Passato e Presente - anno I - n. 4 - lug.-ago. 1958

Guerra atomica 533 di Kapitza a Stalin, il compatto silenzio dei tedeschi di fronte a Hitler, non hanno evitato né la costruzione della bomba, né la gara atomica in corso. Ci sarà sempre qualche long hair (e probabilmente i mediocri e i peggiori) a mettersi al servizio di q_µalche short hair militare. Né, d'altra parte, pensiamo che la scienza moderna possa procedere con carta e matita, o riga e compasso, al tavolino di singoli scienziati. Essa ha bisogno di impianti, di finanziamenti e di équipes enormi. E confermiamo di ritenere che fa parte della civiltà di una nazione il concedere alla scienza tutti i mezzi che richiede. Soltanto su questo presupposto, infatti, si può basare il principio di libertà di pensiero nell'epoca attuale: libertà che oggi non può essere intesa negativamente, come semplice no~-impedimento, ma positivamente, come attribuzione al pensiero dei mezzi necessari per realizzarsi. Pensare, all'altezza della strumentazione moderna, è poter pensare, essere messi in condizione di pensare. Senza mezzi non rimane che qualche volta, ma limitatamente, la teorizzazione e, soprattutto, la resistenza. Il resistere, tuttavia, se può anche costituire l'unica posizione eticamente ammissibile in difetto di una soluzione adeguata, non può, per ciò stess~, essere un far . scienza. La scienza moderna è, dunque, stretta in una morsa: se resiste alla « dolcezza>> tecnologica, che cova la ferocia distruttiva, compie l'unico atto po~sibile di autentica coscienza scientifica, ma deve rinunciare allo sviluppo scientifico; se accetta, tradisce la coscienza scientifica e per ciò stesso rinuncia a perseguire una autentica scienza umana. Come sarebbe possibile, infatti, chiamare «scienza>> una corsa che può. condurre all'annullamento di ogni azione e, quindi, della scienza stessa? Come potremmo essere noi così irriducibilmente paralizzati da una teologia scientifica da considerare scienza qualsiasi operazione che segua determinate regole non casuali, e perciò costretti ad ammettere come scientifici anche gli esperimenti dei medici nazisti nei campi di sterminio? È il generale Groves, capo e responsabile di tutti i lavori di Los Alamos, a suggerirci la tragica analogia. « Groves arrivò al punto di dichiarare pubblicamente, davanti a una commissione del Congresso, di aver sentito dire che la morte in seguito a radiazione era "piacevolissima" >>(p. 231 ). 8. Il deus ex machina della bomba atomica, Oppenheimer, crede oggi di poterci offrire una soluzione: « La nostra civiltà è mostruosa perché non sappiamo cosa fare della nostra potenza: abbiamo bisogno di filosofi >>. È la vecchia teoria della « compensazione », ancora una volta rispolverata. Le scienze naturali hanno ayuto uno sviluppo unilaterale abnorme, mentre le scienze morali e sociali sono rimaste in stato di arretratezza. Aumentiamo que~te ultime e l'equilibrio sarà ristabilito. 34 Biblioteca Gino Bianco •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==