Passato e Presente - anno I - n. 5 - set.-ott. 1958

Comunisti e cattolici 589 maggioranza del popolo italiano; chiedendo ai rappresentanti e pastori di questa fede di rispettare a loro volta la nostra fede, i nostri simboli, la nostra bandiera 1 . L'impegno di rispettare la fede cattolica, che discendeva da un atteggiamento assunto ancor prima della guerra, acquistava ora nuova solennità e precisione, perché si accoinpagnava ad una politica di moderazione, per la quale, ad esempio, non si volle aprire il capitolo della complicità con il fascismo di personalità e gruppi ecclesiastici, si rinunciò ad ogni forma di propaganda ~teistica, e quasi si favori una partecipazione formale alle cerimonie della Chiesa da parte dei molti comunisti battezzati 2 • Quanto alla rinuncia ad ogni forma di propaganda ateistica, Lenin aveva a suo tempo incitato i con1unisti a subordinare la propaganda ideologica alla lotta di classe. Egli aveva scritto che in talune circostanze « la propa- ·ganda atea può risultare superflua e nociva,' non dal punto di vista di cònsiderazioni filistee (...) bensi dal punto di vista del progresso effettivo della 1 V. P. TOGLIATTI(Ercoli), Per la libertà d'Italia! Per la creazione di un vero regime democratico, Discorso pronunciato al Teatro Brancaccio in Roma il 19 luglio 1944, Soc. Ed. L'Unità, Roma 1944, pp. 41-42. Sulla giustapposizione tra « fede>>e « fede », cfr. V. GoRRESio, Un anno di libertà, Roma 1945, pag. 199, il quale dà notizia anche (pag. _182) di un'intervista concessa il 16 luglio da Togliatti al « New York Times », nel corso dtlla quale il leader comunista toccò la ~ questione dei rapporti con la religione. 2 A proposito del mancato processo alle complicità della Chiesa con il regime fascista, cfr. «Rinascita», nov.-dic. 1946, a._III, n. 12, pag. 291. Al II Consiglio Nazionale del P.C.I. Togliatti dichiarò: « Tutti sanno che si deve a noi se la caduta del fascismo non ~ stata accompagnata da fenomeni di lotta religiosa» (Cfr. «L'Unità», Roma, 13 aprile 1945). · Un breve accenno alla collaborazione tra Vaticano e fascismo fu fatto da Togliatti nella relazione al V Congresso del. P. C. I., il 29 dicembre 1945, cfr. « L'Unità », Roma, 30 dicembre 1945, pag. 3; per la polemica che ne seguì, cfr. « Rinascita», gennaio-febbraio 1946, a. III, nn. 1-2, pag. 10. L'atteggiaf!ìento dei comunisti fu del resto quello di tutti gli altri partiti della Resistenza, nessuno dei quali, come ha scritto il Valiani (Il problema politico della nazione italiana, in Dieci anni dopo, Bari 1955, pag. 24) « denunciò alcuna corresponsabilità, presente o passata, di personalità o organi ecclesiastici con il fascismo. Come per una tacita intesa, dovuta all'indubbio appoggio che il clero stesso dava agli uomini della Resistenza perseguitati dai nazisti e dai neofascisti, il problema dei rapporti fra Chiesa e Stato fascista fu lasciato cadere». Il Valiani afferma che in tal modo la Re~istenza poneva al suo atto di accusa « un limite, implicito e per allora non avvertito dai piu, ma. che poi le doveva riuscire fatale » (ibid., pag. 23). E altrove: « Alla radice delle nuove grandiose fortune della democrazia cristiana era (...) l'assenza di ogni pregiudiziale da parte dell'antifascismo anche il piu militante e rivoluzionario, nei confronti delle gerarchie della Chiesa, la rinuncia preventiva, tacita, ma non per questo meno impegnativa, da parte dei C. L. N. a rievocare le corresponsabilità vaticane o episcopali con il passato regime. Il partito democristiano poteva cosf schierare indisturbatamente sotto la sua insegna vasti ·strati di antifascisti e di fascisti» (ibid., pag. 66). B"blioteca Gino Bianco

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