. Franco Fergnani 5) Ma gioverà a portarci piu addentro nella problematica qui delineata, l'osservare che il ripensamento dell'istanza pragmatico-empiristica affacciata dal giovane Marx offre piu di uno spunto per confermare lo sviluppo della dottrina della verificazione in un senso contrario al paleoempirismo delle prime formulazioni. Il quale, come è noto, la racchiudeva entro limiti preclusivi e segregatori al di là dei quali restava tagliato fuori molto piu che non l'aborrita metafisica, data la presenza nel disco1 ~u ~c1entificodi enunciati di primaria importanza non suscettibili di diretta verificazione empirica. (E restava tagliata fuori, paradossalmente, la stessa affermazione preclusiva e segregatrice: scala da buttarsi via una volta giunti in cima). Analoga considerazione potrebbe farsi per le ipoteche realistiche che sul primo neopositivismo faceva pesare la concezione wittgensteiniana del pensiero come rappresenta~ione o imagine logica dei fatti (atomici). Il concetto di attività pratico-sensibile, mentre costituisce di per sé una posizione antagonistica rispetto ai caratteri recettivo-speculari del realismo tradizionale ed è quindi incompatibile con quello « schema puro di realismo metafisico uberhaupt » che è presentato dal Tractatus, suggerisce d'altro canto il ricorso ad un tipo di verificazione che non si riduce ad essere la diretta verificazione sensoriale dominante nella prima fase del positivismo logico (un enunciato è fornito di senso solo se è riducibile a proposizioni elementari, simboli di esperienze sensibili immediate), ma allude - come già si diceva - ad una verificazione di tipo operativo. In base ad essa un enunciato non potrà non essere riconosciuto fornito di senso e asseribile qualora ne sia verificabile e verificata l'operatività, l'efficacia funzionale, la capacità « teleologica >> di inserirsi in un ciclo di attività vitali e di guidarlo con esito positivo ai suoi fini. In termini ben noti: di trasformare una situazione dubbia e problematica in una situazione chiara e determinata. Non sarà inopportuno precisare che l'operativismo cui ci si riferisce, non può venir confuso con_ l'operational viewp.oint proposto e sostenuto dal fisico P. W. Bridgman 1 La verificazione operativo-sperimentale appartenente alla linea ideale Dewey-Marx (anche se il contributo esplicito del secondo si limita ad un suggestivo aforisma) va intesa, in senso lato, come ·collaudo della capacità del « materiale concettuale » a produrre situazioni risolte e unificate; mentre la verificazione operazionista dovrebbe consistere -. cosf almeno ci sembra - nella effettuabilità della traduzione di un concetto nel gruppo delle operazioni corrispondenti. Siamo quindi su piani diversi, benché tutt'altro che incompatibili. Ipotesi di lavoro, princip1 prescrittivi, postulati metodologici generali, esclusi dal dominio dell'avente senso qualora funzioni un criterio grettamente empiristico, trovano invece il posto che loro spetta nell'ambito del razionale . 1 Cfr. La logica della fisica moderna, Einaudi, 1952 e, sull'argomento, il saggio d1 V. SoMENZI in Il pensiero americano contemporaneo, già citato. Biblioteca Gino Bianco
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