Passato e Presente - anno I - n. 5 - set.-ott. 1958

Commissioni interne e controllo operato 553 A questo proposito si cita una sola esperienza storica (le conferenze di produzione) e due altre proposte di carattere diverso e forse meno . preciso: a) la proposta che la questione del controllo venga posta al centro della lotta per la riconquista del potere contrattuale e della libertà nelle fabbriche, ad esempio « con commissioni elettive che controllino le assunzioni e impediscano le discriminazioni >>; b) la richiesta della partecipazione di rappresentanze democratiche territoriali alla elaborazione dei programmi produttivi, atte a realizzare il collegamento tra le varie aziende. Ci sembra che occorra esaminare se il discorso sul controllo debba implicare veramente una impostazione diversa dalle richieste sindacali oggi presenti di riconoscimenti pubblici e legislativi, e cioè se la richiesta di ampliamento dei poteri degli istituti sindacali esistenti non possa costituire effettivamente una via di obbiettiva trasformazione, se effettivamente oggi, nella situazione concreta, è in errore la classe operaia, quando punta principalmente i suoi sforzi sull'ampliamento dei poteri degli unici organismi unitari di base di cui dispone (le C. I.) anziché prospettarsi la creazione di nuovi istituti, anche per la tutela della libertà nelle fabbriche. V a verificato infatti se non sia proprio il terreno . della riforma della struttura, dei poteri di rappresentanza, dei rapporti reciproci tra gli organismi sindacali oggi esistenti; quello che può fornire un -terreno di piu valida esperienza anche per la rivendicazione del controllo. Nella settima tesi di P. e L. un accenno interessante si trova appunto nella richiesta di ·collegamenti territoriali tra azienda e azienda; esso a nostro avviso non ci porta fuori, bens1 direttamente entro il terreno della riforma strutt~rale dei sinda_cati e dei loro rapporti con ·le C. I. Si dovrebbe forse analizzare in che misura la esperienza delle conferenze di produzione (cosf animatamente vissuta dalla classe operaia, e altrettanto presto esaurita e a nostro avviso in tale forma non riproponibile) debba ricercarè le cause del suo fallimento non solo nel fatto di essersi basata su una particolare interpretazione della contingenza congiunturale, su una errata visione delle caratteristiche dello sviluppo tecnico-economico- del capitalismo moderno, ma anèhe nel fatto di essersi appoggiata su una struttura di organismi sindacali e di rappresentanza di fabbrica allora esistenti inadeguata, su una contraddizion~ implicita nel modo stesso in cui i dirigenti della classe operai_aco_nceBiblioteca Gino Bianco

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