Passato e Presente - anno I - n. 4 - lug.-ago. 1958

474 Melina Insolera Baccelli, si stabiliva che l'esame -di licenza si svolgesse soltanto sul programma dell'ultimo anno di corso; conseguentemente si accordava la dispensa a chi avesse voti non inferiori al sette nello scrutinio finale dell'ultimo anno. I risultati non furono -però del tutto soddisfacenti e il criterio dell'esonero veniva reso pju severo nel Regolamento degli esami del 1904, art. 25: « Le prove d'esame di licenza da tutte le scuole medie sono obbligatorie. Gli alunni ne saranno tuttavia dispensati per quelle discipline nelle quali abbiamo ottenuto non meno di otto punti nel profitto e nella condotta allo scrutinio finale dell'ultimo anno di corso». Questo criterio restrittivo non fu adottato immediatamente, ma divenne effettivo con la legge del 14 giugno 1907 n. 324 che apportava degli emendamenti al Regolamento del 1904. Si cercava cioè di non diminuire l'importanza dell'esame finale; contemporaneamente però si abolivano gli esami trimestrali, sostituendoli con degli « esperimenti » meno tassativi e vincolanti. ,,, Ci si avviava cosf ad una migliore concezione della vita scolastica, in cui piu libero si potesse svolgere l'insegnamento svincolato. dalla necessità di continuamente giudicare e isolando anzi il momento del giudizio, cioè l'esame, rispetto alla normale attività della scuola. Dalla legge Casati si era fatto un enorme passo avanti verso la liberalizzazione della scuola. Si accordava maggiore fiducia all'efficienza della scuola e dei suoi insegnanti (ai quali nel 1906 fu dato un nuovo stato giuridico ed economico 1 , notevolmente migliorato; Luigi Rava, ministro della P. I. nel gabinetto Giolitti nel 1907, si vantava di avere portato il bilancio della scuola secondaria da diciotto a ventisette milioni; tutto il bilancio della P. I. era passato, dal 1900 da 49 a 85 milioni e giungerà nel 1912 a 94 e nel 1914 a 145 milion.i circa). Benché la politica scolastic~ seguita nel periodo giolittiano non fosse in grado di affrontare il problema di fondo, quello cioè di soddisfare alle sempre crescenti richieste d'istruzione delle classi popolari, né di porre gli scolari in condizioni di_eguaglianza, la scuola italiana poté allora godere di uno· dei periodj piu fiorenti della sua storia. Ben gravi erano i suoi limiti, ma la scuola non era costretta a vivere in una posizione di difesa e incominciavano a introdurvisi metodi d'insegnamento piu liberi e piu moderni. Però proprio in quegli anni Ei profila il ritorno dei cattolici alla politica militante, che subito si traduce, sul piano scolastico, nella richiesta di migliori condizioni per la scuola privata e, nell'intento che questa fosse equi- • parata ~Ile scuole dello Stato, nella richiesta di esami di Stato eguali sia per i provenienti dalla scuola statale che per i privatisti, cioè con commissioni estranee alle scuole di provenienza. Su questo concordano i cattolici di tutte le tendenze, perfino i modernisti della Lega democratica 1 R. D. 8 aprile 1906 nn. 141 e 142. La legge era ispirata dalla prima associazione democratica del personale della scuola, la Federazione nazionale insegnanti scuole medie, e in particolare da Salvemini. Biblioteca Gino Bianco .

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