Praxis ed empirismo rebbe possibilissimo costruire un sistema metafisico come sistema deduttivo, costituito da enunciati impeccabilmente derivati o dedotti da un insieme non contraddittorio di assiomi », egli sottolineava che un conto è avere sintatticamente senso e altro è pretendere a validità intersoggettiva: « a questo scopo è necessario che ci sia il cimento dell'esperienza - di una esperienza che sia intersoggettiva, ripetibile, controllabile in comune ... ». È, in fondo) la rivendicazione del « vedere insieme>> P?sta alla base della cultura democratica, in cui però il motivo della ostensibilità non deve essere interpretato in senso teoricista, pena il ritornare ad una concezione intuitivistica dell'esperienza, smarrendo completamente il senso dell'innesto della praxis nell'empiria. (A quel ritorno, comunque, Preti sbarra la porta: « ... Conoscenza implica già un orientamento attivo; conoscere è scegliere, sistemare... Si conosce quel che si vuole conoscere ... Si conosce veramente solo quello che si _vuol fare ... >>I)l verificare è un vedere insieme che è in continuità con il fare insieme. Se teniamo ferma l'esigenza marxiana dell'attività pratico-sensibile, ne risulta che la verificazione dovrà essere concepita in termini empirico-pragmatici; non solo e non tanto nel senso sopra indicato (irriducibilità delresperienza al « chiaro e distinto>> di natura gnoseologica) quanto nel senso della verifica operativa e in senso lato sperimentale, come suggerisce la seconda glossa a F euerbach: « La questione se al pensiero umano appartenga una verità oggettiva non è una questione teorica, ma pratica. È nell'attività pratica che l'uomo deve provare la verità, cioè la realtà e il potere del suo pensiero. La discussione sulla realtà o irrealtà di un pensiero che si isoli dalla prassi è una questìone puramente scolastica>> (Scheinproblem, si direbbe oggi). Ritorneremo piu avanti su questo punto che riteniamo di grande importanza. 3) Se la filosofia della prassi può e deve trovare la propria· « attuazione tecnica>> nell'empirismo logico in quanto serie di ricerche e di regole intorno alla verità e verificabilità dei discorsi, questo, d'altra parte, può e deve trovare il suo « arrière plan >>etico-filosofico, e quindi la possibilità di umana giustificazione, proprio nella filosofia della prassi. Nel capitolo « Autocoscienza sensibile e principio di verificazione», Preti svolge alcune importanti considerazioni sul carattere normativo-prescrittivo (non assertivo) degli enunciati metalinguistici in· cui si esprime il principio di verificazione 1 ; considerazioni che, mentre da un lato sono assai istruttive per chi ancora si illuda di cogliere l'intero neopositivismo in reato di flagrante ed autodistruttiva contraddizione per l'inverificabilità del principio di verifi1 Esse trovano riscontro anche nel precedente studio, già citato, dello stesso Preti: Le tre fasi del!' empirismo logico in « Rivista critica di storia della filosofia » (gennaio-febbraio 1954). « ... Il principio di verificazione, - scrive l'autore a conclusione del saggio - può intendersi come una regola motivata dall'esperienza storica dello sviluppo della scienza ... Perciò, contrariamente a quanto hanno detto molti critici, dietro al principio di verificazione non sta alcuna metafisica, sibbene delle amm1ss1oni empiriche e una volontà diretta verso certi Bibliote.ca Gino Bianco
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