Passato e Presente - anno I - n. 4 - lug.-ago. 1958

Praxis ed empirismo 431 e del significante allorché il criterio empiristico venga slargato e corroborato <lall'istanza pragmatico-operativa. In un capitolo di Prax1:s ed Empirismo, Preti rivaluta su un piano kantiano (sul piano della Dialettica, non dell 'Analitica trascendentale), la nozione di « mondo reale>>: « In che senso possiamo ammettere che l'esistenza di un mondo reale è un postulato della scienza? Forse soÌtanto in questo senso: che esso può servire come idea regolativa della scienza stessa. Si tratta infatti non di un concetto ma di un'idea, in senso kantiano: di qualcosa che no°: è mai dato e si antinomizza non appena viene considerato come dato>> (pp. 120-121). È dunque il carattere working di tale nozione, il fatto che essa valga da idea-guida contro la chiusura nel framn1 entarismo scientifico e che consenta di esprimere l'esigenza dell'unità della scienza, ciò che la rende valida e operativamente accettabile. Certamente si tratta di « esigenza » e non di « verità » (cioè di un tipo di asseribilità che non .è l'asseribilità controllata); ma esigenza - comunque - nel <{razionale», non nell'arbitrario, nell'emozionale, nel metafisico, come dovrebbe giocoforza giudicare un neopositivista «stretto» della prima maniera e anche, forse, un neopositivista piu « largo » della seconda, attenentesi al criterio meno rigido della confermabilità dell'enunciato. L'inserimento dell'istanza « praxista » nel corpo del nuovo positivismo · consentirebbe inoltre di superare, rendendo ad esse giustizia, le obiezioni assai significative mosse da Adorno all' « intelletto protocollare». Abbandonata la pretesa che il significante abbia il proprio fondamento nel perfetto immediato isomorfismo tra discorso e dato, si vengono a riconoscere, pur senza rinnegare l'empirismo, quei « tre passi di distanza» fra « pensiero » e «realtà» che Adorno rivendica 1 • E non li rivendica a caso, poiché, a parte ogni altra considerazione, la ripercussione in sede etico-politica di un « protocollarismo » assoluto è là p.untuale adesione allo « status quo», senza la mistificazione ideologica giustificatrice - è vero - ma anche senza 11 possibilità, riconosciuta come accettabile e tentabile, di ogni nuova e diversa prospettiva, di un emergente progetto innovatore da mettersi a cimento nella prassi. Abbiamo detto: « senza rinnegare l'empirismo », ma il senso di questo evitato rinnegamento deve essere chiarito, e può esserlo - crediamo - sulla base del passaggio da un empirismo come Weltanschauung, con la sua inevitabile carica metafisica, ad un empirismo come memento e come metodo, come impegno programmatico attuantesi nell'insieme degli effettivi procedimenti di controllo e di verifica 2 • Tutti sanno èhe il neopositivismo ha trovato o comunque ha cercato la strada per uscire dalle secche dell'angusto empirismo originario indipendentemente da ogni contatt_o diretto con il pensiero giovane-marxiano, ma è 1 Minima Moralia, Ed: Einaudi, 1954, pp. 118 sgg. 2 Cfr. l'importante scritto di ~~rcoLA ABBAGNANo: Sul concetto di esperienza, in ~< Rivista di Filosofia >>, gennaio 1958. Biblioteca Gino Bianco

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