• 452 Furio Diaz cultura in genere, e la filos~fia. in specie, non è mai di fatto, e di diritto non deve essere, neutrale e indifferente ))' perché il filosofo è proprio colui che « opera nel continuum dell'ethos storico, tradizionale )) per distruggerlo, rinnovarlo, fare uscire dalla tradizione la novità, e quindi, senza che la sua posizione filosofica implichi l'appartenenza ad un determinato partito, senza che egli debba mai farsi propagandista politico, la sua filosofia importa un'affermazione ideologica, politica, anche se le sue conseguenze piu che « politiche in senso stretto )> andranno definite (< etico-politiche )) 1 • Non sembra che anche da punti di vista filosofici diversi, sia possibile, sul piano della cultura contemporanea, della riflessione criti~a attuale, sentirsi distanti da questa « soluzione di buon senso del problema dei rapporti fra filosofia e politica )>. Per suo conto, la discussione sullo storicismo non può, a mio avviso, non sfociare in una indicazione analoga: se è vero che essa ci ha soprattutto fornito di cautela critica verso le mitizzazioni romantiche che alla storia fanno violenza sotto colore di esaltarla, e ci ha insegnato a porre il senso della storia in una spiegazione di eventi e comprensione di nessi che ci consenta di volgere la consapevolezza del passato alla edificazione del futuro. Naturalmente, forse la migliore caratteristica di queste soluzioni sembra consistere proprio nell'appellarsi ad un certo « buon senso )>contro la rigidezza delle teorizzazioni. Già Hume c'insegnava qualcosa, quando, istituendo il confronto fra « libertà civile e governo assoluto)), ammoniva che né lui né alcun altro nel suo secolo poteva forse pretendere di formulare un giudizio definitivo, perché « l'esperienza ulteriore)> poteva portare nuovi e diversi elementi - « cosf enormi rivoluzioni sono accadute negli affari umani e tanti eventi sono riusciti contrari all'aspettativa dei nostri predecessori, che sono sufficienti a destare il sospetto di ulteriori continui cambiamenti>> - ma qu~sto non gli impediva di illustrare minutamente « i grandi vantaggi della prima sul secondo)> e di trarre dalla_ storia l'insegnamento che « per quanto perfetta ... la forma monarchica possa apparire ad alcuni politici, essa è debitrice di tutte le perfezioni alla repubblicana >) e « deve prendere a prestito le sue leggi, e metodi e istituzioni, e conseguentemente la sua stabilità e il suo ordine dai governi liberi)> 2 • Dal qual punto sarà piu agevole tornare - 6nalmente, potrebbe dirsi, ma l'indicazione di queste considerazioni, nel senso di una compene~razione fra i due « momenti )), dovrebbe valere a giustificare quella che potrebbe apparire una continua digressione - all'argomento che ci si era proposto come centrale. Se la nostra società civile mostra come un distacco dalla società politica, se la nostra opinione pubblica appare disorientata e stanca delle 1 / . vi, pp. 239-245. z Cfr. HuME, Essays moral, politica/ and literary, London 1898, I, pp. 157 e 186. Biblioteca Gino Bianco
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