Passato e Presente - anno I - n. 4 - lug.-ago. 1958

Note e commenti GUERRA ATOMI CA 1. Rispetto alla favola, quello che oggi non risponde nella espressione Zaubrerlehrlt:nge, at~ribuita agli scienziati atomici, è proprio il termine « apprendista>> che presuppone lo «stregone>> vero e proprio, che ci sa fare, che può dominare le cose, che è in grado di controllare i propri esperimenti o i fantasmi ben concreti da lui evocati. Se collocassimo, come sarebbe sociologicamente esatto, gli scienziati atomici in una classe o gruppo speciale soggetto alle autorità o autocrazie politiche, dovremmo per ciò stesso considerare Zaubrer le autocrazie, mentre esse subiscono o addirittura sono travolte dal prodotto (atomico) che pur hanno fatto fabbricare a loro servizio. L'immagine è dunque viziata e manca del soggetto. Non a caso, come vedremo. Perché il Soggetto trascende tanto gli apprendisti-stregoni scienziati quanto gli apprendisti-stregoni politici, benché i primi siano sottoposti ai secondi. Il vero Soggetto pare essersi fatto esterno, anche se i piani di distanza da esso sono molti e diversi. Non è nuovo alla tematica filosofica né il problema dell'alienazione, né quello, derivante dal primo, dell'ambivalenza della scoperta scientifica, considerata valutabile positivamente o negativamente secondo la determinazione soc,iale del suo uso. Tuttavia un filo accomuna le filosofie ottocentesche positivistiche o idealistiche ed anche le novecen~~sche neopositivistiche o prassistiche: la fiducia che ogni sviluppo contraèdittorio, anche attraverso j passaggi piu dolorosamente distruttivi ed involutivi, emerga ad un e sito; che la dialettica, insomma, regolarmente 1nunita di tesi ed antitesi, debba· necessariamente, ad una certa scadenza, produrre una sintesi superiore. I .conflitti, le guerre, le lotte piu tragiche della vita umana, sono viste, per quanto angosciosamente, come punti nodali, momenti di salto verso radicali assestamenti o altrettanto radicali rivoluzioni. Una volta scoppiata una guerra, si pensa di preordinarne la conclusione a proprio vantaggio e la si attraversa con la certezza di vivere, o con la illusione di vivere, al di là di essa, ad un altro livello. Crisi di crescenza, in breve, secondo i diversi, possibili, punti di vista. Di ogni lotta, dunque, si medita e programma la fine. Non ci si aspetta certamente in essa e da essa la fine del mondo. Biblioteca Gino Bianco

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