Passato e Presente - anno I - n. 4 - lug.-ago. 1958

Praxis ed empirismo 437 tanschauung di tipo comtiano (la legge dei tre stadi) o ad un baconismo rivissuto in clima feuerbachiano. Queste pagine cosI vigorose e taglienti, con i loro giudizi cosI drastici e spesso venati di sarcasmo, ci trasmettono forse piu una disposizione assiologica, per quanto ricca 1i spunti e di motivazioni teoretiche, che non una riflessione pacatamente problematica in cui r atteggiamento valutativo abbia raggiunto la sua catarsi. Il problema discusso è il seguente: esiste un'alternativa fra religione e scienza per cui l'accettazione di un termine implichi necessariamente_ l'esclusione dell'altro? Preti risponde risolutamente di SI: « Se la scienza è destinata ad avanzare, la religione è destinata a ritirarsi ulteriormente, sempre piu ai d~e estremi del politicismo e dell'intimità patologica. Alla fine non le rester~ altro regno che quello della nevrosi. Ma anche qui sarà minacciata dai medici, i quali vogliono curare e non propinare oppio >> ·(p. 205). Questa conclusione - diciamolo francamente - ci sembra eccessiva e, se da prendersi alla lettera, non accettabile. La scienza entra in diretto conflitto di competenze con la religione e automaticamente la soppianta, ove questa pretenda di farsi discorso cosmologico o di vincolare ai proprt presupposti la libertà della ricerca scientifica. Il copernicanismo galileiano, per citare un esempio illustre, mette incontestabilmente fuori gioco i passi geocentrici delle Sacre scritture, a meno che non si accetti di interpretarli nell'ambito di quel linguaggio quotidiano non rigoroso che Galileo stesso proponeva come via di soluzione per la Chiesa. Ma la scienza, come tale, non si incontra e non si scontra con la religione, né in quanto sentimento alieno da pretese di descrizione o esplicazione razionale, né in quanto problematica teologico-metafisica rifuggente dal compromettersi ! &ul terreno fénomenico, o meglio, degli- accadimenti empirici. Su questi due piani, psicologico-soggettivo e dogmatico-ontologico, la religione non può essere raggiunta e tolta di mezzo dalla scienza (sul secondo può esserlo soltanto dalla filosofia). Con il che - è ovvio - non si vuol certo suggerire allo scienziato di assumere un atteggiamento « agnostico >> nel senso mai abbastanza deprecato di fargli compiere una riverenza di fronte all' « inaccessibile >> e al1' « incoposcibile >>, ma solo ribadire - contro l'agnosticismo - che per lo scienziato in quanto tale certi problemi non esistono e certe preoccupazioni sono fuori causa. Tuttavia Preti amplia e radicalizza le proporzioni del conflitto, contrapponendo alla struttura mentale magico-mistica (religione) l'antagonistico atteggiamento tecnico-scientifico-sperimentale, sì che ai successi riportati da questo nel controllo dell'ambiente naturale corrisponderebbe il puntuale arretramento di quella: « A mano a mano che la tecnica si fortifica e la scienza estende il suo dominio, la magia e la teologia si ritirano >> (p. 195). E ancora: « Il vescovo perde d'autorità a misura che ne acquistano gli istituti .per la ricerca scientifiça >> (p. 192). Sarebbe assurdo negare la parte piu che Biblioteca Gino Bianco

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