Passato e Presente - anno I - n. 5 - set.-ott. 1958

.Socialisti e cattolici cattolica romana, - strutture e soprastrutture, organizzazioni e W eltanschauun g - si trovi oggi in Italia in questa posizione di sostegno del regime del capitale e dei monopoli, o piuttosto di alleanza poiché evidentemente essa è . una struttura a sé, con fini propri ed originari ai quali cerca di piegare anche il mondo capitalistico nell'atto stesso in cui vi si adatta ed uniforma. Chiedersi quindi quali sono questi fini e questa struttura, che oggi partecipano cosf ampiamente del potere insieme con il capitalismo conservatore, come ieri col fascismo reazionario. A noi sembra che nell'intima essenza di questi fini t di queste strutture sia riposta un'avversione di fondo alla democrazia e al socialismo. Chiedersi infine, d'altra parte, perché milioni di lavoratori si lasciano attrarre dal vincolo « religioso » contro i loro interessi reali. La paura del comunismo e del socialismo? (chi vota D. C. non ha solo paura del comunismo, ma non vuole neppure il socialismo, né in ultima analisi la democrazia). Ma allora, di nuovo, perché hanno paura del comunismo, del socialismo e della democrazia? Non pretendo davvero di dire cosa nuova nel sottolineare che gli interessi strutturali non producono nessuna forza storica automaticamente (altrimenti ogni problema sarebbe stato risolto fin dall'età della pietra) e che quello che conta è la consapevolezza e la volontà di agire in conformità con essi, cioè le condizioni di civiltà e di maturità di una classe e di un popolo; ma mi sembra che di fronte al fenomeno « chiesa cattolica. in Itali a >> non sempre si prenda atto fino in fondo di questa elementare considerazione. Non si prende atto che contro la classe operaia come classe dirigente, oggi in Italia, si ergono due irriducibili avversari e non uno, e cioè non solo il capitalismo con i suoi monopoli, ma, a titolo per la massima parte autonomo, la chiesa cattolic1, e che fra i dtJe il più tenero non è la chiesa (la Spagna insegni): la chiesa, ripetiamo, nel suo inscindibile insieme di pontefic~, curia romana, gerarchie, clero e fedeli, salvo, quanto agli ultimi, alcune sempre piu rare eccezioni nella borghe~ia colta e qualche pur ampia zona contadina, dove fenomeni sostanzialmente di sottoproletariato possono indurre cattolici praticanti a votare, talvolta con fluttuazioni solo temporanee, per la sinistra e l'estrema sinistra. (Se non si può sostenere, come vorrebbe il Porigo in un suo intervento nel convegno con altri intellettuali cattolici presso la redazione dell' « Espresso >> del maggio scorso, l'identità fra cattolici praticanti ed elettorato democristiano, e se bene al Dorigo il Morghen precisava che il numero dei praticanti è molto inferiore a quello dei voti democristiani, però è vera la reciproca e cioè che la massima parte dei praticanti vota per il <_< partito unico dei cattolici »). La chiesa, ripetiamo, nella sua struttura italiana e romana e nella situazione <leinostro paese. Non ci si argomenti quindi in contrario con il cattolicesimo degli altri popoli, che non entra nel nostro problema molto piu di quanto non calzi l'esempio del socialismo scandinavo o anglosassone portato di modello al partito socialista italiano, e sul cui spirito democratico bisogna comunque fare non poche riserve, come dimostrano - p~r non portare che due e.sempi Bi.blioteca Gino Bianco

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