Passato e Presente - anno I - n. 4 - lug.-ago. 1958

Origini del fascismo rientati, incapaci o impotenti. Il fascismo si afferma precisamente in un'epoca in cui non ha piu nessuna ragione d'essere, almeno nessuna delle ragioni per cui poteva mostrarsi come una reazione agli « e_ccessi >> del movimento operaio e socialista. Ha cessato di essere questa reazione per diventare senz'altro la reazione. Tesi questa che mira a sganciare la diagnosi di classe del fascismo da una meccanica e troppo semplice connessione tra « minaccia bolscevica » e catarsi fascista, e che è ancor piu chiaramente e articolatamente formulata dal Tasca nel capitolo conclusivo della sua indagine. Perché il fascismo ha preso piede mentre la sua necessità storica _quella almeno alla quale si richiamava - era scomparsa? Gli è che il fascismo non è stato un movimento difensivo che potesse contentarsi di un certo raddrizzamento della situazione; ma un'offensiva destinata, secondo il ben noto principio, a distruggere l'esercito e le posizioni avversarie. Solo con tal mezzo le caste privilegiate e specialmente gli agrari potevano conseguire il loro scopo, che non era quello di restaurare un determinato equilibrio, bensf di rovesciarlo a loro profitto. Il fatto che l'esercito avversario battesse in ritirata e cedesse terreno, non faceva che irrigidire la loro volontà di reazione e di rivincita. Quando Mussolini, verso la metà del 1921, ader{ per qualche settimana all'idea di stabilizzare la situazione sulla base di un compromesso, i fascisti delle zone rurali, fecero fallire il suo piano incoraggiati nella loro intransigenza da tutti i ceti conservatori. Il fascismo squadrista « sterminatore» è nato dalla congiunzione dell'offensiva capitalistica con le ambizioni e con gli appetiti di dati gruppi della piccola e media borghesia lasciati in secco dal riflusso della grande corrente della guerra, che per quattro anni li aveva portati in alto sui suoi flutti (p. 522). Manca, è vero, un'analisi o anche un qualche consistente accenno dei perduranti motivi della crisi strutturale che, assieme alle paure e alle vendette controrivoluzionarie, urgono verso una soluzione di forza antioperaia, facendo incontrare sulla stessa strada Giolitti e Mussolini e facendo convergere l'uno verso l'altro non solo per il disegno di questo di assimilare quello o per il tentativo. dell'uno di dare alla fine scacco matto all'altro, bensf anche per consentire a Giolitti quella politica di risanamento e di austerità (si pensi all'abolizione dei prezzi politici) che senza un movimento popolare incalzato e battuto dalla controffensiva fascista assai difficilmente .si sarebbe potuta realizzare. E si ind.ulge a qualche spunto felice e integratore, se si vuole, ma non certo sufficiente a ·dar conto del trapasso da fl11ssoa reflusso della generale crisi del dopoguerra, Biblioteca Gino Bianco I

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==