Passato e Presente - anno I - n. 4 - lug.-ago. 1958

Roberto Guiducci nei celebri passi sull'immensità dell'ancora sconosciuto e indominato. Ma il senso è assolutamente, qui, capovolto. L'affacciarsi di Galileo sugli «infiniti abissi della scienza naturale>> e lo stare di Newton dinanzi all'inesplorato « grande Oceano della verità » erano accompagnati dallo sgomento del preludio. All'impotenza presente era unita invece la coscienza che si stessero aprendo la strada e la rotta verso una potenza progressivamente guadagnabile. Lo scienziato moderno ha ormai ottenuto questo potere, ha attraversato l'Oceano, ha colmato quegli abissi che sembravano senza fondo. Non è l'ignoto « naturale » che lo investe e lo travolge. Egli annega in quel lago « artificiale » che lui stesso è riuscito pazientemente a riempire cucchiaio per cucchiaio, portand~ a termine il magnifico lavoro del fanciullo, frainteso dal teologo Tommaso, di vuotare il mare « naturale » con la sua ciotola « umana ». È la sensazione avvertita da Frisch, dopo aver scoperto il processo di fissione che presiedette la possibilità di costruire la bomba. Egli scrive di essersi sentito « come uno che tutt' a un tratto, senza volerlo, si trovi ad aver catturato un elefante e non sappia poi che cosa farne » (p. 79, sott. mie). Ma solo pochi anni piu tardi l'esercito americano avrebbe saputo cosa farne ed il « gigantesco meccanismo » avrebbe ottenuto il «si» del Presidente degli Stati Uniti e dello scientific panel dei ricercatori stessi. Questi ultimi, anzi, fra cui Oppenheimer, arrivarono a scegliere « scientificamente >> 1~obiettivo: « Essendo prevedibile che i danni maggiori sarebbero stati provocati dall'esplosione e poi dal fuoco, gli obiettivi dovevano avere una grande percentuale di edifici in legno addossati l'uno all'altro, e comprendere altre costruzioni su cui lo spostamento d'aria e il fuoco potessero provocare il massimo danno... Perciò gli obiettivi scelti dovevano abbracciare una zona densamente costruita ... ». Hiroshima era una re.altà che bene poteva rispondere al « modello » sopradescritto. Con la sua distruzione si ebbe infatti l'esatta verifica «fisica» delle previsioni. Che altro? Gli scienziati atomici, secondo una loro espressione corrente, avevano fatto « soltanto il loro dovere ». 3. Nel nostro secolo la natura era divenuta realmente « corpo inorganico dell'uomo », ma dentro di lui essa sta ora anche compiendo rapidamente La sua vendetta. L'inorganic~ si ritraduce in organico, la storia in biologia. Il discrimine del « fare» marxiano non divide piu la storia dell'uomo da quella della natura. L'uomo, per tanti aspetti ormai libero dall'alienazione naturale, la sta riproducendo, la rifà con le sue mani. _Costruita una sua «natura», è costretto a patire di una « alienazione artificiale», non meno pesante e temibile della prima. Dominato e interiorizzato il « mondo esterno », si trova dinanzi come « esterno » il proprio mondo, tecnicamente e minuziosamente costruito Biblioteca Gino Bianco

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