Praxis ed empirismo niente, tutto ciò non è propriamente caratteristico di una visione delle cose di tipo socialista. Il fatto è che queste concezioni hanno al loro fondo - per essere brevis- .simo - una piu o meno consapevole feticizzazione della realtà. L'operazione; la modificazione, la strumentazione, }a previsione, la teoria in cui almeno la classe delle conseguenze sia verificabile, tutto questo è destinato, in ultima analisi, a dare sempre ragione a ciò che è reale. Dopo aver de-teologizzato il razionalismo hegeliano si rischia di restaurare per questa strada uno « hegelismo >> dell'esperienza. Un processo di questo tipo, d'altro canto, può sempre avvenire quando si assolutizza un metodo in un valore, la logica duale in un simbolo, la verità - che è ricerca della realtà - in un assoluto realismo che escludendo da sé ogni elemento dialettico (ovvio che qui non si parla di una dialettica di tipo engelsiano) è destinato a prospettarsi secondo una caratteristica chiusura dogmatica. 3) Il fatto che, almeno per un certo loro aspetto, le conclusioni di Giulio Preti rischiano di rimanere imprigionate in questa assurda coincid,entia oppositorum, che sembra derivare teoreticamente dall'aver valorizzato un elemento solo del contesto filosofico del giovane Marx, e cioè la autocoscienza sensibile. Ma nel Marx giovane - come del resto ricono~ce anche Preti, sebbene da un altro punto di vista, - c'è anche tutto un altro aspetto. C'è cioè il tentativo di fondare una ontologia umanistica con la proposizione che l'uomo è fine a se stesso, o che l'uomo è il solo essere che ~i fa. Una proposizione di questo tipo, che Preti considera come il formatore tautologico del sapere storico 1 , merita un'indagine piu attenta. È questa una proposizione verificabile? No. È un formatore tautologico del tipo caratteristico ad altri settori dell'esperienza scientifica? Anche Preti direbbe di no. Richiamando infatti il suo studio su Smith e l'etica moderna 2 , apprendiamo che proposizioni di questo tipo, o di tipo analogo, possono essere considerate come « appelli >> che ineriscono radicalmente al comportamento sociale di larghi gruppi, e in questa rispondenza emozionale trovano scientificamente la propria_ verificazione e storicamente la propria concretezza. Ma cosa vuol dire verificazione in questo caso cosf particolare? La sintesi sentimentale in cui l'appello vive la sua universalità umana è ben reale, r ma il contenuto del sentimento stesso in che rapporto sta con la realtà oggettiva? Quanto piu un ~entimento è di tipo ottativo - come in questo caso - tanto meno il movente è riconducibile ad una esistenza fattuale·. Sostenere dunque _che l'uomo è fine a se stesso e tenersi fermi a questa valuta7ione - ·qualsiasi cosa sia per accadere agli uomini - è dunque introdurre una valutazione di valore. -La critica che viene mossa al neo-capitalismo, al pa1 · Praxis ed empirismo~ .p. 152 e sgg. 2 Alle origini dell'etica contemporanea, 1957, Bari, p. 198 e sgg. Biblioteca Gino Bianco
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