. « Presence Africaine » Leiris; e ricordo che durante l'autunno 194 7, una domenica, al primo piano della Birreria Lipp, al Boulevard Saint-Germain, Alioune Diop riuniva intorno al tavolo quegli scrittori e quei pensatori ai quali si aggiungeva qualche altro, come Richard Wrigh_t e L. S. Senghor. Il dialogo .cominciò subito, e come l'aveva· voluto il suo promotore, cioè vasto ed aperto. Giacché importava che la rivist~ non si chiudesse in atteggiamento settario: una qualsiasi ideologia non doveva restringerne l'influenza, cosf come il comitato promotore rappresentava già la parte piu viva delle tendenze spirituali e politiche del momento. Da Padre Maydieu, do1nenicano, direttore dell'ottima « Vita Intellettuale >>, a Aimé Césaire, depùtato comunista della Martinica, vi era certamente gran distanza: ma tutti erano d'accordo perché si esprimesse finalmente l'autentico spirito africano. · Una. piccola pattuglia animosa s'incaricò dunque di far uscire il primo ·numero della rivista. C'erano problemi di locali, di carta, di tipografia, di danaro, e se anche la lotta fu a volte confusa, i combattimenti, dobbiamo riconoscerlo, non mancavano di cuore. Insomma, erano i « tempi eroici)), e dieci anni dopo è assai commovente rievocare questa febbre della partenza. Nel novembre del '47 usciva il primo numero di « Présence Africaine >>. Eravamo fieri della copertina in due colori, delle 192 pagirie fitte, dell'indice che stupiva per i suoi grandi nomi; ma, soprattutto, quei testi, tutte quelle voci affermavano la necessità di una presenza africana, presenza cl1e, come diceva Sartre, fra noi dev'essere « non come quella di un bambino nel cerchio di~famiglia, ma ,come la presenza di un rimorso o di una speranza >>. Dal canto suo, Alioune Diop vi analizzava nelle sue grandi linee la situazione della gioventu africana, situazione contradittoria e pericolosa, « incapace di tornare completamente alle tradizioni d'origine - egli scriveva - invocando gli anni '40, o di assimilarci all'Europa. Noi avevamo l'impressione di costituire una razza nuova, mentalmente meticcia, ma che non si era rivelata nella sua originalità, e non aveva affatto preso coscienza di questa )). Poi, sorpassando il caso particolare della giovane avanguardia nera, Alioune Diop abbordava la questione piu vasta dell'Europa e della civiltà tecnica di fronte agli uomini d'Oltremare, e ai loro valori originali. Malgrado l'ineguaglianza attuàle di questo rapporto - dovuto alla straordinaria efficacia del pensiero occidentale - non era importante per tutti che l'Africa prendesse finalmente il suo posto nel_ concerto delle nazioni? D'altronde, la vocazione di u?iversalità dell'umanesimo europeo non lo esigeva? Ed infine, dal canto suo, l'Europa dalle virtu già traballanti, e di cui l'ulti_mo cataclisma aveva messo in que~tione i valori, non si sarebbe potuta arricchire dei tesori di saggezza africana, della sensibilità negra, della presenza dell'uomo nel mondo? « Gli uomini d'Oltremare possiedono immense risorse morali· che costituiscono una sostanza da far fecondare in Europa. Siamo indispensabili gli uni agli altri >>. La rivista nei primi mesi di esistenza, dal novembre '47 al dic_emb~e'49 B~bliotecaGino Bianco
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