La crisi francese 497 quella frase di Garaudy in cui si parla di « altri obbiettivi·» che rischiano di essere relegati in secondo piano dalla Costituzione e dalle riforme di struttura. Se gli « altri obbiettivi » sono - com'è ovvio - quelli della soluzione catastrofica ed eversiva, allora inevitabilmente la politica condotta nel quadro delle istituzioni democratiche e parlamentari diventa un democraticismo di facciata e un opportunismo parlamentaristico: si fa divieto di credere fino in fondo a uno sviluppo democratico, se no si perdono di vista gli « altri obbiettivi ». E se al momento della crisi dello stato borghese quegli altri obbiettivi non sono raggiungibili e non possono essere additati alla lotta delle masse popolari, queste sono condannate alla passività perché non si batteranno per cose di cui sono state invitate a diffidare. In senso del tutto diverso e deteriore, una duplicità paradossalmente simile si riscontra nella politica delle destre: ma essa era strumentalmente efficiente rispetto al fine che queste si proponevano. Il loro opportunismo parlamentare era simulazione di rispetto per le istituzioni, ma le corrodeva col discredito e l'immobilismo, in preparazione della soluzione catastrofica ed eversiva imposta col colpo di stato. Ciò fornisce una ulteriore conferma alla nostr~ convinzione che le isrituzioni democratiche dello stato borghese non sono puramente e semplicemente uno strumento nelle mani delle classi reazionarie, ma ad un certo punto diventano per queste un impaccio e un ostacolo; mentre è compito di una battaglia socialista, nei paesi di piu radicata tradizione liberale, salvare quanto, di tali istituzioni e di tutto il patrimonio delle libertà del cittadino, vi è di vitale per una società diretta dai lavoratori, e sviluppare al tempo stesso le forme di organizzazione di classe e di autogoverno già emerse nella lotta contro la classe dominante. Per la loro riluttanza ad aprire la strada al socialismo, la socialdemocrazia e i partiti democratici borghesi sono stati travolti nell'ingranaggio messo in opera dalle destre. Essi hanno accettato il ricatto di chi li diffidava dall'accedere a qualsiasi alleanza con i comunisti. Inoltratisi su questa strada, per loro la discriminazione anticomunista è diventata piu essenziale della salvezza della Repubblica. I voti comunisti non si dovevano contare, anzi si dovevano sottrarre. Una classe politica che si avvilisce fino a questi espedienti grotteschi non ha altra prospettiva ·che la capitolazione. La repubblica dei Mollet e dei Pflimlin - come seriveva Servan-Schreiber sull' « Express >> - non poteva mobilitare dei martiri, non poteva giustificare il sacrificio, non pqteva meritare il combattimento. Per chiamare le masse popolari all'azione, i Mollet e i Pflimlin avrebbero dovuto sconfessare se stessi e tutta la loro politica. Non è certo da uomini simili che ci si poteva aspettare un simile coraggio. Essi non meritano neppure l'invettiva. Ormai non abbiamo piu bisogno di occuparci _di loro. Hanno portato la Francia all'anno zero. Ad altri sono affidate le prospettive di un avvenire democratico e socialista per il popolo francese : perciò dedichiamo la nostra attenzione e le nostre Biblioteca Gino Bianco
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