Eligio Vitale dall' « ipotesi » alla -«tesi )> o viceversa). Ma insomma si può in coscienza sostenere che la chiesa, questa chiesa romana cosi come essa è costituita e non c~me si vorrebbe poterla immaginar·e, non debba assegnarsi fini e compiti politici - essa che si pone come visione integrale della vita - in una società che da un'infi11ità di posizioni mira a scalzare l'impostazione cattolica della vita, quando la chiesa stessa se li assegnava nella società e nello stato interamente cattolici del medioevo? Il vero rapporto, la vera antinomia attuale non è tra religione e politica, tra chiesa e stato, ma tra una concreta civiltà storica (quella cattolica) con tutte le sue implicazioni e manifestazioni sociali religiose morali politiche, ed un altro tipo di civiltà, che oggi è quella socialista come ieri fu quella liberale, a sua volta con tutte le sue manifestazioni politiche religiose ecc.; tra una chiesa (la cattolica) che ha un suo stato da contrapporre a quello moderno, ed uno stato (quello che, in Italia, è in pectore nella nuova classe socialista) il quale ha a sua volta una propria « chiesa )> da contrapporre a quella cattolica, e cioè la , propria ideologia socialista. Una lotta di classi .dirigenti. Infatti lo stesso J emolo finisce col ridurre enormemente, anzi praticamente col distruggere, questa libertà di scelta dei mezzi del cattolico, escludendone in blocco le sinistre marxiste: « Non si può sicuramente essere cattolici aderendo ad una filosofia marxistica od augurandosi una società retta secondo una tavola di valori morali che non siano quelli cristiani )> («L'Espresso ))' cit.). E meglio ancora precisa il $UO pensiero su « Il Ponte >> (febbraio '58), dove asserisce che « il cattolico potrà aderire a partiti che si considerino centri di azione politica, esponenti di una certa direttiva, di una attività legislativa, ma non legati ad una filosofia, ·ad una concezione generale; non potrà invece legarsi a partiti che abbiano un nocciolo dottrinale che implicherebbe un'abiura alla fede cattolica, e dirigenti necessariamente legati a questo nocciolo dottrinale>>: si al liberalismo ottocentesco, che·« come m<?vimento politico si è staccato da qualsiasi filosofia))' no al I).S.I. (per non parlare del P.C.I.) o non ancora, finché esso non si risolva a « mandare il marxismo in soffitta >>. Confessiamo però che anche questa seconda distinzione ci pare assai. discutibile. Partiti « non riconducibili ad una Weltanschauung>> non vediamo come possano esistere, se per partiti nel senso pieno della parola noi intendiamo quelli che sono l'espressione di classi sociali in lotta per il potere e per differenti forme di organi~zazione statale e sociale, e non quelli, del tipo del repubblicano e .de1nocratico degli U.S.A., che rappresentano solo porzioni fungibili della medesima classe sociale e del medesimo tipo di civiltà. Comunque, quanto al liberalismo ottocentesco preferiamo accettare il giudizio del Croce che esso, indipendentemente dalla maggiore o minore consapevolezza che ne avessero i militanti specie in Italia, fosse e come riconducibile ad una Weltanschauung, che il Croce chiamava « religione della ljbertà >>e certo era espressione di tutta una nuova civiltà e struttura sociale; Biblioteca Gino Bianco ·
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