Eligio Vitale - per gli Stati Uniti il libro del Blanshard su Democrazia e cattolicesimo in· America, e per la piu vicina Francia gli avvenimenti della crisi attuale, in cui i democristiani di Pflimlin, il cattolico « illuminato » Mauriac e, nonostante il suo atteggia1ncnto precedente, il clero francese sono concordi nel considerare la dittatura militare e colonialista di de Gaulle come « minor male >> rispetto alla prospettiva di un fronte popolare, con una posizione che un socialista non può davvero accettare né tanto meno condividere. Ma, per tornare alle cose italiane, una volta che postuliamo quella alleanza tra capitalismo e chiesa cattolica, ci sembra che sia doveroso per i socialisti invitare i lavoratori e i cittadini tutti alla lotta contro entrambi quei loro nemici, come del resto, mutatis mutandis, fecero i « nostri padri del risorgimento », i quali di fronte all'alleanza fra chiesa romana ed avversari della unificazione e dello stato liberale si videro costretti a combatterli insieme, 2ur professando sempre, in generale, di non volersi occupare di religione né disputare di teologia. Libero, in questa lotta, chi crede che religione non è necessariamente sinonin10 di confessione esternamente costituita, di non sostituire niente alla chiesa cattolica, rr1a doveroso, per chi crede invece alla chiesa come istituzione militante, di riformare, in capit,e et membris, le strutture del cattolicesimo di Roma per farne uno degli elementi della vita democratica e moderna della ~ocietà popolare e non piu la loro negazione reazionaria: e poco itnporta se questa nuova chiesa si chiamerà ancora cattolica o no. Questa sarebbe l'unica forma di dialogo possibile e di lotta comune. A questo punto il pen~iero corre al piu illustre dei sostenitori della possibilità di acèordare invece cattolicesimo e democrazia, ad Arturo Carlo J emolo, il quale, in polemica con Codignola, afferma ~u « Il Ponte >> (febbraio 1958) che « il vocabolo cattolici, allorché si parla di programmi e di pia~i politici, va riservato a quei soli cattolici che, ad un dato momento, sono ossequenti alle. direttive dell'autorità ecclesiastica proprio sul terreno politico )). Giustissimo. Ma poi egli prosegue: « Per quantp 5'ia forte il mio convincimento religioso e sia un praticante, su questo terreno mi considero e classifico un laico od un liberale >). E qui non siamo piu d'accordo. Lo J em.olo è una di quelle che poc'anzi abbiamo chiamato le sempre piu rare eccezioni èella borghesia colta italiana, di coloro che, p~r essendo praticanti e partecipi della vita della chiesa romana, intendono operare sostanzialmente contro 13 politica del partito cattolico. Ma noi, con tutta la deferenza per l'uomo ed apche la simpatia che abbiamo per questa posizione, non possiamo fare a meno di metterne in risalto l'intima contraddittorietà. Lo dobbiamo al rispetto per quella che a _noi sembra la realtà e verità dell'attuale situazione storica, sia per evitare illusioni e confusioni da parte nostra, sia per incoraggiare nei cattolici la volontà di operare una svolta e una rottura radicali, senza il miraggio di impossibili conciliazioni. Pensiamo soprattutto alle nuove generazioni, tanto piu organicamente legate all'ambiente sociale Biblioteca Gino Bianco
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