Guerra atomica Su questa realtà, su questa sicurezza del rischio circoscritto, su questa previsione del pericolo delimitato, la specie ha puntato i piedi del genere; la vita, per vivere, ha pagato il suo obolo alla morte: ma di una parte, di una parte soltanto di sé. Si può cosf spiegare come l'idea di evoluzione, l'idea di progresso, l'idea dialettica, l'idea della lotta di classe si possano esser sotterraneamente nutrite di questo tragico gioco, e come il massimo degli umanesimi, il marxismo, abbia fondato la sua teoria sulle crisi e sulle catastrofi ed abbia covato la guerra, anche se da altri provocata, come segno di un possibile salto positivo. La scoperta della bomba atomica taglia a metà queste concezioni e le capovolge. E sarebbe davvero arduo, data l'immensità del passaggio, cercare precedenti, ad esempio nella teoria deweyana dell'esperienza abortita. Una esperienza abortita avrebbe potuto bloccare una situazione, ed anche peg- . giorarla. Ma la teoria non arrivava a prevedere, né comportava addirittura l'ipotesi della morte della madre, della fine dell'esperienza stessa. Bisogna, dunque, cercar di capire come siamo, oggi, arrivati a tanto. 2. Già Marx aveva avvertito, nel Capitale, l'urgenza di una « storia critica della tecnologia >>: « la storia degli organi produttivi dell'uomo sociale, base n1ateriale d'ogni organizzazione sociale, non sarebbe degna di tale ricerca? E non sarebbe piu facile il condurre tale impresa a buon fine, giacché, come dice Vico, la storia dell'uomo si distingue dalla storia della natura in ciò che abbiamo fatto quella e non questa? » · Un interessantissimo contributo a questa « storia >> è certo per noi la recente cronaca di Robert J ungk 1 sulle vicende degli scienziati atomici e sul come essi giunsero a « costruire >> la distruzione di Hiroscima e, di là da essa, a render possibile quella dell'intero pianeta. Ma non ci occuperemo qui del libro, che meriterà in altra sede e con il confronto di altri documenti, un'attenzione analitica. Qui ci basta coglierne alcuni nodi. Lo scandalo « Kapitza », trattenuto forzatamente nel 1934 in URSS, dove si era recato in visita, non fu che l'avvisaglia di un fenomeno ben piu vasto che avrebbe investito ben presto gli occidentali « scandalizzati >>. Kapitza, del resto, aveva predetto per tutti il destino degli scienziati nucleari: « Il progresso divora come il coccodrillo. Con mascelle d'acciaio, senza mai guardare indietro >> ( 1933), e quindi confermato: « Alla fin fine noi tutti non siamo che piccole particelle di una massa trascinata da una· corrente che chiamiamo destino. Al massimo riusciamo di tanto in tanto a discostarci un po' dalla nostra via e a nuotare a galla. La corrente ci dirige >> ( 1936). L'immagine può richiamare la modestia galileiana e newtoniana espressa 1 Gli apprendisti streg_oni, Torino 1958. Biblioteca Gino Bianco
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