Socialisti e cattolici siae, renovatio che del resto in Italia è forse (dico forse) indispensabile perché l'opera nostra in senso neo-illuministico sia feconda su larga scala e, a Dio piacendo, prenda infine il sopravvento sulla renovatio stessa (gradualismo effettuale della strada nazionale al socialismo, no?). Forse si può sottolineare che fra Voltaire e noi c'è, con un salto di due secoli, per lo meno la differenza che passa tra una civiltà di élite e una civiltà di massa (tenere presente anche la probabilmente non troppo feconda posizione negativa del Croce nei riguardi del modernismo ecc.) 3. - Mi sono effettivamente espresso in modo non del tutto chiaro. Io sono d'accordo che « la chiesa nel diritto comune>> non coincide necessariamente con « libera chiesa in libero stato >>e che solo la seconda non esclude sicuramente il riconoscimento della sovranità originaria della chiesa valida di fronte allo stato ·nei riguardi dei suoi cittadini per quel che concerne il « religioso >>Ìnteso come fetta del campo giuridico. Anzi É1ggiungo, di _piu, che io ho parlato di derivazione .aberrante dell'art. r;, 1° comma da quell'impostazione, perché in effetti originariamente in Italia « libera chiesa in libero stato >>,nella concezione cavouriana e baggiana, significava proprio « chiesa nel diritto comune)), cioè anche « libera chiesa in libero stato >>escludeva questa sovranità della chiesa (conçezione peraltro di difficile attuazione, specie in Italia, se perfino in Francia è fallita nel 1905, con le associazioni culturali ecc.). Però nella seconda metà dell'ottocento, nell'Italia unitaria, « libera chiesa in libero stato >>fu trasformata in proprio patrimonio politico dai cattolici-liberali di destra (e poi dai cattolici in genere) che se ne servivano (eterno revenant ...) per rivendicare le « libertà >>della chiesa (libertà d'insegnamento, libertà della famiglia cristiana di fronte allo stato ecc.), e di H alla postulazione nei nuovi termini del vecchio concetto della primazia morale e quindi della sovranità originaria della chiesa il cammino era breve e fu comunque percorso interamente fino al 1929. A difendere la concezione dello stato laico rimasero in prima linea i neo-giurisdizionalisti (per lo piu) della sinistra post-unitaria, che furono ~an mano confinati sempre piu nel lazzaretto dei « massoni )), dei « giacobini )), ecc., mentre il concordato del 1929 si autoproclamò (liberali+ cattolici+ fascisti tutti d'accordo) innestato sulla tradizione cavouriana e delle Guarentigie semi-separatiste. In effetti invece il concordato del 1929 (e il 1 ° comma delJ'art. 7 Cost.) si riconnettono, tramite il « libera chiesa in libero ~tato >>di conio fin de siècle, piuttosto al giurisdizionalismo confessionista ancien régime che dista dal giurisdizionalismo moderno non meno, anzi molto di piu, che non il « la chiesa nel diritto comune>>._Nei confronti di quest'ultima posizione, parimenti laica, il dialogo è possibile e fecondo: io da parte mia lo avvierei chiedendomi se nel xx secolo e nello stato socialista siano ancora possibili soluzioni stile laicismo liberale xix secolo e cavouriano, nella idillica (ma non troppo) concezione della concordia discors delle contrastanti classi e forze sociali attuabile sul piano politico-statale e con 1~ fede nelle virtù taumaturgiche della «Libertà>>, o se invece non bisogna considerare la questione dal punto di vista della lotta di classe e del concetto gramsciano di «egemonia)), a cui mi sembra riconducibile una soluzione giurisdizionalista che consideri il corpo eterogeneo e avverso della chiesa per quello che è, lo controlli specificamente e permetta di esercitare su di esso l'egemonia (liberatrice ma egemonia) della classe dirigente socialista. Il discorso ovviamente è assai lungò e qui non pretendo neppure di impostarlo, ma mi arrischio appena a -farvi cenno. Bibl"otecaGino Biancc ·
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