I laburisti norvegesi que riconosciuto la necessità che la Norvegia opponesse in sede di Patto Atlantico il veto al riarmo nucleare della Germania. La decisione colpf l'opinione pubblica scandinava. I dirigenti laburisti reagirono con sorpresa e con rabbia. Il segretario agli esteri dichiarò che la Norvegia non aveva diritto di porre il veto a una decisione della NATO. D'altro canto si ammise che ogni decisione doveva essere presa all'unanimità, essendo questa la prassi ininterrotta del Consiglio atlantico. Non è possibile soffermarsi sulle diverse tesi che· emersero nella succes-- siva discussione. Finora 230 mila lavoratori del sindacato, cioè circa la metà della mano d'opera organizzata in Norvegia, hanno appoggiato il «veto>>. In parlamento i deputati dissidenti si sono ritirati. È stato deciso che il prossimo Consiglio della NATO non tratterà l'argomento del riarmo tedesco. Lange ha promesso che, quando la questione sarà sollevata, il parlamento dovrà procedere a una discussione ampia ed esauriente. E il rinvio di essa è stato accettato da tutti. Alcuni elen1enti di grande significato politico sono venuti alla luce in questa occasione. Per prima cosa, il desiderio di negoziati all'interno del partito e dei sindacati è risultato piu vivace di quel che si sarebbe creduto. I deputati ne sono fortemente convinti, e sono disposti a ricorrere a consultazioni di base per sostenere le loro opinioni, cosa inaudita nella storia del . partito. ~ In secondo luogo, si è dimostrato che il partito è diviso sulla politica estera. Alcuni, come N ordhal e i sindacalisti, sono favorevoli al riarmo atomico della Germania occidentale. Altri prendono una via intermedia. Una solida maggioranza però sembra orientata in senso contrario, come è dimostrato dalla vastità della r._rotesta. Ciò significa che il partito e l'opinione pubblica in genere hanno voc~ in capitolo, in politica estera, ciò che avrà molto valore in avvenire. La direzione dovrà rivedere le proprie posizioni, se vuole far fronte all'opposizione interna. Può essere che questo ci debba procurare difficoltà con la NATO: ma se si dimostrasse chiaramente che non abbiamo alcun-a influenza nell'alleanza occidentale e se si avesse l'impressione che questa alleanza non sia disposta a ragionevoli accordi diplomatici con il blocco sovietico, si accrescerebbe una tendenza alla revisione dell'intera politica atlantica della Norvegia. Tutto questo ci dà forza di persuasione, estende la nostra polemica. Se la Norvegia e la Danimarca o anche soltanto la Danimarca uscissero dalla NATO, sarebbe un grosso colpo alla tradizionale politica dell'Occidente, si aprirebbe una frattura in tutto lo schieramento. Di qui la portata internazionale dell'azione dei deputati e dei sindacalisti norvegesi. Potranno ancora succedere molte cose, ma_un nuovo elemento si è inserito, ed ha cambiato il nostro clima politico, in questa disordinata ma promettente primavera norvegese. DAG HALVORSEN Biblioteca Gino Bi·anco
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