Praxis ed empirismo 455 mento filologico e della spiegazione « penetrante >> degli eventi del passato, nella incidenza e nel significato che ebbero nel quadro dell'età loro, non dovrà impedirgli l'implicito riferimento al presente, per la formazione dei suoi criteri di scelta e per l'orientamento della sua valutazione: altrimenti egli sarà cronista, o magari « scienziato storico-sociale >>, ma non certo storico, vero storico. E un discorso analogo potrebbe farsi per gli altri tipi della riflessione critica, dalla filosofia all'economia. Potrà apparire questo un modesto risultato, se, in fine dei conti, tante discussioni sembrano, ad esempio, pervenire a inquadrare il compito dello storico nella luce in cui i veri storici l'hanno sempre concepito e attuato; eppure potrà risiedere proprio qui la verifica migliore della saldatura di certi orientamenti che, nonostante il discredito della parola, si possono continuare a chiamare ideologici, con le esigenze del retto conoscere, quali si configurano ai nostri tempi. Perché solo per questa via sembra appunto possibile il valere autonomo e insieme il reciproco confluire di una considerazione scientifico-sociologica e di una suggestione etico-politica in una interpretazione del mondo che sia anche effettivamente un farlo, o, se si preferisce, un cangiarla. FURIO DIAZ - , Biblioteca Gino Bi·anco
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