LA LEZIONE DELLA FRANCIA Due ordini di fatti ci appaiono già abbastanza accertati nella crisi francese per poterne ricavare con sufficiente fondamento alcuni immediati insegnamenti. Primo: non è la figura di De Gaulle, comunque la si voglia giudicare, quella che qualifica il colpo di stato, bensi la posizione sociale, di classe, dei colonialisti algerini, e il carattere fascista, anzi nazista, dello strumento materiale da essi usato, cioè i paracadutisti. Secondo: la passività e l'apatia delle masse popolari francesi non riflettono semplicemente un atteggiamento di attesa di fronte all'ambiguità di De Gaulle, ma esprimono una profonda sfiducia nelle istituzioni e nei partiti della Quarta Repubblica. Il primo punto non sembra offrire indicazioni nuove sugli sviluppi della lotta politica nella società capitalistica contemporanea. Da esso possiamo, se mai, ricavare una conferma alla vecchia tesi, ripetutamente collaudata, della precarietà del regime democratico borghese a causa della intrinseca incompatibilità fra le strutture del capitalismo monopolistico e le libertà democratiche. La guerra coloniale in Algeria ha portato il contrasto alla esasperazione e ha fornito ai gruppi piu reazionari l'occasione del ricorso alla violenza aperta. La dittatura di De Gaulle non è un arbitrato, ma è il risultato di una duplice violenza: quella perpetrata in Algeria e in Corsica e quella minacciata sul territorio francese. Il risultato disastroso delle dittature fasciste non è bastato a dissuadere i gruppi piu reazionari della borghesia dal ricorso alla violenza antidemocratica: questa rimane sempre un'ipotesi attuale, come abbiamo già avuto occasione di avvertire anche prima dei fatti di Francia. Ma guai a pensare· che la conferma di quella vecchia tesi suoni a convalida di tutte le vecchie formule. Prima di cantar vittoria in nome del dogma bisogna ascoltare la lezione dell'esperienza e applicare ad essa non l'interpretazione fazi_osa, ma l'analisi obiettiva. Nel secondo punto sono racchiusi gli elementi essenziali di tale lezione. Perché le masse popolari sono rimaste inerti di fronte alla violenza reazionaria? Sono state forse colte alla sprovvista da un fatto impreveduto e imprevedibile? Eppu.re il piu grande partito di Francia, il Partito comunista, aveva coltivato per decenni la diffidenza verso la democrazia borghese e aveva mantenuto ferme le sue riserve nei confronti della « via democratica >>, perché considerava valida .l'ipotesi della catastrofe del capitalismo e del ti- _Biblioteca Gino B.ianco
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