Passato e Presente - anno I - n. 4 - lug.-ago. 1958

454 Furio Diaz e la condizionatezza storica in cui quegli uomini si trovano essi stessi, in quanto inseriti nello sviluppo della società. Ciò, da un lato, importa la consapevolezza, che la riflessione critica deve non solo avere ma anche denunziare, di sfociare di continuo in prese di posizione, in affermazioni ideologico-pratiche; d'altro lato, si traduce nella necessità di confortare l'azione politica con una continua verifica dei propri criteri di interpretazione dei fatti, mediante il costante riferimento ai fatti stessi alla 1 uce di una esigenza di critica razionale. Certo, con ciò nòn è indicato come questo rinvigorimento del contatto e della circolazione fra idee e fatti debba concretamente articolarsi. Ma qui soccorre davvero quella distinzione che, al di là di ogni teorizzazione, opera effettivamente fra la riflessione critiea e la politica, fra l'atteggiamento dello studioso in quanto tale e quello del politico militante. Il filosofo, lo storico, il sociologo, lo scienziato dell'economia, ora come sempre, e anche - se è vero quel eh~ discende dalle precedenti considerazio~i - ora piu di setnpre, dovrà riportare continuamente la sua interpretazione, i suoi criteri di scelta e di selezione, il metodo critico che gli pt;rmette di costruire l'oggetto della sua conoscenza, ai « fatti ))·, alla rigorosa indagine di essi. E, ad esempio, è ancora un insegnamento della querelle sullo storicismo che nella storia, dei fatti come delle idee (anche se forse il bisogno è avvertito piu in questa, perché qui piu c'è da rivedere e correggere), la ricostruzione avvenga con il massimo sforzo di penetrazione e di adeguazione alla reale struttura, al significato che eventi e formazioni ideali ebbero nella· loro epoca, allo scopo di liberarsi da éerte impostazioni deforn1anti, talvolta radicate nella tradizione storiografica proprio per effetto del particolare angolo visuale di quelle concezioni del mondo che nella cultura moderna piu energicamente rivendicarono l'importanza o la primazia della conoscenza storica. Ora, ciò fac~ndo, neppure lo storico odierno sarà, né dovrà essere, « ideologicamente immune >>;ma plasmerà la sua considerazione storica in base a criteri di scelta e di elaborazione che ricaverà anche, mediatamente, dai suggerimenti pragmatici del mondo che lo circonda: e da questi suggerimenti si originerà anche l'esigenza di chiarezza, di rigore d'indagine nell'accertamento di tutti i motivi dello svolgimento storico, la quale andrà a costituire quel suo fondamentale criterio « storicistico>> che gli consentirà di ovviare alle deformazioni delle precedenti storiografie. Ma qui si arresterà il compito dello storico e a questo si limiteranno il suo contatto con il mondo della pratica, la sua funzione « etico-politica >>. Né la necessità del riferimento alla realtà attuale, né le suggestioni che da questa egli ricaverà per la costituzione della sua Weltanschauung e quindi dei suoi criteri storiografici, gl'imporranno altro che questo: altrimenti invece che storico egli diverrà propagandista politico. Come, d'altronde, l'esigenza dell'accertaiblioteca Gino Bianco

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