Passato e Presente - anno I - n. 5 - set.-ott. 1958

Eligio Vitale fondo del « Popolo » del 4 maggio I 958 intitolato L'unità dei cattolici. Ed anche qui il nostro risentimento non va tanto contro l'intervento dell'episcopato, fatto pure in questo caso in nome di principi da essi vescovi coerentemente professati, quanto contro gli spassosi contorcimenti dei cattolici-atei, che abbiamo potuto ammirare sui giornali « indipendenti >>e « nazionali » di ispirazione non democristiana. Degno di essere citato fra tutti, insieme alle discettazioni capziose del « Messaggero » sul... libero arbitrio '-°he giustamente hanno mandato fuori di sé « L'Osservatore Romano », è il fondo del « Corriere della Sera » (Missiroli) del I 8 maggio, dal significativo titolo V na polemica che deve finire, in cui (per sostenere Mala godi!) ci si affanna a dimostrare - Giolitti, Salandra e Croce alla mano - che il liberalismo ha sempre difese le «libertà» della chiesa (quanto al Croce: « non esitò infine ad istituirt' quella libertà di insegnamento, che favorf in cosf larga misura le scuole private e di cui si avvantaggiarono grandemente istituti ed enti 1:eligiosi »; corsivo nostro). Ci sembra che ce ne sia abbastanza per illustrare pure quanto osservavamo prima sulla mancanza di sensibilità laica dei partiti della classe dirigente anche diversi dalla D.C. Ma co• munque, per tornare al problema dello spirito « religioso », è un cattolice• simo virile e « nazionale n, non sentimentalmente e scioccamente universalistico, non supinamente acquiescente ai preti, quello del « Corriere della Sera>>: « La Patria non contro ma prima della Chiesa; la Patria non contro ma prima dell'umanità >>(dal fondo dell'1 I magg•io; rilevare « Patria» maiu• scole ed « umanità >>minuscolo). Missiroli evidentemente crede di essere ancora, o cii nuovo, ai tempi del suo Date a Cesare, scritto nel 1930 a sosteI!ére le ragioni del proprio « Duce >> di fronte all'altro contraente dei Patti lateranensi - e del resto non ha tutti i torti, perché i tempi sono sempre piu . « maturi ». Sono forse questi i- segni di risveglio intravisti? è forse questa la « rottura >>dell'incantesimo del regime »? Quanto ai problemi pratici prospettati da C. P. - la possibilità di svolgere il concordato del '29 in senso democratico, difendendolo quindi dalle violazioni da parte della chiesa piuttosto che chiederne « massimalisticamente >> l'abolizione, e le sue implicazioni di fondo: si deve consentire o no al clero di intervenire nella vita politica? la chiesa è da ridursi nel diritto comune o è necessaria una politica giurisdizionalistica? - il discorso potrebbe diventare assai lungo. Ci limitiamo ad osservare quanto segue. Se non vogliamo ridurci anche noi alla mentalità ed alla politica della « tesi >> e dell' « ipotesi », affacciando l'ipotesi e tenendo in serbo la tesi, mi par~ che, pur difendendoci avvocatescamente, com'è nostro diritto, di fr_onte all'invad_enza c~e~icalecon tutti i mezzi che la situazione ci dà, e quindi anche con 1 term1n1 del concordato in effetti ampiamente violati dalla chiesa e dal suo p~rtito (e bene hanno fatto i radicali a denunciare al primo Biblioteca Gino Bianco·

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