Segnalazioni cioè il contenuto dei suoi giudizi macroscopici quale è implicito, ma non espresso, nei risultati delle ricerche particolari. Il sociologo professionale, in America, pensa che queste grandi sintesi non siano « scientifiche » e si nutrano di generalizzazioni che allo stato attuale non sono verificabili (e si pensi per esempio a un Lazarsfeld, il quale dopo decenni di studi di interi gruppi e istituti da lui diretti, sui mezzi di comunicazione di massa, afferma che non si può ancora dir verificata, nè d'altra _parte smentita, l'ipotesi che i films abbiano influenza sulla delinquenza giovanile). Viene Riesman, tenta la grande sintesi storicistico-sociologica, interpreta, anche se con ingegnosa fantasia, le conoscenze empiriche disponibili, e allora si risponde « ma tutto questo lo sapevamo da un pezzo, e Riesman del resto ne trae conclusioni insostenibili >>. Ma non ci si acco~ge che 'opera di questo dilettante porta alla 1 uce proprio i difetti e le verità di una concezione della società, corrente ma mai discussa in modo appropriato (si pensi ad esempio alla relazione evidente fra la nozione di eterodirezione e la nozionè di « ruolo >> quale si è andata svolgendo negli ultimi decenni nell'antropologia e sociologia americana). Riesman mostra già, nel comporre il suo lavoro, consapevolezza delle critiche che gli possono venire dalla sociologia professionale. Mette continuamente in guardia sulla natura di primissima approssimazione delle sue affermazioni, avanza ripetute giustificazioni metodologiche e a tutta la sua costruzione dà esclusivamente carattere di ipotesi di lavoro. E certo tutto l'apparato teoricp, n1etodologico e storico sembra poi sproporzionato, messo di fronte ai risultati di una ricerca che in fondo non è neppur tale, ma solo una ricca e interessante raccolta di maBibliotecaGino Bianco teriale ad illustrazione (come gli autori stessi ad un certo punto ammettono) della teoria. Per capirla, occorre invece pensare alla segreta ambizione di quest'opera: quella di servire come corpo fondamentale di ipotesi per tutta una multiforme e diffusa attività di ricerca e di studi volti a comprendere la . ' . soc1eta americana contemporanea. Non a caso l'attività di questi ultimi anni del Riesman e dei suoi compagni di lavoro (di uno dei quali, il poeta, oltre che sociologo Revel Denney, ricordianìo l'ottinìo libro sulla cultura di massa: The Astonished Muse, 1957), dopo la pubblicazione del libro su Veblen (del resto frutto di studi anteriori) è stata volta o all'approfondin1ento di casi particolari (dai feno1neni dello sport e del tempo libero in genere a quelli del conformismo politico degli ambienti universitari di fronte al maccartismo) o all'affinanìento degli strumenti di ricerca, e in particolare della intervista, su cui il Riesman ha curato un numero molto interessante de11a « American J ournal of Sociology >>. E per questa via si è anche verificato il riassorbi1nento del Riesman nell'ambiente accademico dei sociologi professionali! A questa ambiguità della posizione riesmaniana di fronte alla sociologia scientifica - di esprimere e rivelarne certe concezioni profonde ma con metodi e stile e conclusioni ch'essa non accetta - senìbra corrispondere un'ambiguità della sua posizione di fronte ai « valori americani >>. A lungo il pubblico americano (e ne fanno fede certe riunioni riveiatrici da parte di riviste non specialistiche) non ha capito se Riesmah apparteneva alla schiera di quegli intellettuali che affollano le riviste a bassa tiratura e che sono gli eterni fegatosi avversari della cultura di massa, o se in vece il suo non era un atteggiamento di comprensione e in fondo di
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