600 Piero Melograni tuali conflitti ideologici, che avrebbero potuto sorgere tra .gli iscritti, sarebbero stati valutati sul piano politico, ·e tollerati fino a che non avessero compromesso la necessaria unità di azione 1 • 4. - Nel Nord, dopo la fine della guerra di liberazione, l'agitazione rivoluzionaria si stava esaurendo, mentre a Roma e nel Sud maturava una riscossa conservatrice « che avrebbe ben presto trovato le sue espressioni piu qualificate prima nel Partito liberale, poi ai vertici della Democrazia cristiana » 2 • La situazione era instabile, e il governo Parri, incapace a farvi fronte con energia, fu me~so in crisi dalle dimissioni dei ministri liberali (fine novembre 1945). Le sinistre accettarono questa volta la candidatura di Alcide De Gasperi alla presidenza del consiglio, che esse stesse avevano respinta solo qualche mese prima 3 • Per la prima volta nella storia dell'Italia unita, un uomo del partito cattolico assumeva un cos1 alto incarico, e ciò stava a dimostrare quanto fosse ormai mutato quell'equilibrio di forze che pareva giustificare le parole pronunciate da Togliatti nel 1944. 1 / bid. La soluzione adottata non soddisfece le aspirazioni di elementi cattol~ci già entrati a far parte del P.C.I.; infatti il delegato di Verona, Tesato, espose i dubbi sorti in seno alla delegazione veneta a proposito della re]azione Longo. « Alcuni compagni veneti - egli disse - in massima parte cattolici, polemizzano con altri compagni sul problema della ideologia, a~cusandoli di escludere, per il fatto stesso di esigere una ideologia puramente marxista, gli elementi non marxisti del partito ». V. « l'Unità >>, Roma, 6 gennaio 1945, pag. I. Lenin aveva già sostenuto nel 1909 che bisognava accogliere nel partito socialdemocratico tutti gli operai che conservavano la fede in Dio, ~d anche i preti disposti ad assolvere « coscienziosamente il lavoro di partito, senza intervenire cantro il programma ». V. LENIN, cit., pag. 29. 2 LEo VALIANI,cit., pag. 53. Per un giudizio sui rapporti tra De Gasperi ed. i liberali cfr. G. BAGET-Bozzo, Alcide De Gasperi e l'ordine democratico, in « Cronache Sociali », a. III, n. 18, 1° ottobre 1949. « La tattica politica di De Gasperi fu quella di aprire la D.C. all'esigenza appunto delle classi popolari d'ordine, timorose dell'illegalismo comunista, delle agitazioni operaie, del salto nel buio: badando contemporaneamente a non rompere con mosse false l'equilibrio ciellenistico, unica base possibile di ordine nell'Italia di allora. Perciò egli non si associò mai agli atteggiamenti drastici dei liberali, anche se essi poterono fare ottimamente parte del suo gioco ». 3 L'avvento di De Gasperi alla presidenza del Consiglio fu salutato da Togliatti come un successo del progresso democratico, sempre secondo gli schemi del discorso al Brancaccio. Si veda l'intervista concessa a « Ce Soir », pub~licata da «l'Unità», Roma, 2 dicembre 1945. « I comunisti non fanno nessuna opposizione di principio [a De Gasperi] (...). Anzi essi si augurano che un tentativo simile abbia un successo. Ciò significherebbe, tra l'altro, rompere una volta per sempre quel1a specie di tradizione reazionaria la quale tende ad escludere dalla direz~ione del governo, in Italia, gli uomini di determinati partiti, come il partito della Democrazia Cristiana, o quello Comunista, o quello Socialista. Sono invece proprio questi partiti che hanno maggiore seguito nel Paese. È giusto che spetti ai loro uomini migliori di realizzare (...) la direzione della compagine governativa ». Biblioteca Gino Bianco.
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