Passato e Presente - anno I - n. 4 - lug.-ago. 1958

Praxis ed empirismo il ritorno sarebbe sterile e anacronistico se non portasse a ripensare il nucleo primitivo delle idee marxiane nei termini dettati dall'odierna problematica filosofica ed epistemologica. . . . Queste poche (ed ovvie) considerazioni sono suffìc1_ent1a porr~ . 1n luce rattualità e il valore della tematica espressa da Praxis ed Empirismo, la sua piena rispondenza alle richieste piu vive dell'odierna situazione culturale e filosofica. Il programma egregiamente tracciato da Giulio Preti (l'innesto ciell'empirismo logico sul tronco della filosofia della prassi) si pone nella scia di quel moto di avvicinamento e di incontro fra neo-positivismo viennese e pragmatismo americano che fu il fatto filosofico saliente negli anni precedenti la guerra e che mirò a ricostituire, traendone tutte le conseguenze, l'unità di interessi (empiristici, economico-biologici, analitico- _linguistici) che era già presente nell'opera dei due principali precursori: 11 Peirce e il Mach. Indubbiamente alle spalle del libro di Preti vi è l'appello alla collaborazione fra le due correnti lanciato venti anni fa da Charles Morris in Logical positivism, pragmatism and scientific empiricism; ma ciò che differenzia l'intrapresa del pensatore americano da quella del pensatore italiano e che dà a quest'ultima un respiro piu ampio e profondo, è che, in primo luogo, il «pragmatismo>> è rappresentato qui dall'antropologia marxiana pur vista giustamente nella sua innegabile parentela ideale con lo strumentalismo del Dewey, e che, in secondo luogo, non si tratta di introdurre una dimensione pragmatica per dare concretezza biologica e sociologica ad una semiotica che rifiuta piu o meno illusoriamente di considerarsi filosofia, ma di giustificare da un punto di vista etico, storico-culturale e piu generalmente filosofico l'accettazione dell'empirismo logico (« la filosofia ·della praxis illumina e in un certo senso fonda i motivi dell'empirismo logico come scelta filosofica... ») Non solo, ma di fare della simbiosi tra i due movimenti il nerbo teoretico di un nuovo ethos culturale. Per questo il libro di Preti, che può naturalmente essere esaminato e apprezzato anche da angoli visuali diversi, riveste un'importanza difficilmente sopravvalutabile per chi sia particolarmente interessato agli sviluppi teoretici del marxismo. Al di là delle ormai scontate esortazioni al dialogo e degli inviti alle reciproche aperture, abbiamo qui il primo organico tentativo di mostrare in concreto la possibilità, anzi la necessità teoretica dell'operazio~1e di « innesto >>.Presupposto critico di tale operazione, mirante a portare alla luce e a rendere produttive riposte affinità, è la rottura dell'involucro «protezionistico>> rappresentato dal materialismo dialettico ufficiale 1 , di cui va rilevata l'incongruenza sia còn il principio relativizzante del materialismo storico, sia con il « praxismo >>marxiano. Il 1 Preti ne mette in luce, durante tutto il corso del libro, arretratezza e difetti pur riconoscendo - a p. I 24 - che esso presenta il vantaggio di conciliar; l'autonomia dei piani categoriali con la concezione unitaria del « mondo reale». Biblioteca Gino Bianco

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