SOCIALISTI E CATTOLICI: LOTTA DI CLASSI DIRIGENTI . Leggendo sul n. 3 di questa rivista la nota di C. P. dal titolo Guerra · di relig,:one, non posso non condividerne l'itnpostazione di principio, dove essa -afferma la necessità di una « franca battaglia delle idee >> « senza complessi di inferiorità, senza timidezze, senza paura di scandalizzare i fedeli », spezzando il circolo dello « spiritualismo crasso >>, nella coscienza che il clima di tolleranza lo « si crea educando i cittadini liberi, non dando via libera, per malinteso desiderio di pace delle coscienze, agli intolleranti e ai fanatici >>: il problema è quello del « limite che divide il giusto rifiuto della guerra di religione da una pratica sostanzialmente opportunistica ». Non mi trovo d'accordo invece con l'analisi della contingente situazione italiana che l'Autore vi svolge. Egli,-sotto l'influsso della sentenza di condanna . del vescovo di Prato, si apre ad una visione in cui figura « rotto l'incantesimo del regime>> clericale, tanto che la stessa Democrazia cristiana sarebbe stata costretta a fare marcia indietro sulla questione der vescovo e perfino le autorità ecclesiastiche si sarebbero divise al riguardo (ma poi non si riesce a citare che il « prudente e còrretto atteggiamento del vescovo di Pisa >>). Da questa situazione scaturisce, secondo C. P ., « un invito alla tolleranza >> e la possibilità di interpretare ed applicare in senso democratico l'attuale ordinamento concordatario nonostante la sua origine fascista, data anche « l'indeterminatezza di varie norme dei patti», puntando sul suo rispetto da parte della chiesa anziché su una sua impossibile abolizione. Saremmo in ciò con,- fortati dalla valutazione della vera natura giuridica delle nostre norme concordatarie, richiamate sf dall'art. 7 della costituzione ma non costituzionali esse stesse e quindi valide solo in quanto non contrarie alle norme e ai princip1 veri e propri della costituzione democratica. Dovremmo altresf te~er presente che la chiesa oggi in Italia, oltre la carta del concordato, gioca ben piu efficacemente quella del partito cattolico, al di là e contro i limiti del concordato stesso (e qui C. P. si ricollega all'osservazione fatta da Togliatti su « Rinascita >Y nel maggio dello scorso anno). Da ultimo l'Autore non manca di riprendere il concetto del « dialogo coi cattolici», sia pure imputando a questa espressione la copertura di molti equivoci « nell'uso fattone qai socialisti come dai comunisti », ed allo scopo di augurarsi che « esso travalichi i confini delle tentate alleanze politiche, che pongono i cattoli'ci come un Biblioteca Gino Bianco
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