Passato e Presente - anno I - n. 5 - set.-ott. 1958

Alberto Caracciolo mento politico-economico al socialismo, di cui ci dà conferma il taglio dei crediti alla Jugoslavia dopo il dissenso con essa. Evidentemente ciò che decide finisce per essere, su quella base non tanto l'interesse progressivo e socialista dei singoli popoli, quanto una strategia mondiale fra Stati, sia pure vista come atta a risolvere domani globalmente, col proprio successo, anche i problemi propri di ciascun paese. Alla socialdemocrazia dei paesi occidentali e particolarmentet alla « terza forza >> italiana è cara una concezione assai diversa. Per essa, non che parlare di socialismo non si potrebbe, per l'avvenire dei popoli arabi, prevedere altro che una prolungata tutela di noialtri « ciYili >> sui miserabili « tracomatosi >> quali - secondo la sprezzante fraseologia del « Mondo >> - tali popoli sarebbero. È una concezione che amerebbe richiamars_i, al pari dell'altra che prima si è detta, su di un freddo realismo, e che si appella alla massin1a che altro non vi siano se non problemi di forza e di prestigio, con i q~ali un blocco e una civiltà od un>altra dovrebbero conquistare queste regioni inquiete. Che però non soltanto è retriva, ma infeconda, se è vero che troppe volte ormai gli « aiuti» e le parate militari hanno conquistato qualche Bao Dai o qualche Faruk, ma non la coscienza e l'avvenire dei loro popoli. Ebbene, ci guarderemo dal contrapporre a queste specie di presunto realismo un romanticismo politico. Non ci sfugge fino a che punto oggi i termini di ogni ·singola battaglia socialista siano concatenati in un equilibrio mondiale, nel quale tende a prevalere il rapporto fra potenze, fra diplomazie, fra eserciti, fra potenziale nucleare. Ma sarebbe giusto ridur.re tutto quanto nell'ambito di questi rapporti? Non perderemmo, piu che guadagnare, da una. subordinazione ad essi di tutto il quadro di un'azione senza principi? Una delle conseguenze del deformato angolo visuale dei comunisti è la sopravalutazione dell'aspetto nazionale dell'agitazione araba. Per non inde}lolire questo aspetto, i comunisti rinunziano a rilevare, sia pure in sede di più distaccata riflessione politico-ideologica, atteggiamenti di primitiva xenofobia o di sciovinismo che spesso si mescolano ~d un sano spirito di indipendenza. E quasi a maggior garanzia di appoggio al mondo islamico, oltre che per riflesso di conflitti interni al proprio paese, i dirigenti sovietici ·hanno compiuto talora gesti che sconfinano nell'antisemitismo. Ci sembra da segnalare, con molta franchezza, in questo senso, la speciale responsabilità del partito comunista italiano nell'evitare studiatamente l'analisi e la polemica contro manifestazioni di parte araba che prendono il carattere di guerra di religione, circondata di superstizioni e di retorica razziale. La critica che immediatamentte dopo il defenestramento del generale Naguib si era iniziata, com'è noto, sull'« Unità>> contro gli atteggiamenti antidemocratici di N asser, è stata accantonata di fronte alla nuova posizione di quest'ultimo in politica estera. A noi invece pare che le esigenze di una critica materialista e internazionalista non possano 1n nessun caso essere eliminate da considerazioni « strategiche >>contingenti : Biblioteca Gino Bianc0 .

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