ssato resente 405 Povertàdelleformule: A. Caracciolo 412 WelfareState e socialismo:N. Birnbaum 422 Praxis ed empirismo:F. Fergnani,F. Diaz 45 6 Originidelfascismo: G. Carbone 469 Esami di stato e scuolalaica:M. Insolera 481 La crisifrancese:E. Morin, A. Giolitti 499 Quarta Internazionale:L. Maitan Note di Dan Avni, Halvorsen,Guiducci,Meana N. 4 - luglio-agosto 1958 Biblioteca Gino Bianco
Sommario Alberto Caracciolo, Povertà delleformule. Norman Birnbaum, « Welfare State» e socialismo. Filosofia della prassi ed empirismo logico: - Franco Fergnani, Pensieromarxiano eprincipio di verificazione. - Furio Diaz, Dopo la « polemicasullostoricismo ». ' REALTA ITALIANA Giuseppe Carbone, Opinioni sulleoriginidelfascismo. Melina Insolera, Esami di stato e scuolalaica. MONDO CONTEMPORANEO La crisi francese: - Edgard Morin, Le contraddizionidelgaullismo. - Antonio Giolitti, La lezionedellaFrancia. Livio Maitan, LeoneTrotzkij e il movimentodellaQuarta Internazionale. Dan Avni, H. Levy e la questioneebraicain URSS. Dag Halvorsen, I laburisti norvegesifra neutralità e riarmo. NOTE E COMMENTI Guerra atomica (Roberto Guiducci). Tra Belgradoe Mosca (Carlo Meana). SEGNALAZIONI a cura di Alberto Caracciolo, Alberto Merola, Claudio Pavone, Rosann.a Zerilli. Redazioni BOLOGNA - Via Mezzofanti 1 - Tel. 47.405. MILANO - Via Calatafimi 12 - Tel. 85.73.80. ROMA - Via Uffici del Vicario 49 - Tel. 68.19.86. Amministrazione TORINO - Via XX settembre 16. Segreteria di Redazione presso la Redazione romana. Abbonamenti Annuale L. 2400 (Italia). L. 4000 (Estero). Sostenitore L. 10 ooo (sul c. c. p. 2/15 265). Un fascicolo L. 500. Direttore responsabile Carlo Ripa cli Meana. BibliotecaGino Bianco · ·
POVERT A' DELLE FORMULE C'è stato un momento, due o tre anni fa, nel quale sembrava che si aprissero al pensiero socialista possibilità di rinnovato confronto, di liberazione da formule fatte, da provincialismi, da preconcette chiusure. Erano i mesi della caduta del mito staliniano e, con esso, di molte altre mitologie concatenate. Era il tempo di un tentativo di discorso fra l'esperienza russa del socialismo, quella laburista, quella jugoslava, fra diversi apporti del marxismo teorico e diversi filoni di ricerca sugli sviluppi della società contemporanea. In ogni luogo, e anche tra noi in Italia, era parso che stesse per iniziarsi una età di vivace ripresa di pensiero. Molte cose sono venute, dopo di allora, a turbare il processo appena intravisto. Aspri contrasti di Stati, di sfere di influenza, di classi, miopfe di uomi~i, hanno rialzato cortine di incomprensione. Sono ricominciate le asserzioni di incomunicabilità fra le diverse esperienze e diverse elaborazioni teoriche. Si è giunti fino al punto di affermare, di fronte al congresso dei comunisti jugoslavi, che ciò che è « errore » non si discute, neppure si confuta, va semplicemente condannato. E di come si _debba punire il « deviazionismo », sia pure esso richiesto da tutto un popolo e sostenuto dalla dirigenza comunista di un paese, si è voluto dare freddamente l'esempio con la fucilazione di vecchi militanti marxisti come Imre Nagy. Mentre, per altro verso, si riprende, da parte di certi socialisti-conservatori d'Occidente, a volere verso il comunismo sovietico non la discussione, ma la crociata. Anche in Italia pigrizia e conformismo hanno di nuovo gettato acqua sulle faville dello spirito critico e del pensiero creativo marxista. Epp·ure è appena di ieri un risultato elettorale che, nel momento stesso in cui presenta una sinistra forte e un partit~ socialista al centro di consensi crescenti, con_ la grande affermazione della Democrazia Cristiana sembra farci avvertiti di quale lavoro in profondità sia da svolgere per la messa a fuoco di programmi . di trasformazione della società nazionale. Lavoro che ha bisogno del libero e convergente apporto di tutti gli strumenti della ricerca, dell'aggiornamento critico, della previsione teorica. Biblioteca Gino Bianco
A. Caracciolo 2. L'aspetto piu grave delle intolleranze ideologiche imperanti non sta però forse nella lesione del diritto alla convivenza di diverse proposizioni teoriche come diritto di libertà. Sta nel fatto che stabilire un corpus ideologico valevole per ogni situazione e sotto ogni latitudine significa istituire un modello, proporre la ripetizione ad ogni altro ambiente di una esperienza e di una elaborazione di pensiero germogliata in un ambiente determinato, stroncare ogni volta le osservazioni e le tendenze originali che si vengono manifestando. Significa, in ultima analisi, esporsi alla condizione di non comprendere, di nbn controllare la molteplicità dei processi reali. E allora si ribellano i fatti. Agli sc~emi risponde in modo esplosivo l'Ungheria, della quale i governanti ignorano le esigenze profonde mentre sanno a memoria la storia dei bolscevichi, agli schemi si rifiuta la Gran Bretagna, intenta a ricercare una soluzione socialista nel quad~o del suo tradizionale laburismo. E ha ragione la Jugoslavia a vantare la coerenza del. suo procedere, in confronto a quello dei suoi vicini, come il risultato di non aver piegato la schiena a pressioni e modelli estranei. Si era tornato a parlare anche in campo comunista, negli anni scorsi, dell'esigenza di vie nazionali. Ma un po' alla volta questa ammissione è parsa troppo rischiosa, per la libertà d'azione e per la riflessione autonoma dei problemi specifici che sollecitava. Il fatto è che troppo spesso ormai ia teoria si è trasformata, da strumento per la comprensione dei movimenti sociali e guida per l'azione, in garanzia di coesione interna, di autorità. La ideologia si è trasformata in mito, la si coltiva piuttosto per la sua efficacia n,ella radunata e nella tensione delle forze, che per la sua acutezza critica. La divisione del mondo in blocchi contrapposti, la crescente estraneazione delle masse alla vicenda politica, consentono di mantenere qu,~sto gioco, di sott(arsi alle verifiche necessarie. La teoria sembra spezzata secondo .i confini di blocchi politici, sorda verso ciò che avviene al di là. In Occidente, il pensie'ro socialista inclina a considerare l'esperienza bolscevica e pressoché l'intero marxismo come cose -buone solo per qualche paese di ritardata civiltà, e ad accomodare la teoria e la politica ad . una illimitata convivenza col sistema dominante. Nel campo comunista, tende a chiu~ersi nelle formule e a restare povero di iniziativa e di ricambio di idee, chiuso com'è alle esperienze operaie dei grandi paesi capitalistici. 3. Grande è la responsabilità che si è assunta in questo senso il gruppo dirigente della Unione Sovietica durante alcuni decenni. Mentre procedeva nella propria battaglia, fra tentativi, successi ed errori, esso ha chiesto in sostanza a tutto il movimento mondiale di seguire la sua strada. Aveva da proporre un esempio largamente valido per una serie di paesi e assai meno valido per altri: ha creduto di poterlo estendere in ogni luogo. Biblioteca Gino Bianco
Povertà delle formule È venuto in tal modo a perdere la capacità di comprensione e previsione di realtà molto diverse come quella americana, inglese, come quella stessa dell'Europa continentale; con i suoi richiami alla disciplina ideologica, ha deteriorato questa capacità anche nei movimenti comunisti di questi paesi. E quando ha visto di non riuscire a incidere in situazioni cosi diverse, ne ha ricavato che per questi paesi non sareb~e ancora il tempo del socialismo, e che oggi la chiave di tutto risiederebbe nella avanzata dei popoli coloniali e in una strategia di Stati cqntro altri Stati. Come contentarsi di questo giudizio, che di fatto paralizza o porta a livello « diplomatico >>l'azione socialista e rivoluzionaria nei piu grandi paesi di civiltà capitalistica? Guardiamo i problemi semp~ifìcandoli al massimo, senza uno schema precostituito. Dovremo pur riflettere, allora, e darvi una spiegazione, al fatto singolare che la storia del socialismo dopo la rivoluzione russa appare come la storia di un'espansione rapida, sia pure in forme particolari, nelle zone relativamente arretrate, contadine, semicoloniali, e di una stagnazione, o dispersione addirittura, nei paesi capitalistici di punta. Fu detto, al tempo della rivoluzione russa, che questo era « impossibile )), che sconvolgeva la previsione di Marx perché « saltava>> la fase borghese. Fu contestata come antimarxista la teoria di Lenin, secondo cui la catena dell'imperialismo si rompe non necessariamente nel paese piu sviluppato, ma in quello piu carico di contraddizioni, cioè nel suo « anello piu debole>>. E ciò b~nché Lenin fosse convinto che l'altro anello piu debole, accanto a quello russo, risiedesse in Germania, e benché agguerrito e prossimo- alla rivoluzione apparisse in quel momento il movimento operaio anche in altri paesi di Europa e di America. A distanza di quarant'anni il problema si ripropone piu acuto che mai. Quando Zinovjev defini il leninismo come il marxismo di una rivoluzione incominciata in un paese dove predominano i contadini, Stalin lo criticò aspramente, ritenendo questo discorso troppo limitativo. Tuttavia proprio l'epoca staliniana· è stata quella delle rivoluzioni a base contadina di massa in Cina, nel Vietnam, nella Jugoslavia, dei moti dei diseredati nell'Indonesia e nel Guatemala e dell'arresto rivoluzionario nei paesi piu industrializzati. L'esempio russo per il proletariato di questi paesi, per quanto attraente specialmente nelle congiunture di crisi, non è risultato sufficiente a indicare una strada di concreta conquista socialista. Anche i movimenti piu legati - in _Italia, in Francia, altrove - a una direzione comunista, dopo aver conquistato larghe masse si sono venuti a trovare in una situazione di logorante attesa. 4. Il marxismo sov!etico, nel suo esclusivismo dogmatico, non poteva aiutare gran che il movimento operaio dei maggiori paesi capitalistici ad afferrare i problemi tipici a ciascuno di questi. E la frazione comunista BibliotecaGino Bi"anco
, A. Caracciolo del movimento, soprattutto là dove non aveva una tradizione popolare di qualche peso, si è ridotta a pensare al potere ed al socialismo come co~- seguenza dello scontro mondiale fra gli Stati piuttosto che della propria stessa azione: si è ridotta, per dir la alla buona, a contare soprattutto sulla Armata rossa e gli Sputnik. Per questo oggi il problema di una propria via al socialismo, per i paesi fortemente industrializzati e di antica ciYiltà borghese, si ripropone da capo. Il movimento operaio di questi paesi si è scisso nelle due posizioni opposte di chi considera l'esperienza sovietica come un modello e di chi la respinge condannandola in blocco. Esso ha, in definitiva, perso la capacità di dominare la realtà. Ci si trova a dover ripetere, con il Lenin dell'Estremismo, che da un lato alla Russia, alla quale fu facile iniziare la rivoluzione socialista, oggi è diventato difficile condurla a termine in tutte le sue implicazioni; e dall'altro nell'Europa occidentale e nell'America, dove forse sarà piu facile svilupparle, è difficile iniziare questa rivoluzione. Lenin diceva che « il socialismo è il potere sovietico piu la elettrificazione>>. Questo veramente è stato ed è il programma socialista per la metà meno evoluta dell'umanità: un potere sorto dalla spinta popolare, sommato a un'organizzazione delle forze produttive, un'elementare costruzione di industrie, di servizi, di strutture tecniche e civili. In che modo però si configura la prospettiva del socialismo alla classe operaia là dove domina una acquisizione storica molto diversa? Dal punto di vista del potere, nell'Italia della Costituzione repubblicana o nell'Inghilterra dell' habeas corpus le forze lavoratrici e gli individui, benché esclusi dalla direzione politica, hanno strappato diritti democratici e di autogoverno importanti, talora non ammessi nella Russia staliniana o nella Ungheria postbellica. Dal punto di vista della «elettrificazione)), pur avendo ognuno il suo Mezzogior110 o la sua Irlanda, i popoli di nazioni capitaiistiche avanzate non sono indotti a pensare .necessario un rovesciamento di regime per realizzarla. Il socialismo è oggi qualche cosa di piu e di diverso di quel che Lenin, nella Russia assediata e affamata, poteva proclamare. E' diverso prima di tutto nella Unione sovietica, progredita nella tecnica non solo elettrica ma nucleare e stratosferica, entrata in una fase di contraddizioni nuove tra forze produttive e organizzazione sociale, di lacune singolari nella democrazia politica e nella creazione culturale. Può essere altra cosa nei centri essenziali del sistema capitalistico, se saprà realizzare insieme l'abolizione della appropriazione privata e la democrazia socialista. Resta ancora, se si vuole, simile alla vecchia formula del potere sovietico piu la elettrificazione nei paesi semicoloniali, ma anche 11 in un contesto internazionale che propone subito esigenze di sviluppo ulteriori. 5. La realtà contemporanea nelle sue manifestazioni specifiche, contraddittorie, ma insieme collegate tra loro, chiede di essere messa in primo Biblioteca Gino Bianco ·
Povertà delle formule pi_ano di fronte agli schemi. Dalla conoscenza piu profonda di questa realtà. secondo un metodo che si confermi scientifico, può solo rinvigorirsi la teoria, diventare incisiva l'azione. Lo avvertiamo vivamente in Italia, dove persino le analisi piu prossime ed acute, come- quella di Gramsci sul rapporto Nord-Sud, non bastano oggi a guidare l'azione, irrigidite come sono in formule e non aggiornate adeguatamente. La classe operaia, antagonista del capitalismo e rivoluzionaria per eccellenza: questo uno dei cardini dell'analisi marxiana del mondo borghese, che non è , dato ritenere superata nel suo significato storico. Ma la situazione italiana da alcuni anni non attribuisce piu alla classe operaia, in molti casi, una posizione direttiva nel movimento. Perché questo? Come vi influiscono mutazioni strutturali o insufficienze politiche? Si tratta di un fenomeno transitorio, o prelude a nuovi schieramenti di classe? Davanti a questa serie di quesiti non si può contentarsi di un rimando ai testi. A meno di non cadere nelle volgari «ortodossie>> difese in Francia a proposito di pauperizzazione dei lavoratori, o di chiudersi nella attesa di « conferme >>che dovranno un giorno venire, e impedendosi intanto di riconoscere le cose, prevederle, dominarle. Lo Stato borghese non si conquista o trasforma, si distrugge semplicemente: questa un'altra affermazione classica, pronunziata all'indomani della Comune di Parigi e ribadita da Lenin nella polemica con Karl Kautsky. Ma questa concezione di attacco frontale, mentre si è realizzata nei paesi dove lo Stato manca di un'articolazione profonda nel tessuto sociale, non ha trovato conferma né in Italia, né in alcuno dei paesi di antica tradizione e organizzazione borghese. Si è ricercata anzi, in questi paesi, una via diversa che poggia sulla realizzazione di riforme di struttura capaci di incidere sul potere dei monopoli. Sicché la definizione di una prospettiva rivoluzionaria non basata sul generico, dottrinario richiamo alla Zerbrechung è all'ordine del giorno nel movimento operaio, quando esso non voglia accontentarsi di aspettare il ritorno disciplinato della real~à nel classico schema. In termini analoghi si pone il problema dello Stato e della ·democrazia politica. Filippo Turati scriveva _contrariato, dinanzi alla rivoluzione russa, che il parlamento sta al soviet come la città sta all'orda barbarica. Lenin e Trotzkij, nel polemizzare con i detrattori dell'Ottobre, esaltavano invece nel ~oviet la form~ piu diretta e completa di democrazia. Oggi poi nella Russia, nella Cina, nella Cecoslovacchia non esiste piu né la democrazia dei soviet o dei consigli, né quella di tipo parlamentare, ma una singolare struttura del potere che· fa centro essenzialmente sulla tecnocrazia e sul partito. A proposito di forme statuali e di autogoverno, e quindi anche dei modi per la conquista di un potere rivoluzionario, è dunque apertissima la discussione. Che non può ridursi alla generalizzazione del modello russo, di prima o di seconda maniera, né contentarsi di proclamare l'esistenza di BibliotecaGino Bi.anca
410 A. Caracciolo una « via nazionale)), ma deve costruire quest'ultima tenendo conto di una grande varietà di luoghi, di storia, di tradizione. · Quando questo ordine di problemi venga esaminato non a sé, ma nel contesto economico, sociologico e culturale, dalla ricerca dei singoli fenomeni si potrà anche per esso risalire ad alcuni tratti comuni ai paesi di antica civiltà borghese. Sulla frase « civiltà occidentale)), oppure - persino in storici valorosi - di « civiltà atlantica)), si sono dette molte banalità, a copertura della leadership americana e dell'antisovietismo. Tuttavia, senza dubbio, nei paesi capitalisticamente sviluppati ci si trova di fronte a un intreccio costante di forme molteplici di associazioni e di potere che trovano scarsa rispondenza i.n paesi d'altro tipo: dai parlamenti alle commissioni interne di fabbrica, da un sindacato variamente articolato ad enti economici di Stato e ad organismi di vita locale. In questo ambito tocca muoversi, e l'attacco al potere statale non si riduce allora a una fulminea conquista di poche posizioni chiave, da parte di un pugno di combattenti che guidano masse relativamente indifferenziate, come sta accadendo nei paesi semicoloniali, ma diventa costruzione di istituti nascenti dall'intimo della produzione, trasformazione in un quadro socialista di preesistenti strumenti politici e acquisizioni civili, coscienza diffusa dei nuclei sociali decisivi. 6. Simili questioni, ed altre con esse, attirano la nostra attenzione per la loro importanza in un paese come l'Italia. Non sono però esclusivamente italiane, ma sembrano riferibili, in forma abbastànza analoga, a una serie di paesi capitalistici sviluppati e di lunga tradizione democratico-borghese. L'analisi che si richiede è dunque specifica - locale, di azienda, di gruppo - ed è internazionale, nel senso che interessa per analogia una serie di grandi· paesi, e per interdipendenza l'intero sistema mondiale. E' un'analisi nella quale il momento induttivo deve assumere speciale rilievo, anche se si muove nella verifica continua di leggi piu generali. Il capitalismo della metropoli vive, legando parzialmente a sé la stessa classe operaia, per i margini di sopraprofitto che gli offre lo sfruttamento di aree arretrate. Questa l'essenza di un ragionamento presentato per la prima volta, e in forma rigorosa, nell '/ mperialismo di Lenin. Ridotto via via ad un assioma, interpretato alla luce di una sola esperienza particolare, da esso si è fatto discendere, da un lato, che il capitalismo ..nei paesi piu progrediti vive in modo artificiale, come un gigante d'argilla sempre alla vigilia del crollo, e dall'altro che la rivoluzione continuerà ad espandersi nelle zone semicoloniali mentre in quelle della metropoli segnerà il passo. Da esso è derivato inoltre, piu o meno consapevole ed esplicito, il concetto di una lotta al capitalismo condotta dall'esterno dei suoi gangli essenziali, attraverso l'erosione dei suoi mercati, delle sue appendici coloniali, del suo spazio di influenza. Concetto irto di pericoli per il genuino internazionalismo operaio, e che esige logicamente un ferreo centralismo su scala mondiale, lasciando BibliotecaGino Bianco ·
Povertà delle formule 41 I al movimento dei paesi piu sviluppati poco piu che la preparazione di un « incontro )) con le forze che, in un modo ieri arretrato ed oggi socialista, colpiranno a morte i suoi antagonisti di classe. Che cosa debba valere per i paesi capitalistici avanzati al posto di questa teoria catastrofica ed essenzialmente «contadina)), si deve chiedere allo sviluppo libero, e in pari tempo non avventuroso o arbitrario, della ricerca scientifica. Il punto decisivo resta nella corretta interpretazione dei fatti dello s~iluppo economico, del progresso tecnico, delle trasformazioni sociali del capitalismo contemporaneo, da condurre con la stessa paziente ed illuminata ricerca che Lenin fece per la Rus~ia di fine secolo. E' di questo genere lo sforzo iniziato, con maggiore o minor fortuna, da studiosi specialmente inglesi, americani, polacchi, francesi. Esso si è posto fin qui come primo compito di riconoscere le cause che rendono possibile un rinnovato sviluppo ed equilibrio nel capitalismo piu avanzato, pur dopo la perdita di mercati decisivi e l'estensione del potere degli oligopoli. E il compito non poteva essere altro, per degli studiosi che non vogliano condannarsi al ruolo di Cassandre di un imperialismo sempre agonizzante. Ma la discussione avrà tanto piu interesse, quanto piu vi si accompagnerà l'analisi delle nuove contraddizioni e difficoltà che il sistema porta nel proprio seno, dopo averne superate di antiche. Perché questa analisi può fornire essen... ziali dati all'azione operaia, come azione volta a risolvere, in definitiva, il contrasto tra le forze di produzione e i rapporti sociali di una società di classi. Né si farebbe scienza, o si darebbero armi alla lotta politica, se si rinunziasse a questo approfondimento nell'intimo della società capitalistica, nei suoi gangli essenziali, riducendosi a sommari di economia politica che paiono breviari di una dottrina impagliata. ALBERTO CARACCIOLO BibliotecaGino Bianco
• « WELF ARE-STATE )) E SOCIALISMO I leaders del socialismo britannico hanno ritenuto e ritengono che i voti marginali della piccola borghesia possanq essere guadagnati dal partito laburista soltanto se quest'ultimo abbandona ogni combattività. A tale teoria e pratica della dirigenza laburista, che risulta liquidatoria della azione socialista, gli osservatori stranieri reagiranno in maniera prevedibile. Gli eur9pei che hanno sperimentato la SFIO francese e il SPD tedesco, nonché il saragattismo italiano, potranno registrare un altro collasso socialdemocratico. Quanto agli americani, si. domanderanno certo se possa qualificarsi come socialista un programma di inasprimento delle tasse di successione, di aumento delle pensioni per la vecchiaia, di riforma dell'istruzione e di aumento delle sovvenzioni statali alle arti. E forse saranno piuttosto meravigliati nell'apprendere che una eminente figura del partito laburista, ex deputato e professore univer~itario, indichi ai socialisti britannici, quale paese degno per molti aspetti di essere imitato, proprio gli Stati Uniti. Questo invito è stato rivolto alla sinistra inglese da C.A.R. Crosland nel suo libro dedicato al futuro del socialismo (The future of Socialism, Jonathan Cape, London 1956). Il libro, di cui il presente scritto si occupa, è notevole per la spigliata insensibilità del suo autore; Crosland infatti analizza molte formule, ma si attiene ad un sol criterio ed in base a1 esso egli misura le aspirazioni socialiste col metro della· realtà cont_emporanea, egli si lascia, cioè, prendere la mano dall'aspetto esteriore delle cose e trascura l'analisi in profondità; troppo superficialmente empirico per avventurarsi oltre i fatti epidermici, Crosland si fa completan1ente dominare da essi. La « generalizzazione del presente )) è una caratteristica ricorrente del pensiero conservatore: è pertanto piuttosto singolare che tale impostazione caratterizzi anche il tentativo di rimettere in discussione la politica del partito laburista. Benché ciò possa apparire strano, non possiamo tuttavia dire di essere stati colti di sorpresa. Proprio il successo del partito ha sviluppato ...in maniera notevole l'adattamento e l'attaccamento di molti laburisti all'attuale sistema sociale britannico, e ciò è soprattutto vero per quei dirigenti di provenienza borghese di cui Crosland si fa portavoce. Di tale atteggiamento l'autore tiene gran conto nella sua disamina della politica laburista, e non · Biblioteca Gino Bianco
« Welfare-State >> e Socialismo solo per tatticismo; malgrado la propria ripugnanza per l'attuale compagine sociale inglese, egli ritiene in buona fede che, sostanzialmente, vi sia molto piu da conservare che da mutare nell'Inghilterra contemporanea. Tale tesi è di notevole interesse in quanto riflette l'atteggiamento politico dominante nel partito· laburista. Il libro di Crosland è un tipico saggio di apologetica che richiede una risposta, necessaria quanto difficile, da parte della sinistra. Ma prima di entrare nel merito dell'opera sarà bene dare uno sguardo alla situazione che l'ha prodotta. Sembra che il successo del laburismo abbia ridotto la combattività di questo partito e abbia diminuito la propensione dell'elettorato ad accettare cambiamenti radicali nella struttura sociale ed economica del paese. Ma l'immobilismo del partito è in parte dovuto anche al magistrale contrattacco conservatore, tanto fortunato quanto abile. L'attuale atmosfera politica in Gran Bretagna (come in America e nella Germania occidentale) è in certa misura dominata da una psicologia ottimistica. Non sono molti gli inglesi che vogliano guardare al di là dei loro nasi, alla ricerca di qualcosa di piu che nuove case, apparecchi TV, automobili, e vacanze. Anche la minaccia dell'estrema rovina, che incombeva sull'isola durante la guerra, sembra dimenticata, e non se1nbra finora che l'opinione pubblica partecipi al dibattito ~ sul pericolo delle esplosioni termonucleari con emozione veramente profonda. L'ondata di panico dopo la tragicommedia di Suez interessava principalmente quanti temevano che il benessere finisse. La diminuzione della - povertà ha infiacchito le istanze socialiste dei politici del medio ceto, un tempo affiitti da cattiva coscienza. E poiché molti sindacalisti hanno tendenze piccolo-borghesi, come del resto molti operai inglesi, là prosperità ha influito su di loro in modo analogo. La fede socialista quindi si è diluita nella benevola e indefinita opinione che si deve fare giustizia, accompagnata dalla convinzione che questa giustizia praticamente è già stata fatta. E si aggiunga a ciò la tendenza di molti sindacalisti a perseguire solamente la difesa dei piu ristretti interessi di categoria. Coloro che, come il Crosland, .non vedono né un male né un grande pericolo nella situazione attuale, scambiano una specie di equilibrio temporaneo per una situazione a lungo termine. Questo equilibrio ha già subito notevoli scosse da quando il Crosland scriveva il suo libro: ma allora come oggi era già possibile vedere quanta tensione esistesse appena al di sotto della super-- ficie. La prosperità non è l'elemento piu i~portante nella scena politica con- ~emporanea della Gran Bretagna, è piu importante l'uso che di questa prosperità è stato fatto. Anche prima della vittoria conservatrice del 1951 aveva avuto inizio un notevole .riflusso conservatore. Il riflusso, politico nel suo significato e soprattutto nelle sue conseguenze, non appariva tale, e questo è· stato un grande vantaggio per i conservatori. Il loro ritorno ha ripristinato Biblioteca Gino Bianco
N orman Birnbaum valori connessi con un sistema di classe pre-bellico, ~d in questo vecchio-nuovo sistema sono stati attirati, in notevole misura, elementi degli strati medi e superiori della nuova dislocazione di classe. Il culto della Monarchia, la gerarchia di onori e titoli rappresentatà dalla Corona - l'assurdo e ripugnante complesso di adulazioni connesse a questo culto - tutto ciò è indispensabile a questo ritorno conservatore, particolarmente nelle classi meno elevate (intellettuali come MacMillan non credono, naturalmente, alle \oro dichiarazioni pubbliche sulla Monarchia, e quelli che dicono ciò che molti pensano, come l'innocente e sincero Lord conservatore Altrincham, o il giornalista iconoclasta Muggeridge, vengono ferocemente aggrediti). La massa considera legittima immagine delle proprie aspirazioni un fantastico modo di vivere che sembra conciliare la « vita semplice>> in una casa di campagna con i piaceri piu raffinati degli elementi dorati della società. La famiglia .reale, che si mostra in campagna a cavallo, ed in• compagnia di vedette del cinema nei night club, fa molto per consolidare questa immagine. Inoltre essa assolve naturalmente a un certo numero di indefinite e indefinibili funzioni « ufficiali >>,con cui convince la parte puritana della piccola borghesia che il suo piacere è ben guadagnato. Gli operai e la piccola borghesia non godono che dei piaceri sostitutivi che possono trarre da questa immagine: ma accettandola - se non altro per necessità di alternativa - si chiudono a ogni interesse socialista. I conservatori sono stati in grado infatti di dipingere il partito laburista come il nemico del benessere, come in effetti dovrebbe essere se per benessere si intende tutto ciò. E il Crosland, come vedremo, rifiutando una politica socialista culturalmente aggressiva ha esplicitamente dimostrato come la propaganda conservatrice abbia riportato vittoria su questo terreno. · Gli operai e gran parte della borghesia sono inoltre sottoposti ad uno stesso tipo di propaganda di massa. Il modo di vita dei due strati sta cominciando a livellarsi, particolarmente tra i giovani. Ma la t~nsione tra essi si è acuita, specialmente a causa dell'ostilità della borghesia. Un certo disprezzo per gli operai, la convinzione che essi abbiano molto di piu di quello che meritano, si diffonde dalla piccola borghesia fino ai clubs londinesi, suscitando notevole malcontento in vari settori del ceto medio. Ci sono gruppi in relativo declino, tassati ad un livello mai raggiunto. prima, furiosi per la scomparsa della mano d'opera domestica a buon mercato e umiliati per la propria incapacità a raggiungere i cosiddetti inaccessibili doni della vita. Ci sono gruppi in ascesa, ansiosi di godere indisturbati un livello di vita al quale desidererebbero ·abituarsi. Il risentimento da solo non può produrre unq politica, ma il Crosland ignora il minaccioso potenziale di questa situazione. La distruzione dell'attuale equilibrio politico, già iniziata, ruò scatenare ancora queste forze, come già al tempo di Suez, soprattutto Bibliotec·a Gino Bianco
« Welfare-State » e Socialismo . perché il declino çell'Inghilterra come potenza mondiale - fonte di disagio personale per milioni di inglesi - è inarrestabile. C.A.R. Crosland è troppo intento alla attuale favorevole congiuntura economica e al suo eventuale perdurare all'infinito per trovare altre analogie per l'Inghilterra che non siano gli Stati Uniti. Ancora qualche altro infortunio economico e politico, e la Germania di Wèimar potrebbe rappresentarne un piu coerente termine di paragone. (Donald MacRae, u~o dei piu cauti scozzesi di Inghilterra, ha indicato la Francia dopo il 1918 come l'analogia migliore). Ma ho detto abbastanza per sottolineare che esistono notevoli ragioni per essere poco ottimisti su ciò che seguirà al presente equilibrio instabile nella politica britannica. ·Intanto, pur essendo tale equilibrio già in dissoluzione, gli intellettuali ' si sono presi la briga di legittimarlo. Il successore di Harold Laski alla London School of Economics (un istituto divenuto necessariamente rispettabile) è Michael Oakeshott, che si è affermato con una filosofia politica il cui presupposto è che la migliore politica consiste nel non fare niente. Altri h,anno celebrato l'èra della burocrazia, spiegando che tutti i problemi politici sono in effetti problemi amministrativi.· Altri ancora hanno assicurato alla perplessa élite britannica, talvolta con l'aiuto di professori americani, che Platone certamente si sarebbe identificato con i suoi reggitori-filosofi. In .questa atmosfera, la protesta verso qualunque cosa - tranne che contro i protestatari - è considerata di pessimo gusto. In- breve, un importante settore della intellighentsia ha dichiarato che viviamo, se non nel migliore dei thondi possibile, nel quasi unico mondo possibile. E questo, almeno, vuole goderselo. La sua soddisfazione è stata però contestata da un'altra parte dell'intellighèntsia, che segue il principio di non godere di nulla che piaccia ai conformisti. Gli Angry Young Men, la cui esplosione sulla scena inglese seguf la dichiarazione fatta da un eminente anglofilo sulla morte dell'opposizione in Inghilterra, sono spesso visibilmente apolitici. Ma le, loro aspira- .zioni sono sempre di destra: il feticismo del gusto, le esagerazioni della coscienza di classe, la tendenza a raggiungere ciò che è chiamato T he Establishment, cioè. la ristretta cerchia di per"sonalità universitarie, ecclesiastici, alti burocrati, direttori d~lla radio, e personaggi svariati che dominano la nazione come un comitato d'affari. Il Crosland in verità discute molte cose della società inglese che questi letterati non amano. Ma lo stile del suo libro, e il suo carattere, lo qualificano come un giovane « per bene>>. Il libro del Crosland non riesce a toccare la dura realtà della società inglese. Le premesse di fatto da cui parte sono piuttosto poche e piuttosto semplici. La tesi principale è che il capitalismo è stato aggirato. Tendenze << irreversibili >>rendono impossibile sia la disocc·upazione su larga scala che notevoJi abbassamenti del livello di vita degli operai, cos1 come la concentra- . Biblioteca Gino Bianco
Norman Birnbaum zione del potere politico nelle mani dei proprietari. In effetti, la proprietà industriale non è posseduta nel senso tradizionale: è amministrata. E gli amministratori sono soggetti alle disposizioni dei governi, a loro volta dipendenti dai voti di un popolo che desidera il mantenimento, anzi l'estensione, dello stato di benessere. Misure fiscali tributarie, unitamente a un m1nimo di nazionalizzazione e a_un considerevole allargamento dei servizi sociali, sono sufficienti - e lo saranno in futuro - a ottenere una grossolana redistribuzione dei redditi. Le organizzazioni sindacali e il partito laburista, analogamente, hanno realizzato una redistribuzione del potere economico e politico. I dirigenti industriali e i leaders conservatori sono generalmente illuminati. I primi si considerano pubblici fiduciari e non si comportano come plutocrati; gli ultimi differiscono dai laburisti per i mezzi, non per ·i fini. Il guaio della società inglese consiste nella sopravvivenza di sperequazioni nella distribuzione della ricchezza : può darsi che sia uno « stato di benessere >> ma non è uno « stato di giustizia». Unitamente a queste ineguaglianze, il Crosland deplora la persistenza di atteggiamenti classisti piu consoni, secondo lui, ai primi stadi del capitalismo che allo stato di benessere. Questo egli intende quando dichiara: << È del tutto esatto affermare sia che in Inghilterra permane in notevole misura una società "classista", sia affermare che non esiste una classe dirigente in stretto senso marxiano o economico » (p. 41). La politica laburista ora - egli dichiara - dovrebbe tendere a modificare que$te situazioni. Ciò può esser f~tto, a suo giudizio, senza ulteriori alterazioni strutturali nel sistema delle classi. I cambiamenti necessari hanno già avuto luogo e « ... lo schema intellettuale entro cui si svolgeva la ·maggior parte delle discussioni socialiste prebelliche è in gran parte superato, anzitutto per il fatto che l'economia si sta sviluppando con rapidità e secondariamente per il fatto che adesso abbiamo una configurazione completa~ente diversa del potere economico » (p. 41). Poiché l'autore sottolinea fortemente la sostituzione _dci proprietari con i tecnici, ci si aspetterebbe una analisi socialista della funzione di questi ultimi, che hanno poteri enormi. Egli sa certamente che la burocrazia è un problema di fondo di tutte le società indùstriali, dichiara però che « le forme del potere burocratico e dei tecnici hanno poco a che fare sia col socialismo, il quale storicamente è diretto soltanto contro il potere economico espresso in rapporti privati, sia con il capitalismo. È un problema politico e sociologico di vaste dimensioni, che si presenta adesso con pari evidenza nella burocrazia statale, nei sindacati, nelle industrie nazionalizzate, nei partiti politici, cosf come nelle industrie private >> (p. 521 ). Tutte le definizioni sono arbitrarie, naturalmente, ma con la sua arbitrarietà il Crosland si dà un certo vantaggio. Egli ritiene che il socialismo riguardi soltanto il problema della sostituzione della proprietà c~pitalistica; egli ignora, a questo rigué}rdo almeno, che r obiettivo finale del socialismo è la liberazione da tutte le forme di domiBiblioteca Gino Bianco
« W elf are-State >> e Socialismo nazione economica: preso nell'ingranaggio della propria deduzione egli ha perso di vista il problema nella sua interezza. Può essere che il socialismo sia sopravvisuto alla sua utilità, ma ciò non risulta dalla dimostrazione del Crosland. I dati che egli fornisce per dimostrare il declino delle tradizionali forme di sfruttamento capitalistico dimostrano che nuovi e piu sottili tipi di sfruttamento sono a questo succeduti. Il futuro del socialismo, nell'Occidente non meno che nei paesi dell'Europa orientale, dipende dalla soluzione del problema della burocrazia. Ma precisamente su questo punto il Crosland rifiuta l'analisi. · Forse la ragione del suo rifiuto risiede nella convinzione che il problema della burocrazia sia insolubile. L'esclusione dell'operaio dal controllo sul processo di produzione sorge « inevitabilmente » dall'imperativo tecnico dell'organizzazione industriale. Si rigettano tutte le proposte di controllo operaio per la loro inattuabilità. Poiché l'autore accetta la inevitabilità di qualcosa di simile all'attuale struttura industriale di controllo, non sorprende che non veda ad essa possibili alternative. E si badi che il suo consiglio non è dovuto a mancanza di alternative, poiché egli si compiace di indicare la « democrazia industriale ad alto livello >> come via di uscita da queste difficoltà. Ma è ora di esaminar~ le proposte programmatiche del Crosland. Vale la pena di riportare la sua concezione del socialismo: « Primo, una pro, testa contro la povertà materiale e lo squallore fisico prodotti dal capitalismo. Secondo, la preoccupazione di "benessere sociale" nell'interesse dei bisognosi, o voppressi, o disgraziati, per qualunque causa. Terzo, la fede nell'eguaglianza e nella "società senza classi", e specialmente il desiderio di riconoscere al lavoratore i suoi " giusti " diritti e adeguate condizioni di lavoro. Quarto, il rifiuto dell'antagonismo concorrenziale, e un ideale di fraternità e di cooperazione. Quinto, la protesta contro le inefficienze del capitalismo come sistema economico, e specialmente le sue tendenze alla d~soccupazione di massa >> (p. 103). Come si vede, alcune di queste formulazioni sono piu liberali che socialiste, o per lo meno non sono originalmente socialiste. Il terzo e il quarto punto sono piu specificamente socialisti; ma è H che il Crosland appare piu che mai limitato. Il suo socialismò, in effetti, si riduce alla difesa dello stato di benessere organizzato in .base a princip1 politici liberali; egli non pensa che siano possibili istituzioni sociali strettamente socialiste. Il liberalismo del Crosland, invero, non è solo fonte della sua riluttanza a prendere in considerazione fondamentali modifìçhe nella società britannica, ma esso lo induce perfino a interpretare erroneamente la sc'ena contemporanea, dal momento che gli fa ignorare i motivi per i quali l'originaria soluzione liberale non è piu adatta a una società_burocratizzata. Prendiamo ad esempio del pensiero del nostro autore il suo modo di affrontare il problema della trasfor- · mazione socialista della natura umana. Non gli si può far colpa di ignoBibliotecaGino Bianco
, N orman Birnbaum rare tale problema, sembra infatti che egli abbia letto solo un po' di letteratura neofreudiana e di antropologia sociale. Alcuni potrebbero considerare un commento a questo tipo di letteratura la sua conclusione pessimistica che non esistono mezzi istituzionali con i quali cambiare la natura umana. A proposito dell'ideale della cooperazione egli dice che « è impossibile raggiungere una conclusione definitiva circa la sua adeguatezza alle condizioni contemporanee >>.Egli è trattenuto dalla opinione che i socialisti dovrebbero mirare all'allargamento dell'area di libera scelta personale. Ma le scelte prospettate dimostrano come egli presupponga una condizione di libertà umana nel nostro tipo di società. Si limita a constatare Gome i lavoratori inglesi ~i sottomettano a lunghe ore di lavoro per procurarsi beni di consumo durevoli, ma non procede ad analizzare il modo in cui essi_hanno fatto propri i valori di consumo borghesi; ep·pure tale analisi dovrebbe essere molto importante per chiunque, come l'autore, si ponga problemi di una politica culturale socialista. Ma è soprattutto nei suoi propositi di riforma della società inglese che Crosland ricade nel classico dilemma. Ho detto che il Crosland vuole lasciare la struttura sociale essenzialmente intatta, nella sua forma attuale. Ciò è esatto : ma anche questo richiede energia. Egli introduce le sue proposte con l'affermazione che « il processo di livellamento è una realtà anche in termini di standards di consumo; e la Gran Bretagna ha una società sensibilmente piu livellata dopo sei anni di governo laburista che prima della guerra>>. Esaminando l'organizzazione industriale, egli definisce l'estensione di controlli governativi come « una faticosa e inutile complicazione >>(punto di vista ripreso nel successivo documento laburista lndustry and Society, che richiede la partecipazione azionaria passiva dello Stato nelle industrie private). Rifiutando la partecipazione operaia nella direzione, egli è favorevole all'estensione del sistema della consultazione sindacale con i dirigenti, sul modello americano (anche qui, egli accetta l'attuale struttura di rapporti come se fosse necessaria e immutabile: egli crede che gli operai non aspirino ad aumentare le loro possibilità direzionali). L'esperienza delle industrie nazionalizzate, alla quale si riferisce di continuo·, è stata disastrosa. Ma in esse si sono poco sperimentate le nuove forme di partecipazione operaia - e si sono invariabilmente lasciati in carica i vecchi dirigenti. Le proposte per una « democrazia industriale ad alto livello », pertanto, significano semplicemente un certo allargamento del sistema di controlli burocratici oggi dilaganti, poiché egli non riesce a concepire i grandi sindacati come qualcosa di diverso dalla burocrazia. In simili termini, egli non suggerisce il minimo cambiamento nella struttura politica inglese, ed alcune osservazioni fanno persino supporre che egli deplorerebbe la scomparsa della Camera dei Lords. Egli infatti pensa che i successi politici labuBiblioteca Gino Bianco
« Welfare-State >> e Socialismo risti vadano individuati nel fatto che gli operai hanno maggiore potere politico dei proprietari terrieri e capitalisti. Due distinte questioni discendono da questa posizione. Primo, è corretto dire che il governo laburista esercita potere nell'interesse degli operai piuttosto che su di essi? Secondo, sono questi governi immuni dalle pressioni della nuova élite dirigente dell'industria e della finanza? È stato il governo laburista, dopo tutto, che ha nazionalizzato la Banca d'Inghilterra e ha nominato come direttori dei banchieri che hanno mantenuto i loro interessi privati nel modo reso di pubblico dominio nel recente scandalo del Bank Rate. In ogni caso, il Crosland accetta la mitologia liberale, e crede che le decisioni elettorali nelle nostre società siano libere, benché l'accesso popolare alle informazioni politiche sia limitato e manipolato. Alcune considerazioni incidentali a proposito della politica si prestano ad illuminare in modo singolare le interpretazioni di Crosland. Egli parla di <<. una plebe consumata dalla rabbia >> in occasione dell'aumento delle prebende parlamentari. Ma deve sapere che la «rabbia)), se c'era, era principalmente provocata dalla stampa del partito conservatore, in quanto proprio i deputati conservatori godono di redditi extra parlamentari. Egli liquida la scissione del 1951 nel partito laburista (quando Bevan, Wilson e Freeman dettero le dimissioni) come « la furia vergognosamente sproporzionata causata dalla disputa sui 300 milioni circa di spese di arm~menti >>. Eppure la disputa del 1951 riguardava l'intera condotta della politica estera, la priorità da accordare o meno al mantenimento del welfar,e state di fronte alle richieste americane di riarmo inglese. L'autore di The future of socialism, infine, asserisce che i laburisti e i conservatori credono ambedue nella libertà individuale. Certo, molti conservatori sono antiquati liberali che credono nella libertà individuale, ma la recente erosione delle libertà civili inglesi è stata causata principalmente dal governo conservatore, benché - a loro vergogna - un certo numero di laburisti, ex ministri, si sia levato ai Comuni a difendere queste pratiche sul piano della « ragion di Stato )). Non ci sorprende del ~utto che il Crosland rifiuti di considerare una politica di questo genere come un problema da risolvere, poiché tale politica è il prodotto dello Stato burocratico nella società burocratica. Il Crosland dedica molta attenzione alla struttura di classe. Ma quando tratta di essa, si riferisce principalmente al sistema sociale in Gran Bretagna che egli tanto aborrisce. Il suo scopo è di f~re della Gran Bretagna una società borghese, del tipo americano. È notevole anzi che egli non citi alcun esempio continentale, tranne quello svedese, quando l'esperienza francese e quella tedesca potrebbero forse essere piu significative per l'Inghilterra. La struttura sociale americana può essere o no preferibile alla combinazione di snobismo piccolo-borghese e di arroganza pseudo-aristocratica che caratterizza Biblioteca Gino Bianco
420 N orman Birnbaum vari settori del medio ceto inglese, ma ciò non ha comunque nulla a che fa:-e con una prospettiva socialista. C.A.R. Crosland sostiene che « ogni società deve avere qualche schema sociale convenzionalmente accettato)). È concepibile che tale gerarchia di condizioni sociali sia altrettanto rigida ed ingiusta quanto la gerarchia di classe ormai superata, ma ciò è abbastanza improbabile in pratica, in quanto è difficile credere che la scomparsa di differenze di classe e la loro sostituzione con una serie di ceti gradualmente ordinati non diminuisca le ineguaglianze sociali )>(p. 189). Egli parla chiaramente di « ineguaglianze sociali )> in termini di parità (o quasi parità) di prestigio e di valutazione. Confonde il termine « classe )), che generalmente si riferisce a strati differenziati da criteri oggettivi, con l'aggrupparsi di ceti. E la sua confusione non è semplicemente verbale, poiché propone di non fare assolutamente nulla contro il potere dell'attuale élite inglese o dei gruppi sociali di sicofanti che vi si aggrappano, non dice come essi debbano essere privati delle loro posizioni privilegiate. In ogni caso, la gerarchia sociale non si basa su ~tteggiamenti, si basa su cose perfettamente tangibili come il potere e la ricchezza. Il rimedio del Crosland contro lo snobismo in Gran Bretagna è di aumentare il tasso di mobilità sociale verso l'alto, malgrado non vi siano prove evidenti per concludere che il tasso sia diverso da quello americano. Ma egli, naturalmente, non prescrive ricette per superare la resistenza dei gruppi inglesi, attualmente privilegiati, a queste istanze. Comunque, l'interpretazione che dà il Crosland della società inglese è veramente errata. Egli crede che gli strati superiori della classe operaia, ottenuti maggiori guadagni ma non condizioni· sociali migliori, siano i piu scontenti settori della società inglese; la realtà dimostra invece che il settore piu scontento è quello della piccola borghesia, ed è solo un'opinione d~l Crosland che gli. operai vogliano essere uguali ai borghesi. È difficile prendere sul serio la sua profezia che « ... appena le vette saranno invase dai parvenus e quelli alla base potranno .vantare parenti o amicizie tra quelli al potere, il ..p..restigio di questi ultimi dovrà ovviamente declinare>> (p. 230 ). Le proposte di riforma dell'istruzione mostrano di nuovo la resistenza a pe_nsare a maggiori trasformazioni nella struttura sociale. Come molti laburisti, egli deplora il sistema inglese disperatamente confuso e basato su sistemi di educazione sbagliati, che ha funzion~to per tanto tempo su tre livelli : uno per l'élite, un altro per la borghesia ed un terzo per la classe operaia. Egli crede che sia possibile convertire le scuole aristocratiche in istituzioni democratiche; ma come si può arrivare a ciò senza attaccare l'aristocrazia? E il suo mettere in guardia contro gli estremismi dell'egualitarismo potrebbe ave~e un s~nso se egli avesse previsto qualcosa di egualitario: in questo conte- ~~o invece 11 suo allarme è certamente gratuito. Nella politica per l'istruzione 11 Crosland ripete molte tendenze presenti- anche per altri problemi. È favoBibliotecaGino Bianco
« Welfare-State >> e Socialismo 421 revole ad una cultura piu diffusa: chi non lo è? Ma, nel mettere in guardia contro il « paternalismo >> riguardo a una tale politica, egli accetta come fissa l'attuale distribuzione dei valori culturali nella popolazione. Le argomentazioni del Crosland contro un eccessivo ed attivo intervento sulla struttura sociale ci dicono molto del suo abito mentale. Il cambiamento nell'Occidente è e deve essere graduale; non può essere artificialmente accelerato. I fondamenti filosofici dell'argomento sono familiari: si trovano in Hayek e Popper. Ma qui ci vengono da un socialista. Opponendosi alla confisca della proprietà, egli scrive: « Tutte le grandi fortune ed i patrimoni sarebbero improvvisamente distrutti e il grosso delle classi proprietarie (e piu particolarmente i proprietari terrieri e l'alta finanza che senza dubbio troverebbero una via di scampo parziale) si troverebbero catapultati in uno stato di grande confusione, con risultati sociali del tutto imprevedibili >> (p. 312). I proprietari terrieri e l'alta finanza non sono separati, come questa frase potrebbe far pensare, ed è divertente cogliere i timori del Crosland sul passaggio della proprietà e del potere da « stabili famiglie terriere >> a « speculatori nuovi ricchi >>. Non so fino a che punto il Crosland abbia approfondito le teorie sociali conservatrici; ma la sua posizione è chiara: « Il fatto è che una società come la nostra è un'unità organica - una "cosa che fila", secondo la frase _ di Mackinder - ed è cosf bene organizzata ed interdipendente nelle sue varie parti, basata com'è sull'equilibrio di tensioni, spinte e controspinte, che l'intervento in un punto avrebbe effetto su altri, numerosi e spesso inaspettati. Perciò non si possono dare colpi di una certa violenza per non correre il rischio di danneggiare l'intera struttura: non si dovrebbe scherzare trop·- po con la società; ci si può trovare davanti a spiacevoli sorprese della storia)) (p. 314). Il Crosland non vede, naturalmente, che le nòstre società sono già in preda a convulsioni acute: e avremmo il diritto di aspettarci --qualcosa di meglio, in fatto di proposte, da un nostro compagno. Il suo ottimistico convincimento che la Gran Bretagna e l'Occidente stiano andando oggi verso un'èra di abbondanza può essere o no giusto: ciò che scoraggia è la su~ accettazione · della nozione convenzionale_ di prosperità. Ho parlato, in questa nota, di una élite dirigente come di nuova classe sfruttatrice e dominante. L'idea non è molto chiara (soltanto Aron e Mills hanno fatto qualcosa per chiarirla) e non vorrei si credesse che io presuma di avere una risposta pronta. Ma se il socialismo significa soltanto un cortese bussare alle porte dei nostri padroni, allora una grande tradizione è in c~lossale disfatta. NoRMAN BIRNBAUM. 27 Biblioteca Gino Bianco
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