Passato e Presente - anno I - n. 5 - set.-ott. 1958

Socialisti e cattolici vescovo di Prato avevano mostrato non essere impossibile percorrere. Perché il punto è questo: ci dobbiamo sentire interessati a che la nostra opposizione batta anche quella strada, oppure dobbiamo, come fa Vitale, rimpiangere che il ve~covo non sia stato assolto, perché quella assoluzione meglio avrebbe giovato alla dimostrazione della tesi che gli sta a cuore? 2. - Una oscillazione, molto ricca peraltro di suggestioni degne di approfondito sviluppo, nìi pare appaia nell'articolo di Vitale: l'A. punta sulla sostituzione della chiesa come civiltà-classe dirigente con altra civiltà-classe dirigente (socialismo-classe operaia), o non piuttosto to, per lo meno, non anche) su una renovatio Ecclesiae? Vitale mi sembra nella posizione di quelle coscienze assai rigorose sul piano etico, desiderose di vedere gli italiani darsi finalmente una piu robusta struttura morale. E, di fronte al lassismo incancrenito dei cattolici italiani (i « cat- ·tolici-atei >> di Vitale) ondeggia fra il rimprovero, se cosI può dirsi, di essere poco religiosi e quello di esserlo ancora troppo. Il problema e di grande momento, e ha in Italia, come è noto, una nobile tradizione (tutto il rimpianto della mancata riforma religiosa e il rapporto fra questo fatto, il Rinascimento e la Controriforma). La questione potrebbe essere posta anche cosI: dinnanzi allo scetticismo italiano in materia di religione, che e un caso particolare del generale italico ~cetti~ismo, dobbiamo augur~rci una risensibilizzazione della opinione pubblica su una problematica rehgiqsa, interna al cristianesimo (ad esempio: rapporto, richiamato da Vitale, fra Ecclesia docens ed Ecclesia discens; rapporto fra cristianesimo evangelico e vulgata cattolica; elezione popolare dei parroci e democrazia interna della chiesa; ecc.), oppure dobbiamo lavorare perché si vada senz'altro oltre, ricaricando le coscienze italiane, direttarnente su temi moderni? Confesso di vedere il significato del da piu parti auspicato « neo-illuminismo >> assai piu in questa seconda direzione ~che nella prima. (Voltaire considerava semplicemente fastidiosi i giansenisti. Rispettava, è vero, i calvinisti, che erano stati capaci di sconvolgere la Francia: ma ha senso pensare a un neo-calvinismo che sconvolga l'Italia?). 3. - Connesso a quanto sopra accennato è il discorso sul « diritto comune >>. Qui, a mio parere, Vitale è inesatto quando colloca la formula « la chiesa nel diritto comune >> sulla stessa linea dell'altra « libera chiesa in libero stato >>: solo alla seconda, infatti, indubbiamente equivoca, possono applicarsi le critiche di Vitale; solo dalla seconda che, a differenza della prima, non respinge il carattere di sovranità della chiesa, può farsi discendere l'orribile primo comma del1' art. 7 della costituzione. La chiesa ridotta nell'ambito del diritto co1nune rimane ancora per me, e sia pure solo in prima approssimazione, ché non pretendo di aver meditato a fondo il complesso argomento, la formula piu _riccadi fermenti progessivi. Tutto sta nel vedere di quale « diritto comu~e >> si tratti. L'esperienza ha mostrato come il diritto comune borghese (a parte il fatto che mai la chiesa vi è stata in Italia realmente ridotta) costituiva sotto molti aspetti una serra per lo sviluppo di una nuova poderosa temporalità della chiesa, fondata su basi adeguate alla società capitalistica. Possiamo pensare che un diritto comune socialista, ispirato a piu solidi e meno formali criteri di libertà, si porrebbe automaticamente come freno alle tendenze liberticide della chiesa. Un diritto comune che privasse totalmente Biblioteca Gino Bianco -

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