Passato e Presente - anno I - n. 4 - lug.-ago. 1958

Origini del fascismo anche una dimostrazione che nella primavera-estate 1921 egli ancora non riesce nemmeno a covare l'ambizione di dare la scalata alla vetta del potere politico, ponendosi come maggiore obiettivo quello di reinserirsi e semmai primeggiare in un grande schieramento di parte), e infine per dominare in tal modo i dissensi e le ribellioni che minano lo stesso campo fascista: assai esattamente il Tasca definisce la sottile e complessa azione svolta da Mussolini per il patto di pacificazione come « una lotta allo stesso tempo per il potere in seno al movimento fascista e una lotta per il potere in seno allo Stato » (pag. 222). In questo senso è interessante tutto l'ottavo capitolo, che analizza 11 congresso fascista di Roma, la lotta Grandi-Mussolini contro e pro il patto di pacificazione, la confusione dei motivi e degli interessi in contrasto, la trasformazione del movimento in partito, il protrarsi e l'ondeggiare della frizione tra fascismo e Stato liberale, e, su tutto, il librare piu scaltro e ardito di Mussolini che nella confusione riesce a foggiare gli strumenti della sua ambizione e della sua avventura: Mussolini aveva insistito in agosto sulla necessità di un programma. Adesso però [ dicembre 1921] che ha potuto foggiare il suo strumento, il partito, egli veglia affinché il programma non divenga a sua volta un osta• colo e non gli renda questo strumento troppo poco maneggevole. Non si è affatto convertito all'ideologia; ha voluto solamente vincere [ con l'organizzazione e la disciplina nel partito J la dissidenza degli squadristi. Gli occorre quel tanto di dottrina per poter tenere unito il partito senza irrigidirlo. Ma egli non vuole legarsi a niente, non vuole lasciare il regno del1' ~vventura, in cui si sente molto forte, per quello dei princip1, pieno di tranelli e senza vie di uscita. Egli vuole poter continuare a prendere ogni mattina l'idea di cui ha bisogno, secondo le possibili combinazioni delle forze da cui si deve difendere e a cui deve appoggiarsi. Le idee sono delle vele destinate a raccogliere i venti; hanno valore solo se facilitano la navigazione (p. 279). Altrettanto notevole e fine la ricostruzione - e prima di tutto l'individuazione - di quel capolavoro di rapidissima flessibilità e di astuto sabotaggio messo in opera da Mussolini nella crisi politico-parlamentare del febbraio 1922 per impedire una coalizione democratica antifascista sulla famosa « mozione Celli », che egli riuscf ad aggirare, facendovi invece incespicare e dissolvere la fragilissima consistenza della nebulosa democratica antifascista in formazione sull'orizzonte governativo (cfr. pp. 272-5). E la manovra ancora ripeté con successo nel luglio 1922 BibliotecaGino Bi·anco

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