Com unisti e cattolici 591 La stessa origine del fascismo era spiegata da Togliatti come reazione all' « irrompere nella scena politica del Paese di due grandi correnti popolari progressive: da un lato il movimento delle masse socialiste e comuniste, dall'altro il movimento della masse cattoliche » 1 • Ma il silenzio mantenute, da Togliatti intorno al ruolo svolto dai cattolici durante il ventennio fascista, ed il richiamo fatto invece alle persecuzioni subite da talune organizzazioni cattoliche ai tempi dello squadrismo, erano espedienti che non potevano bastare a cancellare i mutamenti intervenuti nel campo cattolico rispetto all'altro dopoguerra: non si aveva a che fare con una corrente restata ai margini dello Stato borghese, ma al contrario con un movimento che ormai a pieno titolo era entrato a far parte di esso, anche se conservava caratteristiche e tradizioni che lo distinguevano profondamente dalla vecchia classe dirigente liberale. Se quest'ultima considerazione pareva ancora giustificare l'iniziativa di un accordo politico al di fuori dei C.L.N. non era però possibile che tale accordo si concludesse come era nei voti dei promotori. Intimo e tradizionale restava il contrasto tra le ideologie della D .C. e del P .C.I. 2 • Al fondo del rifiuto democristiano, come 1 I bid., p. 22. 2 Nella serie di articoli dedicati a De Gasperi, pubblicati da Togliatti in «Rinascita», tra la fine del 1955 ed i primi del 1956, v'è un accenno al tentativo fatto nel 1944 per un patto politico fra i due partiti: « Era il periodo in cui, da part~ del segretario del partito comunista, venne fatto un tentativo per giungere, con De Gasperi e quindi col suo partito, a una intesa piu stretta, che si estendesse non soltanto alle questioni di governo di quel momento, che per forza erano assai limitate, ma abbracciasse un piu vasto programma di ricostruzione politica ed economica, o per lo meno attenuasse le asprezze e le discordie che potevano affiorare nello sviluppo dell'azione politica dei due partiti. La discussione, per quanto si svolgesse in forma assai riservata e tra persone sole, non riusci a prendere forma. Tutti i temi accennati venivano messi in disparte, respinti quasi senza esame. Mancava la fiducia nell'onestà e sincerità delle proposte che venivano fatte? Esisteva una pregiudiziale non ancora chiarita da coloro cui spettava il compito di chiarirla? Questa convinzione è rimasta in chi scrive, che ricorda il senso quasi di timore col quale il suo interlocutore gli parlò, alla fine, del modo come un'alta· autorità ecclesiastica era pubblicamente intervenuta, nel periodo della crisi Matteotti, per dichiarare impossibile qualsiasi accordo tra cattolici e socialisti. Era evidente che il dirigente democristiano non poteva giudicare in modo autonomo delle questioni che gli venivano poste. Né quel divieto doveva essere contrario, del resto, all'animo suo, dove rimaneva, e in seguito riprese il sopravvento, la vecchia ripugnanza per il movimento di massa socialista (oggi comunista), propria del notabile reazionario, e che in lui era già venuta alla luce nelle vecchie p<?lemiche con Cesare Battisti, il quale l'aveva compresa e denunciata ». V. « Rinascita », dicembre 1955, a. XII, n. 12, pag. 752; ora anche nel vol. L'opera di De Gasperi, Parenti Editore, Firenze 1958, pp. 93-94. Una spiegazione del rifiuto della D.C. fu data nel 1945 da Luigi Salvatorelli (in « La Nuova Europa», a. II, n. 29, Roma, 22 luglio 1945, pag. 1), secondo il quale la D.C. respinse l'offerta di Togliatti non soltanto per .l'insormontabile opposizione ideologica che divideva i due partiti, « ma per considerazioni piu strettamente politiche, in quanto i democratici cristiani Biblioteca Gino Bianco
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