lavoro diretto, il contatto dell'operaio con la materia e con lo strumento fa posto ad una operazione indiretta. lnolt!e il mestiere si dissolve nel sociale: il martellamento a mano era legato al laboratorio artigiano, il martellamento automatico è legato, il piu delle volte, alla fabbrica capitalistica ed alla sua divisione del lavoro. Tuttavia l'operaio divenuto operatore è lo stesso. GEORGEFSRIEDMANN (Problèmes humains du Machinisme industriel, Gallimard, Paris 1946, pp. 198 sgg.) dà qualche esempio della evoluzione dei mestieri: « ... un pasticciere sottocapo di squadra sorveglia operai specializzati: è lui addetto alla creazione di nuovi modelli di biscotti e torte. Ma la sua mansione principale consiste ora nel sorvegliare le diverse macchine del suo reparto di pasticcieria, egli non è mai stato apprendista in fatto di meccanica, ma si è interessato alle macchine nei diversi posti che ha occupato... È chiaro che i lineamenti dei nuovi mestieri si disegnano dietro i mestieri antichi >>. Peraltro ci sono altre professioni che si perdono completamente e gli operai cambiano di settore. Pierre Navil]e (op. cit. p. 44) sottolinea che la qualificazione è in parte « funzione delle conoscenze generali che ogni individuo porta con sé iniziando un lavoro, cosi come dei 1netodi acquisiti nel corso dell'apprendistato. Il nuovo lavoratore trasmette dunque alla sua mansione un accrescimento del livellogenerale della conoscenza e dell'abilità ... ciò che a sua volta può dare l'impressione di un declassamento, di uno scivolare della qualificazione verso la semplice specializzazione >>. La dequalificazione massiccia fra la fase A e la fase B esiste nei reparti di produzione diretta della grande industria. L'O. S. rimpiazza sia l'antico compagno che il manovale. Questo movimento non è compensato da un movimento contrario con l'accrescimento del numero degli operai professionali nell'attrezzaggio e 1nanutenzione. Tuttavia osservando la qualificazione operaia e l'industria nel suo insieme il quadro cambia. Da cifre fornite dallo stesso Touraine risulta che nella fase A gli operai qualificati erano lungi dal costituire una m_aggioranza, e nella fase B non sono affatto in infima minoranza. In realtà col passaggio dalla fase A alla fase B, cioè dal capitalismo concorrenziale al capìtalismo avanzato, la proporzione d~gli operai qualificati si limita ad oscillare intorno ad un terzo del totale degli operai. Questo ci riconduce al problema del contesto sociale-economico della qualificazione operaia. [Per le qualifiche cfr. nota 1]. Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==