Passato e Presente - anno I - n. 4 - lug.-ago. 1958

Praxis ed empirismo 453 formulazioni troppo ideologiche, scettica di fronte alle promesse escatologiche che ne conseguono, è certo che il rimedio a questa situazione può esser dato solo da un rinnovato contatto con le « cose ». Un contatto che non si lasci imprigionare da schemi ideologici, forse in gran parte superati in quanto criteri di spiegazione dal cammino delle cose stesse. Ma un rimedio che si limitasse e s'isterilisse nella ripetizione di questo generico assunto, sarebbe esso stesso nient'altro che una formulazione schematica, vaga, inefficace. Soprattutto, e qui s'inserisce particolarmente la risultanza della « polemica sullo storicismo », l'affidarsi troppo al diretto e « oggettivo » contatto con le cose, per farne emergere come automaticamente le linee di una nuova programmazione ideologico-politica o dell'aggiornamento di una ideologia esistente, rischia di ripetere uno schematismo rovesciato, in cui alla mitizzazione della storia come svolgersi dello Spirito o dell'Idea o della ·Provvidenza, si sostituisca l'assunzione di un' assolutamente imparziale conoscenza anzi constatazione delle cose, condotta con la rigorosa obbiettività della scienza e dell'empiria, e abissalmente distinta da ogni interesse pragmatico, anche se poi sono le linee di un orientamento politico che dovrebbero emergerne. Quasi che le «cose» fossero fatti dati in sé e non elementi di una conoscenza che è già sempre interpretazione, selezione e scelta in base a criteri valutativi, con le suggestioni pratiche di cui ogni valutazione si nutre; e quasi, quindi, fosse davvero realizzabile l'ideale weberiano di quella riduzione del compito delle scienze storico-sociali alla « chiarezza )), una chiarezza che wdovrebbegarantire l'intelligenza del fatto sol con la rigida esclusione di ogni giudizio di valore. Certamente, quella situazione di distacco e di sfiducia, importa l'esigenza di rinnovate indagini sociologiche che studino con rigore e precisione i rapporti di condizionamento fra i fenomeni della realtà economica e politica; ma questo non potrà avvenire in una rigida messa fra parentesi di ogni impostazione ideologica, ma solo in un vivo processo di circolo e di ricambio fra la presa di posizione etico-politica e l'analisi delle cose. Sicché, reagire a certo iato fra il processo di bisogni, atteggiamenti, volizioni degli uomini viventi nella società attuale e la interpretazione di esso in funzione di un paradigma di azione pratico-politica, non può tradursi nella teorizzazione di indagini « assoluta1nente obbiettive e chiarificatrici», le quali, anziché chiarificare, approfondirebbero quel distacco stesso; e non può consistere nel far tabula rasa di tutto ciò che offrono· ancora le interpretazioni piu significative che la cultura contemporanea ha elaborato del mondo t: della storia. Né è possibile che, ridotta la visione storica ad una imparziale, adiafora diagnosi di fatti e di comportamenti, cadano poi dal cielo le idee per fare la nuova storia. Ma se c'è qualcosa che in proposito anche le recenti discussioni sullo storicismo ci hanno insegnato, questo è il legame di reciproca influenza fra la razionalità critica degli uomini che giudicano la storia Biblioteca Gino Bianco

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