« Welfare-State >> e Socialismo 421 revole ad una cultura piu diffusa: chi non lo è? Ma, nel mettere in guardia contro il « paternalismo >> riguardo a una tale politica, egli accetta come fissa l'attuale distribuzione dei valori culturali nella popolazione. Le argomentazioni del Crosland contro un eccessivo ed attivo intervento sulla struttura sociale ci dicono molto del suo abito mentale. Il cambiamento nell'Occidente è e deve essere graduale; non può essere artificialmente accelerato. I fondamenti filosofici dell'argomento sono familiari: si trovano in Hayek e Popper. Ma qui ci vengono da un socialista. Opponendosi alla confisca della proprietà, egli scrive: « Tutte le grandi fortune ed i patrimoni sarebbero improvvisamente distrutti e il grosso delle classi proprietarie (e piu particolarmente i proprietari terrieri e l'alta finanza che senza dubbio troverebbero una via di scampo parziale) si troverebbero catapultati in uno stato di grande confusione, con risultati sociali del tutto imprevedibili >> (p. 312). I proprietari terrieri e l'alta finanza non sono separati, come questa frase potrebbe far pensare, ed è divertente cogliere i timori del Crosland sul passaggio della proprietà e del potere da « stabili famiglie terriere >> a « speculatori nuovi ricchi >>. Non so fino a che punto il Crosland abbia approfondito le teorie sociali conservatrici; ma la sua posizione è chiara: « Il fatto è che una società come la nostra è un'unità organica - una "cosa che fila", secondo la frase _ di Mackinder - ed è cosf bene organizzata ed interdipendente nelle sue varie parti, basata com'è sull'equilibrio di tensioni, spinte e controspinte, che l'intervento in un punto avrebbe effetto su altri, numerosi e spesso inaspettati. Perciò non si possono dare colpi di una certa violenza per non correre il rischio di danneggiare l'intera struttura: non si dovrebbe scherzare trop·- po con la società; ci si può trovare davanti a spiacevoli sorprese della storia)) (p. 314). Il Crosland non vede, naturalmente, che le nòstre società sono già in preda a convulsioni acute: e avremmo il diritto di aspettarci --qualcosa di meglio, in fatto di proposte, da un nostro compagno. Il suo ottimistico convincimento che la Gran Bretagna e l'Occidente stiano andando oggi verso un'èra di abbondanza può essere o no giusto: ciò che scoraggia è la su~ accettazione · della nozione convenzionale_ di prosperità. Ho parlato, in questa nota, di una élite dirigente come di nuova classe sfruttatrice e dominante. L'idea non è molto chiara (soltanto Aron e Mills hanno fatto qualcosa per chiarirla) e non vorrei si credesse che io presuma di avere una risposta pronta. Ma se il socialismo significa soltanto un cortese bussare alle porte dei nostri padroni, allora una grande tradizione è in c~lossale disfatta. NoRMAN BIRNBAUM. 27 Biblioteca Gino Bianco
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