Passato e Presente - anno I - n. 4 - lug.-ago. 1958

Franco Fergnani materialismo dialettico infatti, nonostante il suo appellarsi alla pratica e il suo ripudio di ogni « bios theoreticòs )>, rompe la continui~à azione-p~n .. siero e mantiene un'isola teoricistica, un momento contemplat1vo-apprens1vo corrispondente al « rispecchian1ento )) nella mente dell'oggetto « in sé )) su cui ci si propone dì agire. Esso non vede che « è la stessa P:as~i che viene a stabilire le dimensioni in cui devo conoscere l'oggetto, ossia 11 (presunto) presupposto dell'azione stessa, e che in fin dei conti ne fa un oggetto e un presupposto )> (p. 15). 2) Secondo Preti, il cardine della saldatura proposta è da vedersi nel rapporto di correlazione e di mutua dipendenza fra il principio di verificazione e la nozione di autocoscienza sensibile, rapporto tale che « la dottrina dell'autocoscienza sensibile, considerata come programma, richiede per realizzarsi l'uso sistematico del principio q.i verificazione; che questo, una volta ammesso, fonda quella; e finalmente che quella, ove occorresse, potrebbe fornire un possibile fondamento al principio di verificazione stesso >> (p. 32). Ci proponiamo di svolgere alcune rapide considerazioni (meri avvii ad un piu approfondito esame) nel dupl~ce intento d'interpretare le indicazioni date da Preti e se possibile di sviluppar le, in una direzione forse non del tutto coincidente ma neppure incompatibile con il suo complessivo discorso; e, piu in generale, di esporre come si configuri a nostro avviso, e attraverso quale gioco di influenze e contro-influenze, il rapporto tra filosofia della prassi ed empirismo logico. Tanto per non lasciare nulla implicito, facciamo presente che ciò che vien detto nella prima parte di questo scritto si propone come un contributo integrativo al programma attorno a cui si impernia Praxz·sed Empirismo, come tentativo d'indicare le vie lungo le quali potrebbe essere ulteriormente illustrato e portato a~cor piu a fondo. Opportunamente Preti indica nella nozione di autocoscienza sensibile « ii punto teoretico che meglio e piu definitivamente separa dall'idealismo hegeliano e neo-hegeliano quella serie di filosofi che fanno capo a Feuerbach - fra cui appunto il giovane Marx - e _dellaquale, forse inconsciamente ma non casualmente, fa parte anche Dewey )> (p. 22). In effetti la rivendicata autocoscienza sensibile è il leit-motz·v della polemica che Feuerbach e Marx conducono contro la sostantivazione post- kantiana dell'Io trascendentale e in generale contro l'idealismo speculativo tedesco « che pone lo spirito al posto dell'uomo reale e individuale)) (Sacra Famz"glia). L'autocoscienza sensibile è la consapevolezza di sé in primo luogo come ente finito (l'esistenzialismo di Feuerbach-Marx), in secondo luogo come « soggetto)) empiricamente osservabile, pubblico, aperto (comportamentismo in nuce della filosofia della prassi). Ora appunto, osserva Preti, l'autocoscienza sensibile non potrà articolarsi altro che in una serie di discipline empiriche, cioè di discipline a cui possa applicarsi il principio di verificazione, dovendo consistere di enunciati fattuali o per lo meno dovendo contenere una classe Biblioteca Gino Bianco

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